Data di pubblicazione: 28.09.2020
All’inizio di un nuovo anno sociale e pastorale dalle caratteristiche davvero originali, perché accompagnato da incertezze, paure, difficoltà economiche, salute compromessa, fragilità mentale e fiato sospeso, tutte realtà che minacciano non poco il nostro benessere…che fare? Aspettare che gli eventi si manifestino e quindi agire di conseguenza, oppure provare a vivere come protagonisti il tempo presente?
Vivere il presente è un’arte che si perfeziona nella misura in cui sappiamo esercitarla e, come atleti dello spirito, ci alleniamo a fare della vita un possibile capolavoro, qualsiasi siano le circostanze che attraversiamo. Per fare questo occorre memoria sia nel bene sia nel male; nel primo caso per ringraziare, nel secondo per non sprecare quanto dolorosamente la vita ci vorrebbe insegnare. Per esempio: durante la pandemia sovente abbiamo sentito ripetere che siamo tutti nella stessa barca; che il bene personale non è in contrasto con quello sociale e che l’uomo non si può trovare senza l’altro; che i fragili vanno sempre custoditi, altrimenti in circostanze come queste il rischio è di vederli tragicamente soccombere; che solo grandi ideali con prospettive di senso autentiche e motivazioni esistenziali forti possono aiutare gli uomini ad affrontare tempeste e naufragi; che il tempo passa velocemente e la storia di una vita può cambiare improvvisamente… e l’elenco potrebbe essere ancora lungo.
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