“Amici miei”. Il Vescovo scrive ai detenuti della casa di reclusione di Fossombrone

Nel vivere la fede in questo tempo determinato dall’emergenza di arginare la diffusione del Coronavirus, il vescovo Armando, scrivere ai detenuti della casa di reclusione di Fossombrone. In questo momento in cui tutti siamo toccati negli affetti più cari e ci sentiamo limitati nel poter esprimere liberamente i nostri sentimenti accompagniamo con la preghiera e la solidarietà coloro che stanno vivendo restrizioni maggiori rispetto all’ordinario e che il vescovo chiama “amici miei”.

Carissimi,
mi rendo partecipe, con queste poche righe, alle vostre difficoltà per le restrizioni dei colloqui, dovute alla emergenza Coronavirus in Italia. Comprendo bene la vostra tristezza: i colloqui con i parenti e familiari sono fondamentali per custodire gli affetti e consolare la lontananza.
Ricordate: le carezze di Dio non fanno ferite; le tenerezze di Dio ci danno pace e forza. È così che può sempre nascere una mentalità nuova che porta a prendersi cura della vita, di ogni vita.

In questo tempo fate profitto delle attività e delle relazioni interpersonali con i vostri compagni di casa e con i vostri “angeli custodi”.

Nessuna incapacità, nessuna meschinità, nessuna colpa, nulla può essere obiezione all’abbraccio tenero di Dio.

Cerca nel tuo cuore in che cosa sei fuori, in che cosa sei emarginato e lascia che Gesù ti chiami proprio a partire da questa tua mancanza, da questo tuo limite, da questo tuo egoismo. Lasciati accarezzare da Dio! Impara a gettare questo sguardo su te stesso: abbi clemenza verso di te e prova guardarti con occhi di amore, come potrebbe fare Dio o come ha fatto l’ultima volta una persona che ti vuole bene.

Qui è il tuo destino, la chiave di volta della tua vita.

Lasciati amare, lasciati salvare. Egli, il Signore, ti rinnoverà con il suo amore.

Ti prego: non togliermi i pericoli,
ma aiutami ad affrontarli.
Non calmar le mie pene,
ma aiutami a superarle.
Non darmi alleati nella lotta della vita…
eccetto la forza che mi proviene da Te.
Non donarmi salvezza nella paura,
ma pazienza per conquistare la mia libertà.
Concedimi di non essere un vigliacco
usurpando la tua grazia nel successo;
ma non mi manchi la stretta
della tua mano                                                          
nel mio fallimento.   (Rabindranath Tagore)

La lettera è stata consegnata a ciascun detenuto                                 

Fano, 10 marzo 2020

Armando vescovo