“Sognare insieme una Chiesa bella e possibile”. VIDEO

“Camminando insieme con…Evangelii Gaudium” è stato il filo conduttore dell’Assemblea Pastorale Diocesana che si è tenuta dal 5 al 7 giugno al Centro Pastorale Diocesano. La prima giornata, introdotta dal Vicario per la Pastorale don Marco Presciutti che ha sottolineato l’importanza di questo appuntamento, si è aperta con un momento di preghiera, di invocazione allo Spirito Santo e, a seguire, una breve riflessione del Vescovo Armando. “La dinamica del nostro incontro con il Signore: cercare seguire dimorare. Mi sembra che queste siano le attitudini essenziali  – ha sottolineato il Vescovo nell’introduzione – per conoscere e vivere l’amore. L’amore è cercato dal desiderio, deve essere seguito su cammini a volte faticosi e pieni di contraddizioni, ma se lo si segue, lo si conosce alla fine in esso si resta, si dimora. Giovanni è un maestro riconosciuto e affermato, ha dei discepoli attorno a sé, è ritenuto un profeta, e dopo un silenzio durato alcuni secoli in lui la voce profetica torna a risuonare. E’ un maestro tra i tanti ai quali si faceva riferimento in un tempo carico di attese escatologiche e messianiche. Ma ecco venire una pienezza del tempo, un tempo che si compie in quel kairos, tempo maturato e opportuno, la Parola di Dio riecheggia attraverso le parole del Battista: egli annuncia che tra i suoi discepoli c’è una presenza non ancora conosciuta da altri, la presenza di un uomo che pur seguendo lo stesso Giovanni come discepolo è più grande di lui al punto che egli si dice indegno di slegargli il laccio dei sandali. Giovanni va però oltre a questo annuncio e a due discepoli indica colui del quale ha parlato, definendolo Agnello-Servo di Dio. Questi due discepoli per primi intraprendono un esodo, lasciano Giovanni per seguire Gesù. Si mettono sulle sue tracce, nel deserto; Gesù allora si volta e, guardandoli negli occhi, chiede loro: “Che cosa cercate?”. È la sua prima parola nel quarto vangelo: “Che cosa cerchi? Qual è il tuo desiderio?”. È straordinario, Gesù non fa un’affermazione o una dichiarazione, ma pone una domanda: “Cercate qualcosa? E che cosa?”. Così chi si mette sulle tracce di Gesù deve cercare di rispondere innanzitutto a questa domanda, deve cercare di conoscere il proprio cuore, di leggerlo e scrutarlo, in modo da essere consapevole di ciò che desidera e cerca”.

La parola è poi passata a Mons. Francesco Lambiasi che si è soffermato su due aspetti: rileggere l’epoca in cui stiamo vivendo, un’epoca di cambiamento, e sognare insieme una Chiesa bella e possibile. “Il nostro è un tempo di esilio. C’era una volta un tempo in cui il cristianesimo era la religione di tutti. Essere cristiani era un motivo di sicurezza e di prestigio sociale. Eri dalla parte della maggioranza, dalla parte più forte. Oggi, quel tempo non c’è più. Da cristiani spesso ci sentiamo spiazzati, “fuori-dalla-piazza”, in minoranza, in esilio. La storia non si ripete mai, ma siamo un po’ anche noi come gli ebrei a Babilonia: una minoranza insignificante. Eppure – tornando all’esilio babilonese – fu proprio quello il tempo di maggiore vitalità nella storia di Israele. Lo Spirito del Signore soffiò forte e il popolo di Dio uscì dalle tombe: un vero risorgimento. Esilio allora non come punizione e morte, ma come purificazione e risurrezione. È quanto sta accadendo ai nostri giorni. Oggi il cristianesimo torna a essere scelto, da adulti. Oggi siamo nell’epoca – ha proseguito Lambiasi – in cui in cui la tecnica guarda sia l’uomo sia la natura come semplice materia su cui compiere la sua sperimentazione. Di pari passo con il progredire della ricerca fioriscono speranze, ma anche paure: impiantare un numero crescente di cellule dell’uomo negli animali non comporta il rischio di dare vita a ‘chimere’ capaci di reagire e comportarsi come esseri umani? Esiste, anche al di là dei convincimenti religiosi, un limite oltre il quale la sperimentazione sugli embrioni va sospesa? Si può aprire la strada alla cosiddetta medicina rigenerativa senza vivere nell’incubo della clonazione dell’essere umano? Se le cellule staminali diventeranno il motore di vere e proprie fabbriche di organi di ricambio per i nostri corpi malati o invecchiati, fino a che punto sarà lecito nello spingersi nello sfidare la ‘mortalità’ dell’essere umano? La vita non rischia di essere integralmente trasformata in capitale e in merce, ovvero in fonte di profitto e oggetto di scambio? Si tratta di mettere in dialogo scienza ed etica perché una scienza senza etica sarebbe una ragione senza cuore e un’etica senza scienza sarebbe un cuore senza ragione. Terzo passaggio: come decifrare questo tempo? E’ un tempo dell’io o del noi? Stiamo assistendo a una evidente accelerazione storica: il disordine globale, il terrorismo, la tumultuosa crescita dell’Asia, il risveglio dell’Africa, l’interconnessione crescente delle informazioni e dei trasporti, la crescita delle migrazioni, la sfida climatica. La società va diventando sempre più multietnica e multiculturale. Viviamo in una realtà cosmopolita. Il mondo di mio nonno era l’Italia, il mio, l’Europa. Quello dei nostri nipoti sarà sempre di più il mondo intero. Prendiamone atto non con epidermica euforia, ma neppure con una viscerale psicosi dell’assedio. Non possiamo scendere dal mondo che continua a girare vorticosamente, non possiamo fare una inversione a U, non possiamo pigiare il tasto rewind e tornare indietro. Un mondo nuovo si va profilando all’orizzonte: ora ci occorre una nuova grammatica per interpretare questa esaltante, impegnativa avventura. Quarto passaggio: non si può però negare che il profilarsi di questi nuovi scenari, oltre alle pesanti ombre su richiamate, ha prodotto anche alcune luci, che rappresentano delle interessanti opportunità per la nuova evangelizzazione. Ad esempio, la globalizzazione e il fenomeno migratorio hanno portato i credenti a rendersi conto che la missione deve essere svincolata dai confini geografici: ormai si ritrova in tutti e cinque i continenti. Un’altra opportunità è costituita dalla diffusione, sempre più rapida e pervasiva, degli strumenti della comunicazione sociale. L’innalzamento del livello medio della cultura, il confronto con il mutato clima culturale e religioso implica anche la preziosa occasione fornita alle nostre comunità cristiane di approfondire la comprensione della fede e di collaborare con tutti gli uomini di buona volontà per dilatare gli spazi dentro i quali si può collaborare allo sviluppo di costruttive esperienze di pace per una società sempre più umana”.

Nella seconda parte Mons. Lambiasi si è soffermato sul sogno di una Chiesa bella e possibile. “Con Papa Francesco innanzitutto sogniamo una Chiesa che ascolta, dall’ascolto nasce o rinasce la fede. Ma dobbiamo riconoscerlo, la nostra pastorale è super accelerata, corriamo da un impegno all’altro, da una riunione all’altra, da un’iniziativa all’altra, la nostra si potrebbe chiamare una pastorale secondo Marta perché Marta si è data da fare per Gesù ma ha fatto questo a spese dell’ascolto. Anche l’attività caritativa come anche l’organizzazione della mensa per i poveri vengono dopo il servizio della Parola. Abbiamo davvero bisogno di stare in ascolto della Parola. Bisogna organizzare la vita parrocchiale in modo da creare spazi di ascolto della Parola, spazi che però non siano marginali ma centrali. Dobbiamo anche trovare il tempo per andare a visitare i malati, per accogliere, per ascoltare. Sogniamo una Chiesa che spera, senza la speranza non possiamo affrontare il presente da battezzati. La speranza è il tratto distintivo del cristiano. Chi ha speranza non vede solo ciò che non va nella Chiesa, ma intercetta anche i piccoli germogli, cose vere, belle. Chi ha speranza non demonizza il tempo presente, lo vaglia, per intravedere, al di là delle apparenze, il marchio di una domanda profonda di Dio, che pure alberga anche oggi negli uomini.

Sogniamo una Chiesa fraterna, povera. Una Chiesa è evangelicamente povera se è non solo per i poveri, ma se è anche una Chiesa con i poveri, fatta dai poveri, non solo se evangelizza i poveri, ma se sia lascia evangelizzare da loro. Infine sogniamo una Chiesa missionaria, in uscita.