Un Inno alla vita per la Festa dei Patroni

Come consuetudine anche quest’anno a Fenile di Fano grande fermento in preparazione della tre giorni di festeggiamenti in occasione della Festa dei Santi Pietro Paolo e Andrea.   Festeggiamenti che prendono il via con l’esordio di una iniziativa inter parrocchiale “Estate Santa” promossa dalle menti lungimiranti dei quattro parroci della Vicaria di Fenile San Cristoforo San Pio X  e Santa Famiglia.
Quattro incontri che si terranno ogni volta in sedi diverse, proprio per dare circolarità e permettere ampia condivisione a tutte e quattro le comunità parrocchiali, che da qualche tempo hanno intrapreso una nuova via dove poter camminare insieme. Questa sarà la realtà del futuro! afferma don Giuseppe Tintori parroco di Fenile nel dare il benvenuto a tutti i presenti. Un futuro che abbandonerà il campanilismo e la chiusura intimistica dentro il proprio bozzolo per aprirsi ad una Chiesa in uscita verso le altre realtà, che benché limitrofe, presentano caratteristiche e dimensioni peculiari differenti.
Una visione di futuro sicuramente adatto ai tempi che corrono, dove tutto è amplificato da culture mediatiche e da ampi spazi da coprire e servire. Non sarà più possibile pensare alla figura di parroco così intesa come presenza fissa e costante nei vari quartieri, ma sarà necessario che i laici entrino in gioco a pieno titolo per assolvere a compiti specifici in una visione di corresponsabilità seria e impegnata.
Le Beatitudini saranno il tema conduttore di tutta la serie di incontri, facendo riferimento all’Esortazione apostolica di Papa Francesco <<Gaudete ed Esultate>>. Nel primo incontro si è entrati nello specifico di “Beati i poveri si Spirito” a cui è seguito un medaglione su Don Tonino Bello, secondo il format prestabilito.
Sabato sera il programma prevedeva una cena condivisa, poi un spettacolo comico della compagnia teatrale di Pesaro “Farò Follie“ affidato alla regia di Giorgia Giunti intitolato “De tutt un po’ 2018”.
Una comunità in festa ama stare insieme con giovialità e allegria. La festa implica proprio momenti di leggerezza di spensieratezza, che esulino dalla staticità del quotidiano. Fenile da quasi due mesi è stato un laboratorio artistico a cielo aperto dove tutti, piccoli e grandi, hanno voluto mettersi in gioco.
Il Consiglio pastorale quest’anno ha lanciato una nuova idea di come fare comunità. Una comunità che sappia trovarsi di nuovo innamorata dell’ambito parrocchiale, senza vane speranze di portare dentro la Chiesa la maggior parte delle famiglie e dei parrocchiani in genere. Non è quella l’unico modo di avvicinarsi alla gente, anzi, si direbbe proprio che più che mai si percepiscano le difficoltà profonde di intraprendere un dialogo diretto fra la Chiesa con il suo ruolo specifico e la maggioranza delle persone. Non bisogna scoraggiarsi, la Chiesa conosce molto bene questa nuova struttura sociale, proprio per questo incoraggia a percorrere nuove strade senza esitazione, strade non definibili in anticipo ma che diventano tanto più reali e sorprendenti quando più si lascia spazio con fiducia alla creatività.
L’idea lanciata è stata quella di uno spettacolo di improvvisazioni senza schemi e senza direttive specifiche, “Dilettanti allo Sbaraglio” appunto, a ciascuno è stata offerta la possibilità di confrontarsi coi propri talenti e mettersi in gioco su un palcoscenico alla presenza di una Giuria, incaricata di premiare un vincitore.
La serata si è rivelata una vera sorpresa: un susseguirsi di talenti, piccoli o grandi che siano, che salivano sul palco con grande semplicità ma carichi di tanta voglia di divertimento. Il pubblico ha accolto queste performance con grande apprezzamento, lasciandosi coinvolgere in un’atmosfera particolare dove il palcoscenico e la platea si miscelavano e si inter scambiavano in un gioioso gioco delle parti.     
Fare comunità è anche questo! quello che conta è che passi il messaggio di fraternità e di condivisione, dove il nostro vicino il nostro conoscente le persone che incontriamo al centro commerciale, non siano solo facce viste ma persone conosciute. Persone che possano diventare sempre più prossime con cui intraprendere una relazione personale e comunitaria più significativa.   
La celebrazione conclusiva della festa è stata presieduta come consuetudine dal Vescovo Armando, che non ha esitato a esprimere grande determinazione nell’affrontare il tema Liturgico domenicale dell’Inno alla vita.
Dio non è per la morte, la morte riguarda solo chi la vive, fanno esperienza della morte coloro che gli appartengono (Libro della Sapienza). Il Vescovo accusa la corruzione pubblica, l’accumulo di ricchezze a discapito delle povertà dei deboli, la facilità con cui ci si possa ritenere cristiani e fare la Comunione tranquillamente come se niente fosse. Il Vescovo ultimamente ritiene più opportuno pregare per i ricchi perché sono loro i poveracci; l’etica ci chiede, si può diventare ricchi restando nell’onestà? La chiesa può accettare denaro frutto di ruberie e non di lavoro onesto?  San Paolo stravolge il senso della ricchezza, riconoscendola nella povertà come ha fatto il Signore, non per fare preferenze ma per fare uguaglianza. Cercate di essere ricchi in altre cose: nella generosità, nella carità, nella sapienza, il vangelo va preso seriamente. Il Vangelo ci fa entrare nella casa di Giairo dove la figlia morente presentata a Gesù viene salvata e riportata in vita. Di fronte alla morte Gesù è coinvolto e si commuove, “Talità Kum” Alzati, la bambina si alzò e camminava. Anche l’emorroissa impaurita si avvicina a Gesù senza pretese e la fede la rende salva. Essere salvato conta più dell’essere vivi; così Don Armando chiude con un immagine di Tonino Bello, nella preghiera occorre avere due mani una che prende e una che dà ma se le tue mani sono vuote…Siamo amanti della vita? Difendiamo la vita nella sua totalità?  Camminare verso gli altri è una prerogativa del Cristiano; Gesù non ordina le cose da fare, prende con sè e crea vicinanza crea comunità. In ogni parrocchia si dovrebbe avere la sala della comunità, la sala della carità, la sala della catechesi. Dentro tutto questo c’è una teologia della vita.
Don Giuseppe nel ringraziare il Vescovo che sempre dà lustro con la sua presenza, ricorda a tutti come è bello e gioioso vivere insieme.  

 

Derna Maggioli