Data di pubblicazione: 18.09.2013
L’apostolo Paolo ci chiede di guardare la nostra esperienza di vita come “buona battaglia della fede”, che si svolge sotto lo sguardo attento del solo che “possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile”. Sembra proprio che quella “porta”, così ermeticamente chiusa dietro la quale vive ignaro il ricco senza nome, abbia trasformato quella casa di “lauti banchetti” in un luogo di terribile solitudine e di triste tenebra. Lazzaro, povero e piagato, gode in vita della compagnia dei “cani” e in morte della familiarità dei santi. Forse ciò da cui ci vuole mettere in guardia il Signore con questa parabola è di non essere troppo “spensierati”, come coloro cui si rivolge la parola del profeta. Dopo la morte quel ricco diventa molto pensieroso e si preoccupa persino dei suoi “cinque fratelli”, un segno bello di ravvedimento e di conversione su cui Gesù sembra sorvolare, per ribadire l’urgenza di darci pensiero sin da subito di quel settimo fratello che giace sempre alla porta del nostro cuore e attende che ci prendiamo cura di lui.
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