Caro Direttore. Sono un ragazzo diciottenne di Fano, alunno dell’istituto Tecnico Agrario a Pesaro. Frequento la parrocchia Santa Famiglia, leggo da alcuni anni il vostro quotidiano e sono parte di una famiglia numerosa che mi sostiene. Grazie ad alcune esperienze penso di aver assunto un buon spirito critico nell’assimilare le informazioni proposte e annunciate dai mass media. In questo periodo mi sono sorte alcune domande che rivolgo a voi cercando confronto e risposte. Perché i telegiornali e i quotidiani parlano e raccontano in continuazione della scomparsa di Yara? Sembra che questo avvenimento tragico e riservato sia la continuazione del caso di Sara Scazzi . Entrambi gli eventi sono diventati a causa di un accanimento mediatico dei casi nazionali come se si volessero “anestetizzare” i cittadini Italiani con notizie non rilevanti che deviano l’attenzione della nazione da fatti ben più gravi. Possiamo confidare in telegiornali migliori, se questi diventano “bollettini di guerra” tramite servizi quotidiani su stupri e omicidi?
Penso che bisognerebbe rivedere il modo di informare le persone annunciando spiragli di speranza e di lealtà, solo così si otterrà un reale cambiamento nazionale.
Mi scuso della mia superficiale analisi.
Grazie da
Luca Caverni
14 dicembre 2010
RISPOSTA DEL DIRETTORE M. TARQUINIO
La tua analisi non è affatto superficiale, caro Luca. E’ importante, però, sottolineare che ci sono state e ci sono differenze non irrilevanti nella narrazione mediatica del caso Yara Gambirasio rispetto a quello di Sarah Scazzi: dare attenzione con misura e rispetto è possibile. Ma sottoscrivo le tue riflessioni. Grazie (mt)