Recuperare il significato dell’essere famiglia

assembleaÈ iniziata con la sintesi dell’intervento di Papa Francesco sulla preghiera in famiglia, letta da Nicoletta responsabile, insieme al marito Carlo Berloni, dell’Ufficio diocesano di Pastorale Familiare, l’Assemblea Pastorale Diocesana, tenutasi domenica 23 marzo, sul tema “Famiglia e comunità ecclesiale, i loghi in cui si diventa cristiani”. Dopo la preghiera iniziale, guidata dal Vicario per la Pastorale don Marco Presciutti, quattro sono stati i segni presentati : un cuscinetto di fedi nuziali a testimoniare la famiglia e la sua vocazione sponsale, la candela accesa e la brocca d’acqua a rappresentare la famiglia che educa alla fede, la tovaglia e le chiavi segno della famiglia che è carità e il foglio dell’adozione a distanza come famiglia aperta al mondo, capace di presenza e di dialogo.

Ad introdurre l’assemblea, è intervenuto il Vescovo Armando che ha analizzato la prima comunità cristiana, descritta dagli Atti degli Apostoli (2,42-47), i cui orientamenti e ideali devono essere per noi slancio e misura anche nella comunità familiare, una comunità che ha trovato in Gesù Cristo il centro e che si definisce proprio a partire dall’incontro con Lui. Il Vescovo Armando si è poi soffermato sul Vangelo di Giovanni (12, 1-11). “In questo brano leggiamo la condivisione, il dono totale senza remore. Potremmo dire di guardare come si comporta la sorella di Lazzaro, quanta generosità si vede nell’incontro con il Signore. Maria, ungendo i piedi di Gesù, si mette nella posizione di colei che serve e che ascolta. Stare ai piedi e ascoltare – ha proseguito il Vescovo – è la figura del discepolo. Moglie e marito siano discepoli l’uno dell’altro, condividendo e raccontandosi la quotidianità, si mettano ai piedi l’uno dell’altro come Maria ai piedi di Gesù e Gesù dei dodici”. La parola è poi passata a don Bernardino Giordano, docente di Morale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, responsabile regionale della Pastorale della Famiglia del Piemonte, a servizio della Segreteria Generale della CEI. Per parlare di famiglia, don Giordano ha voluto fare una premessa, breve ma molto efficace, sul significato della parola fede partendo del verbo “credere”. “Solitamente se dico ‘io credo’, significa ‘può darsi che sia così’, ma non ne ho la certezza. Nel linguaggio biblico, invece, è esattamente il contrario e possiamo tranquillamente tradurlo con ‘sono sicuro che sia così’. Tutti noi ogni giorno siamo chiamati a compiere atti di fiducia, non possiamo vivere senza dare credito a qualcuno o qualcosa, a cominciare, ad esempio, dal nostro compleanno: ci siamo fidati, infatti, della data che ci hanno detto i nostri genitori. Il nostro atto di fiducia, quindi, non è dato solo dalla conoscenza, ma dal consegnare la nostra vita. E’ questa l’esperienza di fede, la fede di poter contare al 100 per cento su qualcuno. Ecco che allora – ha proseguito don Bernardino – la fede diventa un dono. Dico questo perché stiamo assistendo ad un calo nella richiesta di matrimoni, perché? Perché è in crisi il fatto di mettersi nell’ottica di credere in qualcuno. Quando si ha fiducia in qualcuno, lo si ascolta con maggiore attenzione, gli si chiede consiglio. Dal punto di vista cristiano, aver fiducia nella presenza di Dio è un valore aggiunto alla nostra vita”. Don Giordano si è poi soffermato sulla famiglia vista come risorsa. “Dobbiamo recuperare il significato dell’essere famiglia, che è chiamata a vivere ogni giorno la Pasqua di Gesù. Nei corsi in preparazione al sacramento del Matrimonio spesso si pone maggiore attenzione alla preparazione del rito in sé piuttosto che alla vita da sposi. E’ il noi che ci fa crescere. La sfida di oggi è creare, all’interno della famiglia, il senso di comunione poiché la prima fecondità è essere se stessi per gli altri”. Don Giordano ha sottolineato come la famiglia sia il centro della comunità ed esporta, nella comunità stessa, ciò che vive al di dentro. “Può la parrocchia fare a meno della famiglia e viceversa? Io dico no, poiché vivono di una reciprocità che si dona”. In conclusione, ha sottolineato l’importanza del perdono. “Il litigio nella coppia – ha affermato con forza don Bernardino – non deve essere il capolinea, ma il momento in cui occorre fare il salto di qualità”.

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