(testo integrale) Cari Fratelli nell’episcopato! come il cardinale Ouellet ha menzionato, sono ormai dieci anni che i Vescovi di recente nomina si ritrovano insieme a Roma per compiere un pellegrinaggio alla Tomba di San Pietro e per riflettere sui principali impegni del ministero episcopale. Questo incontro, promosso dalla Congregazione per i Vescovi e dalla Congregazione per le Chiese Orientali, si inserisce tra le iniziative per la formazione permanente auspicate dall’Esortazione apostolica post-sinodale Pastores gregis (n. 24). Anche voi, a poco tempo dalla vostra consacrazione episcopale, siete così invitati a rinnovare la professione della vostra fede sulla Tomba del Principe degli Apostoli e la vostra adesione fiduciosa a Gesù Cristo con lo slancio di amore dello stesso Apostolo, intensificando i vincoli di comunione con il Successore di Pietro e con i confratelli Vescovi.
A questo aspetto interiore dell’iniziativa si unisce una forte esperienza di collegialità affettiva. Il Vescovo, come voi ben sapete, non è un uomo solo, ma è inserito in quel corpus episcoporum che si tramanda dal ceppo apostolico fino ai nostri giorni congiungendosi a Gesù, “Pastore e Vescovo delle nostre anime” (Messale Romano, Prefazio dopo l’Ascensione). La fraternità episcopale che vivete in questi giorni si prolunghi nel sentire e nell’agire quotidiano del vostro servizio aiutandovi ad operare sempre in comunione con il Papa e con i vostri confratelli nell’episcopato, cercando di coltivare anche l’amicizia con essi e con i vostri sacerdoti. In questo spirito di comunione e di amicizia vi accolgo con grande affetto, Vescovi di Rito Latino e di Rito Orientale, salutando in ciascuno di voi le Chiese affidate alla vostra cura pastorale, con un pensiero particolare per quelle che, in modo speciale nel Medio Oriente, sono nella sofferenza. Ringrazio il Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, per le parole che mi ha rivolto a nome vostro e per il libro, e il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.
L’incontro annuale con i Vescovi nominati nel corso dell’anno mi ha dato la possibilità di sottolineare qualche aspetto del ministero episcopale. Oggi vorrei riflettere brevemente con voi sull’importanza dell’accoglienza da parte del Vescovo dei carismi che lo Spirito suscita per l’edificazione della Chiesa. La consacrazione episcopale vi ha conferito la pienezza del sacramento dell’Ordine, che, nella Comunità ecclesiale, è posto al servizio del sacerdozio comune dei fedeli, della loro crescita spirituale e della loro santità. Il sacerdozio ministeriale, infatti, come sapete, ha lo scopo e la missione di far vivere il sacerdozio dei fedeli, che, in forza del Battesimo, partecipano a loro modo all’unico sacerdozio di Cristo, come afferma la Costituzione conciliare Lumen gentium:“Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano all’unico sacerdozio di Cristo” (n. 10). Per questa ragione, i Vescovi hanno il compito di vigilare e operare affinché i battezzati possano crescere nella grazia e secondo i carismi che lo Spirito Santo suscita nei loro cuori e nelle loro comunità. Il Concilio Vaticano II ha ricordato che lo Spirito Santo, mentre unifica nella comunione e nel ministero la Chiesa, la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici e la abbellisce dei suoi frutti (cfr ibid., 4). La recente Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid ha mostrato, ancora una volta, la fecondità della ricchezza dei carismi nella Chiesa, proprio oggi, e l’unità ecclesiale di tutti i fedeli riuniti intorno al Papa ed ai Vescovi. Una vitalità che rafforza l’opera di evangelizzazione e la presenza della Chiesa nel mondo. E vediamo, possiamo quasi toccare che lo Spirito Santo anche oggi è presente nella Chiesa, crea carismi e crea unità.
Il dono fondamentale che siete chiamati ad alimentare nei fedeli affidati alle vostre cure pastorali è prima di tutto quello della filiazione divina, che è partecipazione di ciascuno alla comunione trinitaria. L’essenziale è che diventiamo realmente figli e figlie nel Figlio. Il Battesimo, che costituisce gli uomini “figli nel Figlio” e membri della Chiesa, è la radice e la fonte di tutti gli altri doni carismatici. Con il vostro ministero di santificazione, voi educate i fedeli a partecipare sempre più intensamente all’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, aiutandoli ad edificare la Chiesa, secondo i doni ricevuti da Dio, in modo attivo e corresponsabile. Infatti, dobbiamo sempre tener presente che i doni dello Spirito, straordinari o semplici ed umili che siano, sono sempre dati gratuitamente per l’edificazione di tutti. Il Vescovo, in quanto segno visibile dell’unità della sua Chiesa particolare (cfribid., 23), ha il compito di unificare ed armonizzare la diversità carismatica nell’unità della Chiesa, favorendo la reciprocità tra il sacerdozio gerarchico ed il sacerdozio battesimale.
Accogliete dunque i carismi con gratitudine per la santificazione della Chiesa e la vitalità dell’apostolato! E questa accoglienza e gratitudine verso lo Spirito Santo, che opera anche oggi tra noi, sono inscindibili dal discernimento, che è proprio della missione del Vescovo, come ha ribadito il Concilio Vaticano II, che ha affidato al ministero pastorale il giudizio sulla genuinità dei carismi e sul loro ordinato esercizio, senza estinguere lo Spirito, ma esaminando e ritenendo ciò che è buono (cfr ibid., 12). Questo mi sembra importante: da una parte non estinguere, ma dall’altra parte distinguere, ordinare e ritenere esaminando. Per questo deve essere sempre chiaro che nessun carisma dispensa dal riferimento e dalla sottomissione ai Pastori della Chiesa (cfr Esort. ap.Christifideles laici, 24). Accogliendo, giudicando e ordinando i diversi doni e carismi, il Vescovo rende un grande e prezioso servizio al sacerdozio dei fedeli e alla vitalità della Chiesa, che risplenderà come sposa del Signore, rivestita della santità dei suoi figli.
Questo articolato e delicato ministero, richiede al Vescovo di alimentare con cura la propria vita spirituale. Solo così cresce il dono del discernimento. Come afferma l’Esortazione apostolicaPastores gregis, il vescovo diventa “padre” proprio perché pienamente “figlio” della Chiesa (n. 10). D’altra parte, in forza della pienezza del sacramento dell’Ordine, è maestro, santificatore e Pastore che agisce in nome e in persona di Cristo. Questi due aspetti inscindibili lo chiamano a crescere come figlio e come Pastore alla sequela di Cristo, in modo che la sua santità personale manifesti la santità oggettiva ricevuta con la consacrazione episcopale, perché santità oggettiva del sacramento e santità personale del vescovo vanno insieme. Vi esorto, quindi, cari confratelli a rimanere sempre alla presenza del Buon Pastore e ad assimilare sempre più i suoi sentimenti e le sue virtù umane e sacerdotali, mediante la preghiera personale che deve accompagnare le vostre impegnative giornate apostoliche. Nell’intimità con il Signore troverete conforto e sostegno per il vostro impegnativo ministero. Non abbiate timore di affidare al cuore di Gesù Cristo ogni vostra preoccupazione, certi che Egli ha cura di voi, come già ammoniva l’apostolo Pietro (cfr 1Pt 5,6). La preghiera sia sempre nutrita dalla meditazione della Parola di Dio, dallo studio personale, dal raccoglimento e dal giusto riposo, perché possiate con serenità saper ascoltare ed accogliere “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (Ap 2,11) e condurre tutti all’unità della fede e dell’amore. Con la santità della vostra vita e la carità pastorale sarete di esempio e di aiuto ai sacerdoti, vostri primi ed indispensabili collaboratori. Sarà vostra premura farli crescere nella corresponsabilità come sagge guide dei fedeli, che con voi sono chiamati ad edificare la Comunità, con i loro doni, i loro carismi e con la testimonianza della loro vita, perché nella coralità della comunione la Chiesa renda testimonianza a Gesù Cristo, affinché il mondo creda. E questa vicinanza ai sacerdoti, proprio oggi, con tutti i problemi, è di grandissima importanza.
Affidando il vostro ministero a Maria, Madre della Chiesa, che rifulge davanti al Popolo di Dio ricolma dei doni dello Spirito Santo, imparto con affetto a ciascuno di voi, alle vostre diocesi e particolarmente ai vostri sacerdoti, la Benedizione Apostolica. Grazie.