“Essere occhi per il cieco e piedi per lo zoppo”

malati“Quanti cristiani anche oggi testimoniano, non con le parole, ma con la loro vita radicata in una fede genuina, di essere “occhi per il cieco” e “piedi per lo zoppo”! Persone che stanno vicino ai malati che hanno bisogno di un’assistenza continua, di un aiuto per lavarsi, per vestirsi, per nutrirsi Con queste parole, che riprendono il tema della Giornata Mondiale del malato 2015, il Vescovo Armando, giovedì 11 febbraio in Cattedrale, ha iniziato l’Omelia della Santa Messa con l’Unzione degli Infermi a cui hanno preso parte anche i volontari dell’Unitalsi Fano. Riprendendo le parole del messaggio del Papa il Vescovo ha sottolineato come la “sapienza del cuore” sia un dono dello Spirito da invocare nella preghiera e testimoniare con la vita. Sapienza del cuore, infatti, è servire il fratello, stare con lui, uscire da se stessi, essere solidali col fratello senza giudicarlo. Il dolore, la sofferenza, la malattia – ha proseguito il Vescovo – fanno parte della vita umana. Tutti ne siamo toccati. Per questo abbiamo tanto da imparare dalla Giornata del malato. Come ha scritto Papa Francesco nell’enciclica Lumen fidei, “la fede non è luce che dissipa tutte le nostre tenebre, ma lampada che guida nella notte i nostri passi, e questo basta per il cammino”. Noi cristiani sappiamo che la sofferenza “può ricevere un senso, può diventare atto di amore, affidamento alle mani di Dio che non ci abbandona e, in questo modo, essere una tappa di crescita della fede e dell’amore”. Riprendendo il tema della Giornata Mondiale del Malato, il Vescovo ha messo in evidenza come l’esperienza di Giobbe trovi la sua autentica risposta solo sulla Croce di Gesù, atto supremo di solidarietà di Dio con noi, totalmente gratuito, totalmente misericordioso. “E’ questa la risposta d’amore al dramma del dolore umano, specialmente del dolore innocente. Anche le persone immerse nel mistero della sofferenza e del dolore, accolto nella fede, possono diventare testimoni viventi di una fede che permette di abitare la stessa sofferenza, benché l’uomo con la propria intelligenza non sia capace di comprenderla fino in fondo”.

Testo integrale omelia del Vescovo – Giornata Mondiale del Malato