Conclusi gli appuntamenti con “Terre di Mezzo”

Mercoledì 29 marzo, con la presentazione dell’antologia dei discorsi di Aldo Moro, si è conclusa l’edizione 2017 di Terre di Mezzo. Durante la serata che si è tenuta presso la sala “Pedinotti” di palazzo “Martinozzi” a Fano, si è fatto “parlare” direttamente Aldo Moro attraverso la lettura di alcuni suoi discorsi, e il curatore dell’opera Aldo Moro. Governare per l’uomo edita da Castelvecchi, Michele Dau, direttore del CNEL, esponente dell’OCSE e persona che ha rivestito molti ruoli legati alle istituzioni del nostro Paese. Moderatrice dell’incontro è stata Laura Giombetti.

Chi era Moro, quale idea di uomo, di stato, di democrazia, di politica lo hanno guidato nel suo agire di uomo di cultura, di politico, di credente? Ne è emersa una figura vicina, estremamente attuale e molti suoi interventi sembrano essere scritti per la situazione sociale e politica di oggi. Una persona con una grande fiducia nell’umanità e nella vita, in continuo esercizio per ascoltare le attese più profonde dell’uomo, i suoi bisogni, le sue richieste, e in continua ricerca per trovare forme concrete che potessero aiutare e far avanzare la sua condizione. Al centro dunque azioni concrete, di responsabilità e di governo per l’uomo, perché fosse sempre più inserito in un contesto, reso sempre più consapevole, più attento, più formato, e potesse avanzare nella sua condizione economica, sociale e culturale. In particolare l’ascolto dei giovani e dei nuovi linguaggi – non ha mai abbandonato l’insegnamento all’università e andava continuamente al cinema – lo aiutavano a comprendere e cogliere gli aneliti più profondi. Compito della politica era, dal suo punto di vista, cercare forme concrete di indirizzo e di servizio per la vita concreta; lo Stato, nella sua visione altro non deve essere che l’insieme di uomini che si mettono a disposizione gli uni degli altri. La forma e la fiducia nello Stato passa attraverso il lavoro efficiente e ben organizzato di medici piuttosto che impiegati comunali, poliziotti o netturbini. Così nel suo agire si costruiscono la democrazia e le istituzioni che la garantiscono, si rendono gli uomini liberi e si dà forma ai più alti principi di responsabilità e di convivenza. La fatica, i continui tentativi per costruire e condividere un progetto, la difficoltà di coinvolgere e unire uomini disposti a spendersi, sono l’altra parte della realtà da affrontare.

Una serata in cui sono risuonate, come diceva Moro stesso, «parole di pace e di amore, di raccoglimento e di interiorità, di responsabilità… in fondo le sole costruttive che si possono pronunziare, le sole che vadano sempre bene… con una grande fiducia nella bontà della vita». Un’occasione per far conoscere il Moro a volte dimenticato e contribuire a ritrovare la parte buona, la trama che, nonostante arresti e rallentamenti, deve continuare a essere tessuta con coraggio e fiducia nel nostro paese, senza sconti nell’impegno, nella costanza e nella fatica.

LG