Dopo l’assemblea diocesana di giugno, la Diocesi si è ritrovata nuovamente in assemblea, al Centro Pastorale Diocesano, venerdì 15 settembre per ripartire nella missione ordinaria e straordinaria affidata dal Signore. Don Marco Presciutti, Vicario per la Pastorale, dopo aver comunicato l’assenza del Vescovo Armando per motivi di salute, ha illustrato, in sintesi, le indicazioni contenute nella lettera pastorale del Vescovo “Camminando insieme…con Evangelii Gaudium”. Don Marco si è soffermato, innanzitutto, sugli argomenti principali della lettera: la vita cristiana si annuncia vivendola, la riforma che esige la conversione pastorale, la conversione missionaria delle nostre chiese, alcuni percorsi di spiritualità missionaria oggi, un impegno perenne: il perdono. “Il compito pastorale – si legge nelle indicazioni- è quello mediante il quale la comunione dei discepoli trova di volta in volta le condizioni più opportune perché in un determinato tempo e luogo la vita degli esseri umani possa assumere la forma del Vangelo cristiano, coscienti del fatto che il vangelo non respira veramente se non animando i tessuti organici della storia e la circolazione sanguigna della cultura”. Don Marco, proseguendo nella lettura della lettera pastorale, ha messo in evidenza come la testimonianza cristiana debba come prima cosa offrirsi nella forma visibile di una reale pratica comunitaria. Passando a ciò che riguarda la riforma che esige la conversione pastorale, il Vescovo Armando, nella lettera, ha offerto alcune verifiche di partenza. “La prima verifica – scrive il Vescovo – è senz’altro spirituale, il primo motore della missionarietà è la passione per il vangelo, la gioia dell’annuncio. La seconda è che – a tutti i livelli – abbiamo bisogno di uomini liberi interiormente, pronti a perdersi, pronti a buttarsi, pronti anche all’impopolarità. La conversione pastorale è un verbo individuale, ma – riferito alla Chiesa – non può non essere coniugato al plurale. Credo che abbiamo bisogno di figure carismatiche, ma non di battitori liberi, oggi è anche il tempo di collegialità”. Senza ovviamente tralasciare il contesto in cui ci troviamo. “La direzione giusta è invece quella di una pastorale della proposta, di una comunità che nel suo insieme, in tutte le sue dimensioni, si fa testimone del Vangelo dentro e non contro il proprio contesto culturale il proprio contesto culturale”. Come essere quindi minoranza lievito e non minoranza-setta o minoranza-contro? “Ciò che resta di “cristianità” nelle abitudini sociali deve essere valorizzato per il passaggio da una fede frutto di convenzione ad una fede di convinzione. Fin d’ora lavoriamo per un cristianesimo che verrà: questo atteggiamento esige coraggio e saggezza pastorale”. Don Marco si è poi soffermato sulla conversione missionaria delle nostre chiese. “Un Chiesa in uscita è animata – scrive il Vescovo Armando citando Evangelii Gaudium al n. 9 – da passione per il Vangelo, dall’amore per le persone con le quali si vuole condividere la gioia che si porta dentro di sé, libera da preoccupazione dei risultati perché convinta che il regno cresce, sia che dormiamo sia che vegliamo. Vivere – prosegue il Vescovo – e sognare una chiesa appassionata alla causa del Signore Gesù, autenticamente missionaria, quasi ostinata al confronto franco e leale con il mondo, alle ragioni del dialogo con tutti nella comunità cristiana e con ogni uomo e donna di buona volontà mettendosi a disposizione nell’amore per la città, per quelli che la abitano e le chiedono accoglienza. La missione – prosegue il Vescovo nella lettera pastorale – ha bisogno dell’iniziativa di tutto il popolo di Dio. Occorre riappropriarsi, osare, inventare, superare forme di ripiegamento narcisistico e pigro che non generano altro che stanchezza”. Il Vescovo ha offerto alcuni percorsi di spiritualità missionaria oggi che si possono riassumere con alcune parole chiave: restare saldi nella speranza, semplificare la nostra vita per condividere, essere insieme affinché sia rivelato il dinamismo del Vangelo, far crescere la fraternità. L’ultimo capitolo delle indicazioni pastorali il Vescovo lo ha riservato al perdono. “La riconciliazione parte da un atto di grande umiltà e da una richiesta di perdono se non si è capaci di farsi comprendere, se è stato più facile respingere che accogliere, se non si è stati “maestri di spirito e medici delle anime, ma giudici che infliggono pene più che elargire grazia. Senza perdono non c’è futuro nella vita di ciascuno. A volte il perdono sembra impossibile. Mantenere e se possibile esprimere il desiderio di perdonare è già il primo passo verso la guarigione”.
Al termine dell’assemblea spazio ad alcuni interventi. Don Steven Carboni, responsabile del servizio diocesano di Pastorale Giovanile, ha illustrato, in sintesi, le prossime attività anche in vista del sinodo dei giovani. “Ripartiremo – ha affermato don Steven – dalla Casagiovani. Desideriamo fare di quella casa un vero “laboratorio di ascolto”, dove la chiesa diocesana possa venire a condividere un tratto di strada e aprire così l’Anno dell’ascolto dei giovani. Il cammino verso il Sinodo dei giovani ci offre anche un itinerario biblico seguendo i passi del “discepolo amato”, nel Vangelo di Giovanni. Alla luce di questo, come Centro Diocesano Vocazioni vogliamo offrire ai giovani la possibilità di vivere alcuni weekend vocazionali. E ancora tre saranno gli appuntamenti che daranno visibilità a questo cammino diocesano coi giovani: la Veglia di Avvento, insieme ai giovani delle diocesi Pesaro e Urbino, la Via Crucis a Fano che celebra la GMG diocesana e la Veglia Vocazionale Diocesana. Nelle vicarie, continueremo la PGinTour (3’edizione) offrendo la possibilità ai giovani delle parrocchie vicine di incontrarsi e di pregare insieme seguendo l’itinerario biblico del “discepolo amato”. Nell’agosto del 2018 saremo ancora invitati a metterci in cammino…e stavolta insieme a tutta la Chiesa italiana”. Giovanni Santarelli ha illustrato il percorso dei gruppi vicariali di laici. “L’esperienza dei gruppi vicariali di laici sviluppatasi in questi due anni, e raccontata nella tre giorni del convegno diocesano del giugno scorso – ha affermato Santarelli – ci ha permesso di avvicinarci a questa chiesa che Papa Francesco ha chiesto prima di tutto di sognare offrendoci poi però concreti strumenti di azione. Si è trattato di un percorso importante che ha visto anche incontri congiunti tra laici e presbiteri chiamati ad un confronto comune non solo sui problemi della vita delle parrocchie, ma anche sulle possibili nuove strade da intraprendere. Un confronto che ha evidenziato gioie, ma anche dolori delle nostre realtà locali che hanno vissuto questo percorso con un’iniziale fatica, ma che poi si sono aperte a possibili sviluppi al punto di farmi capire che sta nascendo una cosa nuova, motivo questo di grande speranza”. Francesco Pierpaoli, direttore del Consultorio Diocesano, ha messo in evidenza il servizio svolto dal consultorio. “Nell’equipe oggi possiamo contare su consulenti, counselors, psicologi, psicoterapeuti, medici, un avvocato, insegnanti e anche su figure esterne che ci danno una mano al bisogno, a seconda delle richieste. L’attenzione continua è verso il mondo reale, verso i problemi che maggiormente vengono segnalati dalla realtà locali per le quali il consultorio è un riferimento. Per questo tutto il gruppo lavora al fine di tessere una tela di relazioni e iniziative capaci di creare un luogo e una cultura della relazione al cui centro sia la persona nel rispetto delle diversità di ciascuno”.
Carlo Berloni, direttore insieme a sua moglie Nicoletta dell’Ufficio diocesano di Pastorale Familiare, ha illustrato alcune proposte per le parrocchie quali, ad esempio, creare momenti di confronto e di scambio fra le varie realtà presenti; creare collaborazioni e scambi interparrocchiali per condividere e ottimizzare le esperienze e le risorse sia umane che di metodo che di percorsi, all’interno dei gruppi laici pensare ad una pastorale familiare di zona che tenendo conto del cammino delle varie realtà: proporre momenti di confronto e iniziative comuni, dare priorità agli adolescenti elaborando percorsi diocesani di educazione al’affettività e alla sessualità, percorsi diocesani per riscoprire il tempo del fidanzamento come tempo di scelta vocazionale, progettare percorsi di catechesi paralleli genitori e figli con l’obiettivo di passare da una pastorale legata ai sacramenti ad una pastorale che si fa “percorso di vita”. “Circa l’accompagnamento, discernimento e integrazione delle famiglie, delle coppie che hanno vissuto crisi, fallimenti, rotture del rapporto e ora vivono in situazioni non propriamente “regolari” – ha sottolineato Berloni – ci lasciamo guidare dalle indicazioni sintetizzate nel decreto”.