La trasfigurazione rivela ai discepoli il senso profondo della croce di Cristo

15.08ftSecondoQuaresimale“La bellezza cristiana” è stato il tema del secondo Quaresimale guidato dal Vescovo, tenutosi lunedì 2 marzo nella Basilica di San Paterniano. “Il Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima, quello della Trasfigurazione – ha esordito il Vescovo – è un Vangelo di grande consolazione, innanzitutto per i discepoli frastornati terribilmente dall’annuncio della Passione. Gesù offre questa Trasfigurazione, momento provvisorio, per avere la forza di riprendere il cammino. Tutti i grandi profeti hanno avuto momenti difficili e momenti terribilmente belli dove la contemplazione sul monte diventa presenza misteriosa di Dio, ma anche impegno a ripartire. I due personaggi che ci offre il Vangelo di Marco nella Trasfigurazione, Mosè ed Elia, sono gente che nella vita, obbedendo al Signore, ha dovuto affrontare difficoltà, solitudini, amarezze, persino a volte condanne a morte. Sono la memoria di una vocazione difficile, estremamente tribolata, irta di problemi, che ha conosciuto il rifiuto e la persecuzione. Stranamente la vita di Dio passa sempre per terreni accidentati: a nessun profeta Dio regala la grazia a poco prezzo. La presenza di un profeta in mezzo agli uomini sarà sempre una presenza osteggiata”. Il Vescovo si è poi soffermato sui personaggi Pietro, Giacomo e Giovanni. “La scelta degli spettatori – sottolinea il Vescovo – la dice lunga. Vengono chiamati con Gesù sul Tabor non i discepoli migliori o i più meritevoli, ma i cospiratori, quelli che maggiormente agitavano aria di fronda. Pietro: conosciamo le sue resistenze interiori. Giovanni e Giacomo: quelli che di lì a poco si renderanno odiosi per le loro smanie di carriera. Spettatori della trasfigurazione sono tre discepoli con la ‘fedina penale sporca’, che non muteranno atteggiamento nemmeno dopo lo sbalorditivo evento del Tabor, tant’è vero che scesi dal monte dimostreranno di non aver capito nulla”. Prendendo in esame, in particolare, la figura di Pietro, il Vescovo ha messo in evidenza come la reazione entusiastica di Pietro abbia indubbiamente un aspetto positivo, cioè è bello vedere la gloria del Cristo a volto scoperto e sarà ancora più bello il momento in cui lo contempleremo per sempre. Questa bellezza è quella che ogni cristiano, ogni credente deve sentire nel cuore; è una bellezza da desiderare e da coltivare, perché sarà eterna. Oltre a questo aspetto positivo escatologico – ha proseguito il Vescovo – l’entusiasmo di Pietro ha un aspetto negativo e sbagliato: la pretesa di fermare il tempo, di rendere permanente il transitorio. La dinamica di luci e ombre è propria della storia, per cui la stessa trasfigurazione passa, non si può fermare. All’entusiasmo di Pietro subentra lo spavento. Pietro fa la scoperta che il tempo è santo e quel Gesù è la Gloria di Dio, anche se ne vedranno più tardi la debolezza, il pianto, la tristezza. “Nel contesto della narrazione evangelica, la trasfigurazione vuole esorcizzare lo scandalo degli apostoli sconcertati dall’annunzio di Gesù circa l’esito della sua vita. Nel contesto quaresimale, la trasfigurazione, mentre incoraggia i catecumeni, e noi con loro, nel cammino di conversione, indica nella personale trasfigurazione ad immagine di Cristo, anche l’esito della grazia del Battesimo. La trasfigurazione ha uno scopo preciso: rivelare ai discepoli disorientati il senso profondo e nascosto della croce di Cristo. I discepoli hanno capito che Gesù è il Messia e si sono persuasi che la sua strada conduce alla croce, ma non riescono a comprendere che la croce nasconde la gloria. Per questo hanno bisogno di un’esperienza, sia pure fugace e provvisoria, hanno bisogno che il velo si sollevi. E’ questo il significato della trasfigurazione nell’itinerario di fede del discepolo: è una verifica. Dio concede ai discepoli, per un istante, di contemplare la gloria del Figlio, di anticipare la Pasqua, di comprendere che la strada di Dio non è chiusa ma aperta”.

Secondo Quaresimale – testo guida