Da venerdì 4 a domenica 6 aprile si sono svolti, al santuario di San Giuseppe di Spicello, gli esercizi spirituali per famiglie organizzati dall’Ufficio diocesano di Pastorale Familiare in collaborazione con l’Istituto Santa Famiglia.
A dare il via al “viaggio” spirituale sono state le parole e la testimonianza di Paolo e Gabriella Spiller, una famiglia di Cuneo, che ha voluto sottolineare come la nostra esperienza di coppie è metafora di un viaggio dove, per camminare insieme, occorre preparare lo zaino, scegliere scarpe adeguate, avere una cartina e una bussola ma, soprattutto, chiedersi dove siamo, da dove stiamo partendo e dove vogliamo andare.
Dio ci chiama a raggiungere una meta molto alta: la gioia piena, l’amore incondizionato per gli altri. Per arrivare a questo obiettivo dobbiamo compiere varie tappe: essere felici, camminare insieme, amarci allo stesso modo in cui Dio ci ama ed essere capaci di accogliere l’amore. In questo cammino, a volte, diventa necessario ricalcolare il percorso, accogliere le varianti inattese che la vita ci propone come occasioni di grazia.
Il mondo di fronte alle difficoltà ci propone di cambiare l’altro, ma per chi ha fede la difficoltà è un momento di grazia: la felicità sta, infatti, nelle piccole cose. Dipendere da qualcuno è segno di libertà, vigore, fiducia. Non siamo perfetti nè tanto meno performanti, ma siamo legati l’uno all’altro e questo è liberante. Sperare vuol dire credere e credere vuol dire condividere aiutarsi a vicenda. Nella seconda giornata di esercizi don Andrea Franceschini, sacerdote della diocesi di Senigallia, nella sua riflessione ha ricordato alle famiglie come ogni giorno Dio ci invia in una realtà diversa, ci chiama a vivere la quotidianità ribaltando in bene ogni difficoltà, ogni cosa negativa. Tutti i nostri errori, infatti, vanno usati per costruire qualcosa di più bello, di più buono. La coppia è chiamata a vedere e costruire cieli nuovi e terra nuova. Spesso nella coppia le cose vanno male quando non vediamo più la bellezza dell’altro ma la Fede è vedere nel buio. Pertanto non dobbiamo imputare all’altro o all’altra le sue colpe, ma guardare la bellezza della sua anima. Scommettere la vita sull’amore ci rende fecondi, ci rende padri e madri.
“Amare i nemici – ha proseguito Don Andrea – non è l’ennesimo peso etico da portare ma è un’azione liberatoria. Togliamoci dunque di dosso la paura d’amare. Impariamo a saper vedere la bellezza dell’altro e non i suoi limiti, ci amiamo per la bellezza che Dio ha messo nei nostri cuori, è superando le fragilità che si ama fino in fondo”.
La tre giorni si è conclusa con un sincero e autentico confronto tra le quindici coppie presenti e con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Andrea che nell’omelia, rivolta in modo particolare ai bambini, ha ricordato l’importanza di trasformare i nostri gesti in segni di accoglienza. Non dobbiamo mai scagliare accuse verso gli altri ma vedere il bello che c’è in ciascuno. “Le nostre opere – ha concluso il vescovo – siano circostanze per fare il bene, per scrivere cose belle, per aiutarci a rialzarci dalle nostre paure, camminiamo dunque verso la Pasqua trasformando il nostro cuore”. Un ringraziamento a tutti i presenti per aver creato un bel clima di fraternità e condivisione è giunto dai direttori dell’ufficio di pastorale familiare Carlo e Nicoletta Berloni e dallo staff dell’ufficio che è già al lavoro per proporre nuovi e innovativi appuntamenti per le famiglie.
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