“Con il Vangelo nelle periferie esistenziali”

caritas“Con il Vangelo nelle periferie esistenziali”. Questo il tema scelto per l’assemblea diocesana delle Caritas parrocchiali che si è tenuta mercoledì 7 maggio al Centro Pastorale Diocesano. La serata, alla quale non hanno partecipato i ragazzi del Servizio Civile perché impegnati nel portare aiuto alla popolazione di Senigallia colpita dall’alluvione, è stata introdotta dal direttore della Caritas Diocesana Angiolo Farneti il quale ha sottolineato l’importanza di essere attenti ai segni dei tempi. “Dopo il corso di formazione al volontariato, la scuola di pace e il caritas day, oggi intendiamo puntare ancora la nostra attenzione sulla necessità di cambiamento, sempre necessario sia per le Caritas parrocchiali che per quella diocesana, specialmente in questo prolungato periodo di cambiamento epocale che ha messo in difficoltà tante persone ma anche le Caritas stesse. Quello trascorso – ha proseguito Farneti – è stato un anno particolarmente impegnativo, con un aumento del numero e della complessità delle situazioni di povertà incontrate in corrispondenza purtroppo della flessione delle entrate economiche con le CAritasCard e anche della diminuzione dei generi alimentari della Comunità Europea per i pacchi. Di fronte a tale congiuntura, insieme alle Caritas parrocchiali e alle Opere segno, la Caritas diocesana ha moltiplicato gli sforzi, le ore di volontariato, i progetti in corso a livello locale e internazionale, i nuovi 8 per mille per il lavoro e il recupero di eccedenze alimentari. Così i bilanci che registravano uscite di 50.000 euro/anno nel 2007 sono arrivati a circa 50.000 euro/mese”. Farneti si è poi soffermato su tre questioni applicate al servire la carità partendo dalle novità riscontrate e dalle indicazioni del Magistero: 1) con grande realismo, cosa possiamo aggiungere alla nostra azione? – 2) con grande realismo, che cosa merita trasformare di quanto già facciamo? – 3)con grande realismo e coraggio, che cosa dobbiamo lasciare di quanto finora fatto?

IL SALUTO DEL VESCOVO ARMANDO
“La carità è un rifare giustizia”

“Una buona Caritas è una buona diocesi”. Così il vescovo Armando ha salutato i partecipanti all’assemblea diocesana delle Caritas parrocchiali invitandoli a un pensiero che vada sempre di pari passo, coerentemente, con l’agire. “La carità – ha sottolineato il Vescovo – deve pesarci dentro, deve impoverirci poiché altrimenti non costerebbe nulla e deve rifare giustizia”. Il Vescovo ha poi ringraziato le Caritas parrocchiali per i loro “miracoli” quotidiani e si è soffermato, in conclusione, su un nuovo problema che si sta diffondendo sempre di più e con il quale anche gli operatori della Caritas stanno facendo i conti ovvero il dilagante mal di vivere di coloro che hanno perso il lavoro.

LA RELAZIONE DI DON MICHELE GIARDINI,ASSISTENTE SPIRITUALE DELLA CARITAS DIOCESANA

Cuore dell’assemblea diocesana delle Caritas parrocchiali è stata la relazione di don Michele Giardini, assistente spirituale della Caritas diocesana, il quale ha evidenziato l’importanza dell’essere e del fare. “Quando riflettiamo sui temi cari alla Caritas, c’è il rischio di spostare l’attenzione eccessivamente sul fare per l’urgenza dei bisogni incontrati. Abbiamo, però, bisogno anche di spazio per fermarci un attimo e guardarci dentro”. Don Michele si è poi soffermato sull’importanza del Vangelo quale strumento per aiutarci a capire le nostre potenzialità. “Spesso facciamo fatica a confrontarci con il Vangelo perché crediamo che ci metta davanti le nostre incapacità. Tutto il contrario: il Vangelo è stato scritto per farci intravedere quanta potenzialità c’è dentro di noi per vivere una vita in pienezza. Il Vangelo non ci giudica, è un invito continuo a credere”. Don Michele si è, poi, soffermato sull’Evangelii Gaudium, in particolare sulla dimensione sociale dell’evangelizzazione. “La solidarietà – scrive Papa Francesco – è una reazione spontanea di chi riconosce la funzione sociale della proprietà e la destinazione universale dei bani come realtà anteriori alla proprietà privata. Il possesso provato dei beni si giustifica per custodirli e accrescerli in modo che servano meglio al bene comune, per cui la solidarietà si deve vivere come la decisione di restituire al povero quello che gli corrisponde”. Altri passi sono stati presi in esame: il posto privilegiato dei poveri nel popolo di Dio “tanto che Egli stesso si fece povero”, l’economia e la distribuzione delle entrate e la cura verso le fragilità.

 

A cura di Enrica Papetti

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