"A soffrire non sono più singoli, ma famiglie intere". Bilancio sulla crisi di Mons. Nozza. "Dalle diocesi e caritas: ascolto e prossimità"

“A due anni dall’inizio della crisi finanziaria e della recessione economica, lo scenario nel Paese si inasprisce, al di là di quanto attestano le rilevazioni statistiche ufficiali”. È la riflessione di mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, pubblicata sul numero di novembre del mensile“Italia Caritas”. Nell’editoriale, mons. Nozza cita il recente“Rapporto sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia” realizzato da Caritas e Fondazione Zancan ricordando come “le storie incontrate dalle Caritas diocesane e parrocchiali sono sempre meno legate a individui soli e coinvolgono sempre più l’intero nucleo familiare”. In particolare, “vulnerabili sono le persone appartenenti alla fascia di età di mezzo” con “situazioni di povertà legate a livelli di spesa eccessivi, non corrispondenti all’entità del reddito familiare”. Lo scenario è “preoccupante e complesso”, sottolinea mons. Nozza, “e proprio a causa di tale complessità, le prospettive di lavoro e di impegno delle chiese locali, delle Caritas diocesane e parrocchiali, del volontariato e della società civile devono svilupparsi nella prospettiva di alcune azioni prioritarie”. Occorrono, innanzitutto, “abbondanti azioni di ascolto, osservazione e prossimità” per “progettare e fornire risposte adeguate”.
Anche in seguito alla crisi economico-finanziaria, prosegue mons. Nozza, “le comunità ecclesiali e le Caritas diocesane hanno continuato a promuovere o realizzare direttamente varie azioni di intervento” con progetti che mirano a “valorizzare la capacità delle comunità ecclesiali locali di porsi accanto alle storie di vita di chi, trovandosi in situazioni di povertà sommersa e dignitosa, non si rivolge con facilità ai servizi degli enti territoriali”. Secondo il direttore, “la nuova povertà ‘da benessere e nel benessere’ richiama le chiese locali a una sfida che non si gioca necessariamente nei tradizionali luoghi di ascolto e assistenza, ma esige il coinvolgimento di tutte le realtà ecclesiali e civili, nella trasmissione di una cultura e di prassi più attente ai valori della sobrietà e dell’essenzialità, capaci di promuovere responsabilità istituzionali e solidarietà diffusa”. Tuttavia, “i prefigurati tagli allo stato sociale e la conseguente riduzione di impegno pubblico in tale ambito non potranno che continuare a ricadere sugli organismi di solidarietà”. Già oggi, conclude mons. Nozza, “essi svolgono faticose funzioni di supplenza e integrazione delle carenze dell’intervento pubblico” e “bisogna lavorare, perché non accada sempre più estesamente domani”.