“Ringraziamo il Signore per questi quaranta giorni che mi hanno permesso di visitare le vostre comunità”. Con queste parole, rivolte alle tantissime persone presenti, il vescovo Armando ha aperto la celebrazione Eucaristica di chiusura della Visita Pastorale nelle parrocchie di Barchi, Mondavio, Orciano, Piagge e San Giorgio di Pesaro, domenica 8 novembre nella chiesa di San Pasquale a San Giorgio. Presenti tutti i sacerdoti delle parrocchie visitate, i cinque Sindaci dei rispettivi comuni e una rappresentanza della Polizia Municipale locale.
Nell’omelia il Vescovo ha sottolineato come “la comunità parrocchiale non sia un insieme casuale di persone che agiscono da “solisti”, ma una realtà sinodale e carismatica. La sinodalità è il sigillo di garanzia dei carismi, che sono autentici nella misura in cui rispondono al principio della ‘utilità comune’. La cosa più importante non è “fare qualcosa”, avere un impegno, ma fare comunità, e diventare comunità ‘simpatica’,‘empatica’, attraente perché profuma di Cristo. In un contesto di ‘pastorale d’insieme’ – ha proseguito il Vescovo – si fa ancora più stringente la necessità di ‘camminare in cordata’, poiché ‘ogni volta che si annulla l’avverbio insieme – citando le parole di don Tonino Bello – si annulla anche il verbo camminare’. Gli organismi di partecipazione, sia diocesani che parrocchiali, rappresentano dei preziosi strumenti di ‘discernimento comunitario’, a condizione, però, che non s’ispirino al criterio parlamentare della maggioranza, ma che rispondano alla logica sinodale della convergenza”.
Inoltre il Vescovo ha esortato le comunità parrocchiali ad alcune urgenze pastorali da ottimizzare in un’ottica interparrocchiale specialmente in alcuni settori fondamentali come la pastorale familiare, la formazione degli educatori e dei catechisti, la pastorale giovanile sempre più in sinergia con l’ufficio diocesano e la pastorale della carità sempre più attenta al territorio.
Infine, riprendendo le indicazioni pastorali per il nuovo anno, ha sottolineato che “le azioni devono vibrare, devono avere un cuore: un cristiano asettico e distante, anaffettivo e ingessato non incontrerà mai la sua gente, non comunicherà il Vangelo. Oggi, senza uno stile di fraternità, di vicinanza, di cura delle relazioni, la comunità cristiana non attrae. Se non cura le relazioni, la comunità assomiglia tutt’al più ad una azienda, dove contano i risultati, l’efficienza e i bilanci. Occorre altresì affinare le qualità umane e spirituali che consentano di vivere la missione in una fraterna corresponsabilità e in un reciproco sostegno e di maturare quella cura delle relazioni personali che creano comunione con gli stessi destinatari dell’annuncio, favorendone l’accoglienza e facendo sì che il Vangelo stesso costituisca un nuovo codice di fraternità”.
Michele Montanari
Testo integrale omelia – Chiusura visita pastorale
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