Recuperare il concetto di “sacralità del lavoro”

Il sesto incontro annuale del Vescovo Armando con gli operatori sociali ed economici, che quest’anno trattava il tema “Il lavoro nella vocazione di un territorio”, in vista delle prossime Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, che si terranno in autunno a Cagliari, dedicate appunto al tema del lavoro, ha avuto come novità la presenza del professor Leonardo Becchetti, economista di fama, editorialista di Avvenire e componente il Comitato Organizzatore delle settimane Sociali. Dopo l’introduzione di Gabriele Darpetti, direttore dell’ufficio per i problemi sociali e del lavoro della Diocesi, e gli interventi del Vescovo e del professor Becchetti, si è sviluppato un interessante dibattito che ha visto protagonisti: Vito Inserra dell’associazione Liberamente, l’avvocato Giuliani Matteo, fausto Baldarelli della CNA Pesaro-Urbino, Riccardo Morbidelli segretario generale UIL, Luca Guerrieri, imprenditore agricolo, Giovanni Giovanelli segretario Cisl Fano, Simona Ricci, segretaria Cgil Pesaro-Urbino, Corrado Cardelli, l’avvocato giordano Salvatore direttore di Confindustria Marche Nord. Erano inoltre presenti all’incontro il Presidente del Consiglio Comunale di Fano Rosetta Fulvi, l’assessore alle attività produttive Carla Cecchetelli, Renato claudio Minardi vicepresidente Consiglio Regione Marche, Rondina Romualdo e Giacomo Falcioni presidente e direttore BCC Fano, i consiglieri comunali riccardo Severi e Carla Luzi, il presidente della Coldiretti Tommaso Di Sante, Fabio Tombari presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, Diamantini Giuseppe presidente Acli Pesaro Urbino e Maurizio Tomassini presidente Acli Marche, Rossi Marco presidente edili CNA Marche,  Alberto Di Martino presidente Ucid Fano, Angiolo Farneti direttore Caritas diocesana.  Il Vescovo Armando, nell’aprire l’incontro “il lavoro nella vocazione di un territorio”, è partito dall’analisi della situazione socio-economica del nostro territorio e dei tanti posti di lavoro persi dall’inizio della crisi. “Il lavoro ci identifica, ci plasma, ci fa evolvere nelle nostre capacità ma anche nei nostri sentimenti. Ci fa maturare e diventare adulti. Il lavoro ci fa imparare ad assumerci le responsabilità, ci educa alla relazione con gli altri. Il lavoro forma (o trasforma) il carattere di una persona. Il lavoro ci dà la spazialità e la temporalità del nostro essere umani. Il lavoro ci completa e senza lavoro sembriamo nudi e indifesi. Il lavoro è il mezzo per mettere alla prova la “vocazione personale” di ciascuno di noi, e libera l’espressività di ognuno. Il lavoro, almeno per un periodo piuttosto importante, diventa parte inscindibile della nostra vita. Il lavoro è strumento di cittadinanza, perché è un mezzo per sentirci membri attivi di una comunità, conferisce autorevolezza e sicurezza nelle proprie convinzioni, e perciò garantisce anche la democrazia. C’è necessità, quindi, che il lavoro riprenda il suo posto dentro la comunità cristiana, con una sana educazione all’impegno (e alla fatica) e con la ripresa di un’etica professionale che consenta di vivere il lavoro con serietà e responsabilità, e nella consapevolezza che tramite esso si contribuisce a costruire un mondo migliore. Un lavoro ben fatto, che migliora la vita delle persone: è questo il concetto di “sacralità del lavoro” che abbiamo perso e che occorre recuperare”.  “Il tema del lavoro – ha messo in evidenza il professor Leonardo Becchetti – è un tema fondamentale, ma occorre inquadrarlo in un contesto di ragionamento più complessivo, se vogliano capirne i cambiamenti e fare delle proposte efficaci. Innanzitutto occorre partire da una “vision” su cos’è il bene comune e se  “per bene comune s’intende l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente”, allora occorre rimuovere quegli ostacoli che impediscono di raggiungerlo. Poi occorre cogliere quali sono le tre sfide prioritarie del nostro tempo: il problema del clima e dell’ambiente (e delle migrazioni che esso comporterà), il problema delle diseguaglianze crescenti (con la concentrazione della ricchezza in sempre meno persone), e infine – appunto – il problema del lavoro (che cambierà per molti e che verrà meno, in futuro, per tante persone). A partire da queste consapevolezze occorre tentare di fare delle proposte. Ci sono due ordini di proposte che occorre fare alla politica e all’opinione pubblica: una riguarda l’Europa e l’altra l’Italia. All’Europa – ha proseguito Becchetti – dobbiamo chiedere tre cose: che la BCE (Banca Centrale Europea) metta il lavoro al primo posto ed orienti le sue strategie in tal senso; che vengano aboliti i paradisi fiscali e si arrivi all’armonizzazione delle politiche fiscali (per evitare che le imprese si spostino da un Paese all’altro in funzione dei differenti regimi fiscali); ed infine che gli investimenti pubblici in settori strategici (edilizia scolastica, ristrutturazione sismica, ristrutturazioni energetiche, ecc.) siano fuori dal Patto di Stabilità. All’Italia, invece, dobbiamo chiedere di agire su quattro direttrici: rimuovere gli ostacoli a chi fa impresa (riformando la giustizia civile, facendo più sostegno alle PMI e agevolando l’accesso al credito), ridare dignità agli esclusi dal mondo del lavoro (non con misure di sostegno al reddito, ma con misure di ripristino di capacità lavorative);  valorizzare il territorio (puntando all’integrazione del turismo con tutte le altre attività economiche e socio-culturali); invertire la rotta di un sistema che non mette al centro il lavoro (quindi premiando quelle imprese che rispettano il lavoro – con un apposito rating – e non solo la remunerazione del capitale o la soddisfazione del consumatore). Quindi il rispetto della dignità del lavoro deve tornare ad essere il principale indicatore sulla bontà delle imprese, a cui siamo chiamati a concorre anche tutti noi – con il famoso “voto con il portafoglio” – quando scegliamo al supermercato i prodotti di un’impresa o di un’altra”. 

 

Il significato del lavoro – intervento Vescovo Armando

 

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