“Non lasciamoci rubare la comunità”

16-32ftassembleadiocesana1 “Non  lasciamoci rubare la comunità”. Questo ha sottolineato più volte il Vescovo Armando presentando le indicazioni pastorali per l’anno 2016-2017 domenica 18 settembre durante l’assemblea pastorale diocesana introdotta dal Vicario per la Pastorale don Marco Presciutti. Tanti sono i punti su cui si è soffermato il Vescovo in particolar modo sulla necessità di essere cristiani convinti, contenti, credibili. “La pastorale – ha sottolineato il Vescovo – ha bisogno di ricominciare a guardare le persone negli occhi e a stabilire con ciascuno un contatto. Una ristrutturazione che, attraverso piccole comunità, permetta alle persone di intessere un rapporto stabile, fondato sulla scelta di Gesù e del suo Vangelo, può dare una risposta a un’ esigenza di uno stile di famiglia. E poi ancora la trasmissione della fede come incontro mettendo in evidenza che “il Vangelo è tutto fuorché una parola inerte e negativa: è vita, fuoco, fermento, passione divina. Gesù non è venuto a distruggere la città degli uomini, ma a costruire, per mezzo degli uomini e con le cose degli uomini, la città di Dio”. Fra i vari punti delle indicazioni pastorali il Vescovo si è soffermato sulla necessità di un nuovo stile di Chiesa. “Ciò che conta oggi è che le comunità cristiane siano evangeliche, cioè vivano secondo il Vangelo, lo testimonino, siano segni di narrazioni di Gesù Cristo e del comandamento nuovo lasciato da Gesù. L’apostolo Paolo confessava “quando sono debole, allora sono forte” (2 Cor 12,10), e questo può eassere vissuto anche nelle situazioni di precarietà comunitaria. Di conseguenza abbiamo tutti bisogno di un nuovo stile di Chiesa fatto di presenza silenziosa, capacità di accettare la sfida senza impaurirsi; presenza silenziosa, che significa prima di tutto essere accanto alle persone sempre; attenzione, gratuità, assenza di giudizio, accompagnamento, amorevolezza; coerenza: essere testimoni non altisonanti ma autentici; umiltà vera e autentica, non solo verbale: saper indicare un percorso per arrivare a Dio, senza imporlo; porsi la domanda sul senso della vita e sulla sua direzione; “silenzio partecipe”: attenzione rispettosa e paziente di chi cerca; felicità – sapor vitae – come gusto della vita dell’uomo di fede. Quale sogno per la nostra Chiesa dopo Firenze? Una Chiesa che include i poveri, una Chiesa capace di dialogo e incontro, una Chiesa che dà un contributo critico alla vita civile”. “Abbiamo bisogno che le parrocchie, le associazioni, i movimenti riscoprano la loro sorgiva vocazione a essere luogo di accoglienza, luogo dello scambio, luogo della parola: non più stazioni di servizio del sacro o club elettivi di anime sedotte da questo o quel leader carismatico, ma spazi autentici di comunione, di condivisione, di partecipazione, di comunicazione, di ospitalità reciproca, nel segno dell’amore e del riconoscimento della pari dignità di ognuno. Dovremmo scommettere di più nella costruzione di comunità vere, vivibili e visibili, nelle quali sia possibile ospitare le diversità, far dialogare le generazioni, celebrare la vita in tutte le sue fasi e le sue età, permettere la riconciliazione e l’elaborazione del lutto, crescendo in umanità anche attraverso i momenti difficili e dolorosi dell’esistenza umana”. In conclusione, il Vescovo ha evidenziato le indicazioni pastorali vere e proprie per la Diocesi.fra le quali favorire il ri-emegere di un laicato impegnato e maturo, sostenendo i battezzati in un cammino di formazione alla corresponsabilità, promuovere l’integrazione tra carismi e servizi diversi e il rafforzamento della comunione tra il ministero laicale e quello ordinato, facilitare il servizio degli uffici di curia avvicinandoli al territorio e soprattutto creare le condizioni per la nascita e il consolidamento di una pastorale interparrocchiale zonale integrata. E ancora la collaborazione tra parrocchie individuando “almeno una iniziativa che dia concretezza al progetto di una pastorale interparrocchiale da ampliare e consolidare negli anni a venire”, l’importanza di far nascere e rendere attivi gli organismi di partecipazione, la verifica per quanto riguarda l’esercizio della ministerialità e la formazione e la necessità di continuare a lavorare a servizio dei giovani e delle famiglie.

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