Radio Vaticana riferisce che si è spento mercoledì sera a Baltimora, negli Stati Uniti, l’arcivescovo Pietro Sambi, nunzio apostolico a Washington, incarico che assegnatogli nel 2005 da Benedetto XVI. Le sue condizioni di salute si erano aggravate negli ultimi giorni.
Mons. Sambi era nato 73 anni fa a Sogliano al Rubicone, diocesi di Rimini. Era stato ordinato sacerdote nel 1964. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1969, ha prestato servizio dapprima in Camerun venendo successivamente destinato alla delegazione apostolica di Gerusalemme (1971), e alle nunziature apostoliche di Cuba (1974), Algeria (1978), Nicaragua (1979), Belgio (1981) e India (1984). Il 10 ottobre 1985 viene nominato arcivescovo titolare di Belcastro e pro-nunzio apostolico in Burundi; il cardinale Jozef Tomko lo consacra vescovo il 9 novembre dello stesso anno. Nel 1991 viene nominato nunzio in Indonesia e successivamente, nel 1998, assume l’incarico di rappresentante pontificio a Cipro e in Israele, nonché quello di delegato apostolico per Gerusalemme e la Palestina, contribuendo a risolvere l’assedio alla Basilica della Natività.
Dal 17 dicembre 2005 è stato nunzio apostolico per gli Stati Uniti d’America e osservatore permanente presso l’Organizzazione degli Stati Americani. Come nunzio in Israele e delegato apostolico per la Palestina ha svolto un’intensa opera per i cristiani di Terra Santa.
Ammiratore esplicito della vitalità del cattolicesimo statunitense, nel primo periodo della presidenza Obama monsignor Sambi aveva cercato di far capire ai vescovi Usa che l’eccesso di attacchi e di critiche verso la nuova amministrazione avrebbero finito per nuocere alla Chiesa, identificandola come una sorta di lobby militante anti-presidenziale. Proprio a lui, non condizionato da chiusure pregiudiziali verso l’attuale inquilino della Casa Bianca, è toccato di gestire nomine e promozioni di numerosi vescovi segnalatisi per le proprie critiche nette e senza sconti nei confronti della politica obamiana (come, da ultimo, lo spostamento alla sede “cardinalizia” di Phladelphia dell’arcivescovo di Denver Charles J. Chaput, rappresentante della corrente di “ortodossia affermativa” che sta ipotecando buona parte delle sedi cardinalizie statunitensi).