“Dio ci ama senza merito, ci ama nei nostri limiti”

Come ogni anno, la mattina del 25 dicembre il Vescovo Armando, alle 8.30, ha celebrato la Santa Messa nella casa di reclusione di Fossombrone. Riportiamo, di seguito, il testo integrale dell’omelia.

Nel bel mezzo della colpa e della miseria più profonda del popolo una voce parla –sommessamente e misteriosamente, ma piena di beata certezza –della redenzione mediante la nascita di un bambino divino. Si parla della nascita di un bambino, non dell’azione travolgente di un uomo forte, non dell’ardita scoperta di uno scienziato, non dell’opera pia di un santo. E’una cosa che supera davvero ogni comprensione: la nascita di un bambino è destinata a provocare la grande svolta di tutte le cose, a portare salvezza e redenzione all’intera umanità. Ciò attorno a cui invano si affaticano re e uomini di stato, filosofi ed artisti, fondatori di religioni e moralisti è adesso realizzato da un bambino. Come a vergogna delle più grandi fatiche e opere umane, un bambino viene qui posto al centro della storia del mondo. Un bambino nato da uomini, un figlio dato da Dio. Questo è il mistero della redenzione del mondo, tutto il passato e tutto il futuro è qui racchiuso. La misericordia infinita del Dio onnipotente viene a noi, si abbassa verso di noi nella figura di un bambino, di suo Figlio.

I potenti pensavano di raggiungere Dio e di essere alla sua pari mediante l’accumulo del potere; le persone religiose attraverso l’accumulo delle preghiere.
Con il Natale, invece Dio diventa umano, abbassandosi al livello di ogni altra creatura. Solo la “follia di Dio”(1 Cor 1,25) poteva spingere l’Altissimo non solo a diventare uomo, ma a rimanerlo: il Signore “spogliò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini”(Fil 2,7).
Con Gesù Dio non è più da cercare, ma da accogliere (“A quanti l’hanno accolto…u8221 , Gv 1,12). Lui è il “Dio con noi”(Mt 1,23), e chiede di essere accolto e con lui, e come lui, andare verso ogni persona per inondarla del suo amore e rendere il mondo più umano.

Un amore non meritato
Spesso siamo ossessionati dalla consapevolezza di non meritare l’amore di Dio, e vorremmo arrampicarci su noi stessi per meritarlo. Quando però comprendiamo che è Dio ad amarci per primo e per prima cosa ci viene detto di credere che siamo amati gratuitamente, allora ci rassereniamo. Questo vale anche per l’esperienza umana, per l’esperienza dell’amore dei nostri genitori, per l’esperienza della persona che abbiamo incontrato e che misteriosamente ha trovato in me qualcosa di amabile, di importante e mi ha detto: tu sei importante per me, io ti voglio bene. E’tutto gratuito, non l’abbiamo meritato.
Dunque Dio ci ama senza merito, ci ama nei nostri limiti, crede in noi, sa perdonarci: l’amore di Dio non delude, è forte come una roccia. Questa roccia è l’amore con cui Dio costruisce la nostra vita. Dobbiamo perciò ripetere al nostro cuore: noi crediamo all’amore che tu, o Padre, hai per noi. Un amore che è la nostra forza. Non è il nostro essere bravi, il nostro saperci far voler bene, saperci conquistare il cuore dell’altro, al primo posto; è anzitutto il nostro cuore conquistato da colui che ci ama gratuitamente e diffonde attorno a noi un amore gratuito com’è quello di Dio. Il punto di partenza è l’amore senza motivo, l’amore che ama perché ama.
La parola biblica è su Dio, al cui amore abbiamo creduto proprio perché cosciente di non meritarlo, ma ci è dato per pura bontà ed è quello che ci rigenera, ci tiene in piedi, ci rilancia, ci perdona nelle nostre debolezze e fragilità reciproche: è un amore sempre pronto per purificarci e tirarci su,.

Gesù presente nella mia vita
Il significato della presenza di Gesù in mezzo a noi è Dio con noi, Dio da sempre con noi, Dio nella nostra storia. Dio nelle sofferenze dei dolori della nostra storia si fa presente, da sempre si è fatto presente, in Gesù si fa presente nella notte di Natale. L’Emmanuele, il “Dio con noi”è qui tra noi, in mezzo a noi, per darci la certezza che l’amore di Dio non ha abbandonato questo universo, ma è parte di esso, parte della nostra sofferenza e dolore, per portarci, insieme con Lui, nella pienezza della vita del Padre. Per questo il Natale non è che il primo momento di un progetto di amore e di redenzione non ancora pienamente compiuto, perché attende il suo completamento alla fine dei tempi.

“Noi sappiamo che l’uomo soffre di dubbi atroci. Noi sappiamo che nella sua anima vi è tanta oscurità, tanta sofferenza. Noi abbiamo una parola da dire, che crediamo risolutiva: il Cristo è il Fratello, è l’Amico per eccellenza. E’ sì, il mandato da Dio, ma non per condannare il mondo, ma per salvarlo. E’il Buon Pastore dell’umanità. Non v’è valore umano ch’egli non abbia rispettato, sollevato e redento. Non c’è sofferenza umana ch’egli non abbia compresa, condivisa, valorizzata.
Non c’è bisogno umano che non sia difetto morale, che egli non abbia assunto e sofferto in se stesso, e proposto al genio e al cuore degli altri uomini come tema d’interesse e di amore, quasi condizione della loro stessa salvezza. Anche per il male, ch’egli, medico dell’umanità, ha conosciuto e denunciato con insuperabile vigore, ha avuto infinita pietà, fino a far scattare, mediante la grazia, nel cuore dell’uomo, ineffabili sorgenti di redenzione e di vita. Ecco: si sappia dal mondo come Cristo, che vive ancora oggi nella sua Chiesa, si annuncia al mondo da questo punto, da questa culla che segnò il suo arrivo sulla terra” (Paolo VI, Betlemme, 6 gennaio 1964)