Costruire spazi di partecipazione attiva dei laici

 

Venerdì 25 novembre, nella chiesa di Villanova si è tenuta una riunione dei cinque gruppi di laici, che stanno attualmente facendo un percorso di “corresponsabilità” nella nostra Chiesa diocesana, insieme ai sacerdoti. L’incontro, scandito da Laura Meletti, presidente Azione Cattolica diocesana, ha visto gli interventi introduttivi di don Marco Presciutti e di Giovanni Santarelli, a cui sono seguiti interventi e testimonianze.

Don Marco ha illustrato il motivo dell’incontro comune a tutti i cinque i gruppi, che finora nei due anni precedenti si erano sempre incontrati nelle rispettive vicarie, sintetizzato nella necessità di vedersi almeno una volta tutti insieme per conoscersi e per cogliere l’importanza del percorso in atto e per illustrare il cammino che ci aspetterà in questo nuovo anno pastorale. Sono stati sottolineati l’importanza dei consigli pastorali parrocchiali, del nuovo consiglio pastorale diocesano che verrà costituito entro marzo, e dei cinque consigli vicariali quali strumenti di raccordo tra gli organismi di partecipazione parrocchiali e il massimo organo decisionale presieduto dal Vescovo (il Consiglio Diocesano). Una architettura apparentemente complessa, ma necessaria per rappresentare adeguatamente tutte le istanze dei territori e favorirne la collaborazione.

Giovanni Santarelli si è invece soffermato sullo spirito che ha animato finora questo percorso e sugli obiettivi che si intendono perseguire. Infatti nel suo intervento egli ha affermato: “Quando nel 2015 il Vescovo lanciò la proposta della costituzione di un gruppo operativo di laici, la poneva in stretta correlazione con due ordini di questioni: 1) la necessità di mettere in pratica l’indicazione lanciata da Papa Francesco di costruire spazi di partecipazione attiva dei laici; 2) di utilizzare, in termini più generali, il principio della sinodalità per ogni decisione importante da assumere nella vita della chiesa e delle singole comunità. I gruppi di Vicaria vogliono essere luoghi capaci di stimolare un lavoro comune tra parrocchie, ma anche di cogliere quegli elementi di collaborazione inter parrocchiale che nascono spontaneamente sul territorio, per venire incontro ad una esigenza ormai sempre più sentita di affrontare assieme le nuove sfide del tempo presente. La frammentazione del tessuto sociale esige la ripresa della dimensione comunitaria nelle nostre parrocchie e nelle nostre diocesi. Una dimensione, quella comunitaria, che non permette più vecchie differenziazioni tra sacro e profano, differenziazioni che attribuivano al clero la competenza dottrinale, etica e cultuale mentre ai laici riconosceva unicamente una competenza in ambito temporale. Oggi il lavoro va fatto assieme e va fatto nella consapevolezza di essere tutti allo stesso modo dei testimoni”.

Gabriele Darpetti