AUDIO QUARESIMALE. Dubitare di Dio è la più grande tentazione nella vita del cristiano

DSC_5749Venerdì 20 febbraio la comunità di Orciano ha accolto il vescovo Armando per il primo quaresimale apertosi con l’ascolto e la riflessione sul Vangelo di Matteo. “Gesù stesso fu tentato nella sua vita, fu spinto nel deserto subito dopo il battesimo– ha sottolineato il Vescovo- ripiombando così nell’umanità, tentato da satana. Citando il film “l’ultima tentazione…”, ha ricordato come la prima e l’ultima tentazione nella vita di Gesù siano uguali. Dubitare di Dio è la più grande tentazione che si presenta più volte nella vita del cristiano. Lo spirito ci invita a tornare nella vita, nella quotidianità, nel deserto e a stare con le “Fiere e gli Angeli”. “Il deserto – ha proseguito il Vescovo – è il luogo della prova ma anche il luogo dell’incontro con Dio. Per l’evangelista Marco è il luogo della preghiera solitaria, il rifugio dal caos e dalle folle, luogo del riposo e della positività. Spesso è l’uomo che mette alla prova Dio: “se non mi guarisci io non credo più…” mentre le prove di Dio sono sempre per la vita. Gesù è vero uomo e vero Dio, egli è solidale con ogni uomo nella lotta contro satana. Nell’ultima tentazione Gesù è solo, non ha angeli al suo fianco e non c’è neppure la sua Chiesa che lo ha abbandonato per paura. La fedeltà a Dio passa inevitabilmente per la sofferenza , non per la malattia, per la fatica di vivere, per le contraddizioni del lavoro che sono prove da affrontare ogni giorno. Quando Dio parla si manifesta, il male è sempre pronto a tentarci. Il nostro cammino quaresimale – ha concluso il Vescovo – inizia con le Ceneri e si conclude con l’acqua: paure, sconfitte, solitudini sono lunghe attraversate nel deserto, sono acque impetuose con cui misurarsi, con la certezza che Gesù è il vincitore del male. La salvezza non cancella la sofferenza ma la fa diventare un trampolino di lancio verso Dio”.

Lo stesso tema, con alcuni approfondimenti, è stato ripreso, lunedì 23 febbraio, nel Quaresimale nella Basilica di San Paterniano. Il Vescovo, nella sua riflessione, si è soffermato sulla fedeltà al Padre. “La nostra fedeltà al Padre nell’obbedienza quotidiana passa attraverso la fatica e la prova che Gesù imparò per l’obbedienza delle cose che patì (Eb 5,8).La prova appartiene alla vita di ogni battezzato; per questo nel “Padre nostro”, ogni giorno, chiediamo al Padre che non permetta che noi soccombiamo nella prova. Come la fedeltà a Dio del popolo ebraico, durante i quaranta anni del deserto, venne spesso sottoposta alla prova, così anche noi nel nostro cammino quotidiano di fedeltà al Signore siamo sottoposti alla prova: la fatica del nostro dovere, le contraddizioni nel lavoro e nel ministero, le vischiosità che spesso si creano nelle relazioni personali, talora situazioni non volute e non pensate che però accadono. Alla conversione e alla salvezza  si oppone spesso la tentazione che è simile ad una morte o a una galleria oscura. Israele nel deserto non riesce ad uscire da questa galleria e muore senza raggiungere la terra. Cristo, nuovo Israele, ne esce invece come Messia salvatore. La tentazione è il segno della nostra umanità, vissuta anche dal Cristo, è il campo costante nel quale siamo collocati e dal quale può nascere il nostro “sì” limpido e totale a Dio ma dal quale può salire anche la miseria del nostro rifiuto”.

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Marco Gasparini
Enrica Papetti