La sobrietà ci apre alla dimensione della gratuità

15.06ftCeneriSobrietà nella parola evitando la superficialità, l’aggressività urlata, nella preghiera, nel pensare spogliando il nostro pensiero dai rigurgiti di presunzione e orgoglio, nell’amare eliminando ogni tentazione di possesso dell’altro, senza essere presi dalla fretta delle cose. Sono questi i punti su cui si è soffermato il Vescovo Armando, mercoledì 18 febbraio in Cattedrale, durante il ritiro del Clero con l’imposizione delle Sacre Ceneri. “La sobrietà – ha proseguito il Vescovo – portandoci costantemente alla ricerca dell’essenziale – ci apre necessariamente alla dimensione della gratuità come connotazione fondamentale del nostro essere: siamo creature che riceviamo il nostro “essere” da Dio per una sua libera scelta. E contemporaneamente ci fa riconoscere il nostro essere insieme agli altri uomini che Lui vuole siano nostri fratelli, perché si propone Padre per tutti. Ed ecco che parlando di sobrietà – ha sottolineato il Vescovo – si arriva in modo naturale a parlare di condivisione. La condivisione è l’utilizzo in comune di una risorsa o di uno spazio, ma in senso più ampio è un modo di socializzare e stare insieme basato sulla solidarietà. Noi possiamo avere anche molti beni materiali da mettere a disposizione degli altri, ma quante altre cose potremmo condividere: conoscenze, capacità, il tempo, la fede l’amore”. In conclusione il Vescovo ha messo in evidenza gli strumenti per crescere nella sobrietà e nella condivisione. “La sobrietà non deve diventare un elenco di precetti, una lista di norme. Dobbiamo andare a scuola di autenticità. Imparare e insegnare a scendere dentro di noi per entrare in contatto con la nostra identità personale, per scoprire i nostri legami profondi, essenziali, durevoli. L’impegno di autenticità è far emergere ciò che viviamo a questo livello e saperlo trasmettere, è un toglierci la maschera con cui abitualmente ci presentiamo agli altri. Essere uomini coraggiosi, non adattarsi alla mediocrità. E’ proprio del nostro tempo essere succubi del consenso; viene considerato di valore l’uomo che sa suscitare consenso, c’è chi non sa reggere la frustrazione di non vedere condivise le proprie idee e proposte, di non essere benvoluto. Inoltre, crescere nella capacità relazionale, coltivando autenticità da una parte e ascolto dall’altra e lo spirito di quella buona reciprocità che non chiede all’uomo di essere perfetto, invulnerabile, eroico, ma lo invita a immettere qualcosa di buono, qualcosa di suo nel circuito delle relazioni a cui partecipa. Impegnarsi – ha concluso il Vescovo – a cogliere i fermenti positivi che emergono qua e là anche in questo periodo storico ed ecclesiale così difficile”.

Ritiro del Clero e imposizione delle Ceneri – testo integrale del Vescovo Armando