Giovani non ospiti, ma protagonisti del nostro tempo

“La vita è il compimento di un sogno di giovinezza” (San Giovanni XXXIII).
Rifiutate di giocare la vita su ciò che è suadente all’apparenza, ma in realtà è effimero e inutile al sogno di eternità che accompagna ogni esistenza umana.
– non lasciatevi rubare la vita da gente che vuole rendervi, in vari modi, schiavi
– non abbiate paura degli arroganti che, con la violenza e la prepotenza, mostrano soltanto in realtà la loro debolezza
– non lasciate soli i vostri compagni e i vostri amici.
Talora avvengono episodi gravi e preoccupanti, perché dimostrano un atteggiamento che cancella la dignità delle persone, soprattutto negli anni delicati della formazione. Ma è assolutamente necessario non generalizzare questi fenomeni: la grande maggioranza dei nostri ragazzi non è succube di bulli e sfruttatori.
I giovani “sono un mondo vario, plurale, pieno di grandi desideri e voglia di vivere e, soprattutto, alla ricerca di esempi significativi; sono attenti, vedono tutto e, se trovano persone vere ed autentiche, certamente le ascoltano. Dobbiamo fare anche noi lo stesso con loro: eliminare tanti pregiudizi e grattare sotto le apparenze. Se saremo capaci di farlo avremo delle belle sorprese” (Ernesto Diaco).
E’ vero però che la cultura dominante degli adulti propone continuamente modelli basati sulla prepotenza e sull’inganno, la “legge del più forte”.
Cari giovani, ricordatevi che intorno a voi e con voi ci sono adulti educatori e istituzioni rispettabili che condividono il vostro cammino: confrontarsi con loro non significa sminuire la propria libertà, ma conoscere la realtà anche con occhi diversi dai nostri. Ma soprattutto auguro a voi giovani di essere all’altezza delle vostre speranze e delle vostre aspirazioni a una vita più ricca di senso e di gioia. Ci saranno momenti in cui non capirete nulla, momenti oscuri, momenti luminosi. Noi siamo nel presente. La vostra età ha il futuro davanti.
Pier Giorgio Frassati – il beato dei giovani – aveva sintetizzato tutto questo nel suo slogan: “Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità, non è vivere ma vivacchiare”.
Mi piacerebbe che noi adulti – senza inutili autoflagellazioni – fossimo capaci di accettare un cammino di discernimento anzitutto su come stiamo accanto e accompagniamo il mondo giovanile. Dal quale giunge più di un richiamo: oggi i giovani rischiano di essere un gruppo di “ospiti” in mezzo a degli adulti che non pensano di doversi un giorno spostare, di dover avviare una operazione di “consegna” del mondo e della storia a chi verrà dopo.
In passato ci sono state situazioni forse più difficili di questa: penso al dopoguerra (in Italia). Ma la differenza sta nel fatto che allora c’era un mondo di adulti che aveva una “missione”: far sì che i propri figli non provassero certi drammi. Se perdiamo il desiderio di lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo ricevuto, abbiamo perso una buona dose di umanità e rischiamo parole e gesti sempre più brutali.
Ciascuno di noi è diventato quello che è, perché è stato accompagnato da molti altri; quelli che ricordiamo più volentieri e hanno inciso sulle nostre scelte sono stati coloro che si sono spesi anche nel nome di Gesù: sapremo fare altrettanto? Ci mettiamo in cammino. “Mentre si cammina si cresce” (Papa Francesco).
“Fare i conti con la propria biografia. Fra un passato e un futuro c’è un presente da vivere. E non si vive senza un progetto di vita”. “Col vostro coraggio potete rendere il mondo meno crudele e più umano” (Papa Francesco).
Siate protagonisti della vostra storia. “Non fatevi fuorviare dalla falsa immagine della realtà (social)! Siate protagonisti della vostra storia, decidete il vostro futuro.
“Non puoi vivere se non ti fidi di qualcuno, fidarsi è parte di noi”.
Giovane, vali perché ti spendi, conti se ti giochi. “Nell’arte di salire, l’importante non è non cadere, ma non rimanere caduti”.
Cari adulti, dobbiamo rispondere con attenzione per mettere a fuoco chi sono i giovani, dove stanno andando, di che cosa hanno bisogno. Con pazienza, lasciando loro il tempo di scoprire quali sono le vie più adatte per farsi aiutare e, soprattutto, con una grande misericordia perché si sentano pienamente accolti e amati.
+ Armando Vescovo