“La notizia di pasqua, dunque, è che la morte non ci tiene più in pugno”

La parola di Dio ci chiede di unirci alla corsa dell’apostolo Pietro e del discepolo che Gesù amava, per intuire con il cuore prima di vedere con gli occhi ed essere confermati dalla stessa voce del Signore risorto. L’affermazione di Pietro, al mattino di Pentecoste, diventa per noi una sottile interrogazione: “Voi sapete…?. La risurrezione del Signore non è una rivincita schiacciante, ma è una conferma sussurrata di come l’Amore non possa essere ucciso fino a quando noi non lo uccidiamo dentro di noi. L’apostolo Paolo esorta con forza a cercare “le cose di lassù” non come fuga dal mondo, ma come capacità e volontà di inserire nella pasta della storia “gli azzimi di sincerità e di verità”. Il pane della risurrezione, che il Pellegrino spezza pe i tristi viandanti di Emmaus, non si impone ma si offre a coloro che amano senza smettere di andare incontro, come le donne, e di intuire i segni della vita, come quel discepolo senza nome che potrebbe avere il nostro nome.

Il Salmo 117 attesta che “la pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo”, così è data una speranza a tutte quelle realtà vere, ma fragili, della nostra vita su cui il Signore, nella forza del suo Spirito, è capace di creare nuovi spazi di speranza e di gioia.

Lectio

Prima lettura (Atti 10,34.37-43).

Questo è il primo annuncio che Pietro rivolge ad un pagano, il centurione cornelio. I suoi occhi si aprono ad una novità inaspettata.

Salmo responsoriale (117).

Colui che sembrava il perdente, lo sconfitto, addirittura il castigato da Dio, è risorto. La pietra scartata dai costruttori è diventata il fondamento di un mondo nuovo.

Seconda lettura (Col 3,1-4).

Tutto ciò che è vecchio, corrotto, tutto ciò che devasta e rovina deve scomparire. Per lasciare il posto ai gesti che trasudano un amore senza limiti.

Vangelo (Giovanni 20,1-9).

L’apostolo che Gesù amava non si ferma solo ad osservare. Egli coglie l’avvenimento sorprendente con lo sguardo della fede.

Ma che cosa implica credere nella risurrezione e che cosa significa vivere da risorti?

Le letture di oggi ci aiutano a rispondere a queste domande invitandoci a ‘guardare’:

  • Guardare la pietra aperta e il sudario piegato, per credere nella presenza del crocifisso-risorto.

  • Guardare la pietra scartata per vedere Dio agire nella storia, ridonando dignità agli ‘scartati’, libertà agli oppressi e pace ai perseguitati.

  • Guardare ‘in alt0, dove Cristo è intronizzato alla destra del Padre, per imparare a contemplare il quotidiano nella prospettiva della risurrezione.

Il mattino di Pasqua Maria di Magdala si reca al sepolcro per ungere il copro di Gesù, ma vede che il masso che chiudeva la tomba è stato rotolato via: qualcosa è accaduto. E pensa all’unica plausibile ipotesi, ovvero che qualcuno abbia rubato il corpo di Gesù. La mattina di Pasqua ha così portato una “novità” inattesa e inconcepibile. La rassegnazione seguita alla morte di Gesù lascia il posto a qualcosa di nuovo.

Il primo passo da fare per celebrare la Pasqua, dunque, è accettare umilmente la possibilità dell’inaudito e del nuovo, di qualcosa che la nostra mente non potrebbe, da sola, pensare.

Noi stiamo nella vita spesso in modo rassegnato e ci abituiamo all’idea che non possa accadere qualcosa di nuovo e di bello per noi. Sappiamo inoltre che la morte è lì ad attenderci, a dirci che ogni nostra speranza più bella è destinata a finire chiusa in un sepolcro con lei per sempre. Questo ci spaventa. La morte, così, diventa padrona della nostra vita, e noi finiamo per vivere per lei, le diamo il potere di tenerci in pugno.

Anche Maria di Magdala va al sepolcro a portare il suo triste tributo alla morte. Ci va con dei profumi, perché l’unica cosa che può fare è coprire l’acre odore della morte con il profumo del suo amore. E’ l’unica cosa che le resta da fare.

Ma la morte, quel mattino, non è lì ad attendere le donne. Maria non trova ancora il Risorto, ma non trova nemmeno più la morte.

La notizia di pasqua, dunque, è che la morte non ci tiene più in pugno. Ed è una notizia che può cambiarci la vita. Così come la cambia a Pietro e Giovanni. Anche loro, informati da Maria, vanno al sepolcro, ma fanno un gesto in più: entrano. Il Vangelo si sofferma su questo loro entrare: uno arriva prima, l’altro arriva dopo. Prima o poi, con i loro tempi, tutti e due entrano nel luogo e nel regno della morte e vedono che è vuoto: Gesù ne è uscito. Vedono che tutti i simboli della morte, il sudario e le bende, che la morte utilizzava per tenere legati gli uomini a sé, sono lì, per terra o piegati in un luogo a parte, e non servono più a nulla, non tengono legati più nessuno. La morte non avvolge più la Vita, è svuotata del suo potere.

Il Vangelo dice che Giovanni dopo aver visto questo, “credette”: credere è un modo di vedere in profondità, di andare oltre ciò che appare e fare esperienza di ciò che è veramente reale, di una vita piena di amore che trionfa su tutto ciò che è morte.

Il cristiano, nonostante la morte continui a fare paura, si comporta come se in realtà essa non abbia più potere. I segni della morte sono ancora presenti, in noi e fuori di noi. Ma abbiamo in noi una novità assoluta, “più forte”, venuta nel mondo per sconfiggere quel nemico che l’uomo, da solo, non può affrontare.

La Chiesa di Terra Santa, che giorno e notte veglia sulla soglia del santo Sepolcro, ci ricorda che tutti siamo chiamati ad entrare nel sepolcro vuoto di Cristo, fare esperienza della novità inaudita che già abita nel nostro cuore, e credere che quello stesso amore possa cambiare anche la nostra vita, per sempre.

Meditatio

  • Alleluia. La certezza del grido di gioia che proclama che ogni abisso di male del mondo è stato inghiottito da un abisso di ben, che ogni crisi ha il suo contrappeso di vita, che ogni crisi ha già il suo superamento e ogni tristezza ha già la sua gioia.

  • Il Risorto ha davvero inaugurato un mondo nuovo, che entra in mezzo a noi in quanto la Pasqua è una ricreazione, una nuova creazione dell’umanità.

  • Un evento unico. Non è accaduto in nessuna altra religione, benché vi siano state promesse somiglianti a quelle presenti nella vita terrena di Gesù: capi religiosi da tutti stimati, dottrine spirituali elevate.. Eppure soltanto di Gesù si Nazaret i discepoli, e anche gli avversari, hanno affermato di averlo incontrato risorto.

  • Un evento straordinario. Esso rivela che la risurrezione di Cristo risponde alle intuizioni, alle speranze di un destino umano aperto al futuro, viene incontro al nostro desiderio che la morte non sia l’ultima parola della vita, che la posa di una pietra tombale non sia l’ultimo atto della nostra esistenza.

Oremus

Signore Gesù, una pietra pare sigillare, anche in questo mattino, la nostra paura,

la direzione incerta della nostra vita, l’amore in cui non crediamo abbastanza…

eppure siamo di nuovo in cammino.

La pietra del sepolcro lascia sfolgorare, proprio in questo mattino,

la danza della vita, la luce che ci inonda e vince la morte e ogni morte per l’eternità.

E corriamo, una corsa sfrenata, nessuna pietra di inciampo sul cammino,

ma soltanto l’annuncio cantato, gridato…pianto, riso, sorriso…

novità del cuore, sincero e vero: “Il Signore è risorto, è veramente risorto”.

Amen, alleluia!

La risurrezione di Cristo è fondamento:

di fede nelle difficoltà

di speranza nel buio della storia

di carità nonostante le ferite del male.

Il passato è sconfitto;

il presente non è tutto;

il futuro è di Dio;

confidiamo nel futuro di Dio!

Buona Pasqua di resurrezione