Ricercare il coraggio della felicità. Il Vescovo alla Via Crucis-GMG diocesana

Via Crucis 1Emozionante già solo nel numero e nel particolare clima di raccoglimento, ancor più nel percorso compiuto sotto la guida delle parole del Vescovo, è stata la Via Crucis cittadina e GMG diocesana che si è tenuta a Fano alla vigilia della domenica delle Palme. Venerdì 11 aprile, partendo dalla chiesa parrocchiale della Gran Madre di Dio, moltissimi fedeli hanno preso parte a questo importante appuntamento in preparazione alla settimana santa.
A volte capita di arrivare alla fine di un tempo forte con l’affanno di molte cose che riempiono le giornate. Momenti come questo aiutano a rallentare e orientare il ritmo della vita. La Via Crucis non è dunque solo una manifestazione della pietà popolare, ma un cammino vero, che riesce a penetrare fra le trame della nostra vita, tessendo in noi la luminosa speranza di un’esistenza da risorti. «Spesso vorremmo togliere dal Vangelo le pagine che ci raccontano la Croce, – ha detto il vescovo Armando – invece siamo chiamati ad affrontare e superare questo frangente della vita di ciascuno. Diamo dunque un nome a questa Croce, vediamo in essa le problematiche di un lavoro che non c’è, di relazioni che sembrano volgere alla fine, di un’ingiustizia subita o di una fede incerta». Proseguendo nel cammino elaborato dall’equipe diocesana di Pastorale Giovanile, ci si è inoltrati in un lungo percorso che, nei pressi dell’ospedale cittadino, in concomitanza con la quinta stazione, è stato interrotto da un invito alla riflessione da parte del Vescovo: «Spesso deleghiamo ad altri gli oneri che sono nostri, pensando che ciò sia normale. Proviamo a considerare i tanti Cirenei che abbiamo intorno e che a volte possono aver preso su di loro la nostra croce. Questo è l’esempio da seguire, non quello di fabbricatori di croci tentati dalla corruzione di una vita facile e vuota». All’arrivo in Cattedrale, il vescovo Armando ha concluso la Via Crucis con un paterno pensiero ai giovani, prendendo spunto dal messaggio del Papa, il quale ha iniziato un cammino, da qui al prossimo appuntamento con la GMG di Cracovia nel 2016, formato dall’analisi di una beatitudine all’anno: «Le beatitudini sono novità rivoluzionarie, oggi più che mai. Giovani, siate rivoluzionari, siate generatori di energia anche per altri giovani». L’invito a “vivere e non vivacchiare”, formulato da Francesco, ha riecheggiato più volte nelle parole del Vescovo, il quale si è poi soffermato sulla beatitudine dei “poveri di spirito”: «I poveri ci insegnano che una persona non vale per quanto possiede; essi ci possono insegnare l’umiltà, la fiducia in Dio, la dignità e la saggezza. La povertà è liberante. Mettiamo Gesù al primo posto e fidatevi di Dio, cari giovani, rispondendo con generosità, gioia e coraggio alla sua chiamata».

Da questa forte provocazione a ricercare il coraggio della felicità, nascosto nelle pieghe profonde del nostro essere, il Vescovo ha voluto dedicare un pensiero a Maria, povera in spirito per antonomasia, che nel suo loquace silenzio ci insegna a esultare di meraviglia per le opere di Dio, con il coraggio che solo lei, da madre, ha potuto alimentare in sé: «Impariamo da Maria a incarnare le beatitudini nella nostra vita, ad avere così il germe per far nascere in noi il coraggio della felicità».

Matteo Itri

Testo integrale Venerdì di Passione – GMG diocesana