“Il segno della Parola”

Il segno della Parola è stato il filo conduttore del terzo Quaresimale che si è tenuto lunedì 5 marzo nella Basilica di San Paterniano. A guidare i presenti nella riflessione don Francesco Pierpaoli che si è soffermato sulla Parola. “È stata la Parola per prima a rompere il silenzio – ha messo in evidenza don Pierpaoli prendendo a prestito le parole che il Cardinale Martini scriveva alla sua diocesi nel 1981 una lettera pastorale da titolo “In principio era la Parola – a dire il nostro nome, a dare un progetto alla nostra vita. È in questa parola che il nascere e il morire, l’amare e il donarsi, il lavoro e la società hanno un senso ultimo e una speranza”.
“Avvicinarci alla Parola di Dio con timore e tremore, con rispetto e adorazione è qualcosa di lontano da un modo di fare che noi cattolici siamo abituati a collegare solo con il mistero eucaristico. Purtroppo ancora oggi molti collegano l’amore per la Parola di tanti cattolici con la riforma di Martin Lutero apostrofando come protestante chi ama la Parola, ma ancora peggio fanno quei cattolici che con l’eucaristia in bocca dimenticano quella Parola creatrice, con cui abbiamo imparato a conoscere e dialogare con il nostro Dio. Questo mi sembra importante – ha sottolineato don Francesco citando le parole del Papa – prendere la Parola di Dio e rimetterla dentro le nostre giornate, custodendola mettendola quotidianamente a confronto con il mondo che ci circonda, senza paura.
Entrando nella quotidianità, don Francesco ha posto l’accento sulla necessità che il primato della Parola sia vissuto. “La nostra vita è lontana dal potersi dire nutrita e regolata dalla Parola. Ci regoliamo anche nel bene sulla base di alcune buone abitudini, di alcuni principi di buon senso, ci riferiamo a un contesto tradizionale di credenze religiose e di norme morali ricevute. Nei momenti migliori, sentiamo un po’ di più che Dio è qualcosa per noi, che Gesù rappresenta un ideale e un aiuto. Al di là di questo però sperimentiamo di solito ben poco come la parola di Dio possa divenire il nostro vero sostegno e conforto, possa illuminarci sul “vero Dio” la cui manifestazione ci riempirebbe il cuore di gioia. Quando teniamo il Vangelo tra le mani – ha concluso don Francesco citando Madeleine Delbrel – dovremmo pensare che lì abita il Verbo che vuol farsi carne in noi, impadronirsi di noi, perché con il suo cuore innestato nel nostro, diamo un inizio nuovo alla sua vita in un altro luogo, in un altro tempo, in un’altra società umana”.

testo guida terzo Quaresimale