Editoriale. Quante volte la moglie avrà sistemato la cravatta, il maglione e la giacca al proprio marito. Un gesto affettuoso carico di condivisione nuziale. Con la stessa intensità e semplicità le due mogli dei diaconi Nando e Michele hanno rivestito, la sera dell’ordinazione i propri mariti con la stola diaconale. E’ un gesto che esprime, innanzitutto, una scelta a conferma della vocazione al matrimonio, l’una donata all’altro. Una moglie che riveste il marito esprime la Chiesa che si prende cura dei suoi figli, specie i più esclusi, emarginati, poveri.
Il marito che si lascia rivestire dalla sua sposa addita la priorità della pastorale: da soli non si va lontano, si arranca, ci si sente impoveriti. Essere rivestiti dal servizio di una donna che mette al mondo i figli evidenzia, pertanto, la gioia e la fatica della costanza nell’educare. L’emergenza educativa nelle mani materne di una sposa e madre. Questa e’ la Chiesa, questa e’ la via per educare: saper ricevere, prima ancora di dare o insegnare.
Il Vescovo ha affidato ai neo diaconi compiti e servizi precisi: per Michele la pastorale familiare diocesana, per Nando il lavoro pastorale unitario e integrato con la parrocchia di Piagge. Sta nascendo e prendendo forma un diaconato di frontiera, che saprà guidare comunità senza più il sacerdote e, in modo particolare, nella sinergia con la Diocesi e il presbiterio. La sapienza, la saggezza e l’esperienza della commissione diaconale maturata negli anni saprà valorizzare il diaconato verso nuove forme di comunità.
G.R.