“Nella vita consacrata, quello che conta è la fraternità. Non esiste la chiamata a diventare badessa o vescovo: chi parte così, sbaglia in principio”. Mettersi al servizio, non solo da religioso, ma anche nelle vite e nelle carriere che si scelgono, per il vescovo di Fano, Fossombrone…Cagli e Pergola è rispondere alla Chiamata. Lo ha ricordato a Cagli, dove ha celebrato il 60esimo anniversario di professione di suor Maria Paola. “Oggi rinnova le sue promesse al monastero, alla badessa e alle sue consorelle – ha detto il vescovo a San Pietro -, io ci sono, ma la mia presenza non è necessaria quanto quella delle consorelle”. Ci ha tenuto, il vescovo, a richiamare l’anonimato, per essere come Gesù: quel Gesù che è famoso, ma fugge la folla che lo acclama e non arretra, però, davanti alla Croce, quel Gesù che si è fatto piccolo in un popolo altrettanto piccolo e martoriato dalla storia è l’esempio da seguire, per il vescovo. Quasi un richiamo a chi, in questo periodo, sceglie di impegnarsi in politica, ma anche a tutti gli altri. “Ogni cristiano deve accettare di portare la Croce – ha aggiunto – solo se vede la croce, se vede il peso, se si sente inadeguato. Non se vuole diventare o essere…”.
Suor Maria Paola, intanto, il suo sì alla vita consacrata lo ha rinnovato con gioia. Originaria di Montalfoglio di San Lorenzo in Campo, il passo malfermo dei suoi 86 anni lo ha oscurato col sorriso e la voglia di raccontare una vita “conforme” e condivisa nell’anonimato con le consorelle. Sette, in questo periodo, nel monastero di San Pietro, uno dei due monasteri cagliesi di clausura.
Elisa Venturi