Prendersi cura delle relazioni

16.16ftTerreMezzoÈ arrivata al suo appuntamento finale l’importante rassegna di incontri Terre di Mezzo che quest’anno ha preso ampio spunto dall’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Dopo aver trattato di cura della città e della terra, martedì 26 aprile, presso la sala del Consiglio comunale di Fano, si è parlato di come prendersi cura delle relazioni, partendo dal testo recentemente pubblicato con l’editore Antigone dalla psicoterapeuta Cristiana Santini e intitolato Il dubbio di Teodora. Oltre all’autrice del libro era presente anche il medico oncologo Luca Imperatori, moderati da Laura Meletti, mentre per entrare nel contesto narrativo del racconto ci si è avvalsi dell’aiuto dell’attore Federico Paino.

C’è differenza fra il curare e il prendersi cura. Un concetto che ha accompagnato tutta la serata e che è stato declinato sotto punti di vista differenti. «La psicoanalisi non è una cura, ma un’esperienza in cui si investe in attenzioni alla persona, accompagnamento e con un cospicuo investimento di tempo, un percorso che in definitiva arriva ad avere anche un effetto curativo. – ha introdotto Cristiana Santini – Prendersi cura significa dunque capire quello che quel sintomo significa per quella specifica persona, a differenza del curare, concetto a cui leghiamo il togliere qualcosa, sia esso un sintomo o altro».

«Noi oncologi ci addentriamo sempre più nelle cause scientificamente dimostrabili delle malattie che trattiamo, ma non abbiamo la risposta alla domanda più profonda, quella che riguarda il “perché” di quello che siamo chiamati a curare. Qui allora occorre iniziare a prendersi cura della persona – così ha proseguito Imperatori – Spesso colleghiamo alcune situazioni a stereotipi che si rivelano sbagliati. L’amore, per esempio, non è detto che sia sempre positivo. Ecco che occorre allora liberarsi da se stessi e imparare a scindere le cose che viviamo».

Un’ideale di relazione in cui non possiamo pensarci indipendenti, bensì fortemente legati agli altri. E nel rapporto con gli altri si inserisce il concetto di desiderio, che per sua natura si fonda su quello affine di mancanza: «C’è differenza fra un bisogno che si può soddisfare facilmente con un oggetto e un desiderio, costruito soggettivamente sulla personale esperienza di mancanza. – ha proseguito Santini – Oggi c’è crisi nella formulazione della domanda perché è venuta meno l’esperienza stessa della mancanza. La vita stessa, però, è una continua esperienza di mancanza che ci porta alla necessità di credere in qualcosa, altrimenti si rischierebbe di cadere in un arido cinismo, che altro non è che la maschera della paura».

Ecco che nella relazione con l’altro è necessaria anzitutto un’attenzione a se stessi, su cui occorre lavorare primariamente per accettare le vicende della vita stessa. Il rapportarsi con altre persone allora diventa un’esperienza non catalogabile e non prevedibile, ma che bisogna comunque saper vivere, così come ha infine evidenziato l’autrice del libro: «Occorre sopportare l’enigma che l’altro rappresenta e superare così l’esperienza che grazie all’altro facciamo di noi stessi. È una condizione di mistero perché di mistero è connotata la stessa natura umana, ma è proprio dell’essere umano il saper guardare oltre».

Matteo Itri