La riflessione del Vescovo Armando all'inizio di questo anno

“La fine e l’inizio di un nuovo anno ci invitano alla gratitudine”

Gli anni della nostra vita sono settanta, 

ottanta per i più robusti…

passano presto e noi voliamo via (Sal 90,10).

E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia

davanti a Dio e agli uomini (Lc 2,52).

     La fine e l’inizio di un nuovo anno ci invitano alla gratitudine per il dono di esserci ancora, desiderosi di andare avanti, curiosi sul futuro, su cosa ci riserverà. 

Il Salmo )0,10 descrive la fugacità del vivere, l’inesorabile passare degli anni che prima o poi finiscono e  volano via… e noi con loro.

     E’ una verità che conosciamo tutti, almeno a parole, ma che è importante radicare anche nel cuore e nell’anima per godere del nostro presente, per sentire il gusto della vita in ogni stagione dell’esistenza, per assaporare la bellezza di ogni tempo e di ogni momento. E’ buona cosa anche per i nostri anziani far proprie queste parole; talvolta sono presi dalla paura e sembrano incapaci di congedarsi serenamente da quella vita che hanno avuto la fortuna di vivere a lungo. Sapere che non siamo eterni dona la giusta misura per valutare gli eventi della nostra vita, per impegnarci nelle relazioni, per considerare e valorizzare le persone care; questa consapevolezza offre la giusta prospettiva da cui guardare al nostro fare  e strafare, al nostro correre affannati, al nostro perderci talvolta in minuzie, in cose che non contano nulla, in battibecchi che sviliscono le nostre relazioni e ci lasciano svuotati, rancorosi e soli.

Lo sanno bene quelli che hanno patito la perdita precoce di una persona cara, marito, moglie, figlio/a, padre, madre e portano nel cuore il dolore per un tempo della vita non rispettato, non vissuto al meglio. Costoro guardano agli altri, quelli preservati da simili dolorose assenze, chiedendosi il perché di tanto spreco, di tanta superficialità, di tanta ingratitudine. Per loro il versetto del Salmo 9°,10 suona poco veritiero: la vita spezzata anzitempo lascia sempre sgomento e confusione che rischiano di indebolire la buona relazione col Signore, l’unica che consente, anche nel doloroso momento del lutto, di crescere in sapienza, età e grazia (Lc 2,52).

     Per tutti grandi e piccoli, c’è vera crescita quando, accanto al corpo, fioriscono in noi la sapienza circa le cose profonde della vita e la grazia che sa avvertire la presenza grata del Signore accanto a noi.  Anche per Gesù è stato così; dopo essersi trattenuto nel Tempio all’insaputa dei suoi genitori provocando loro grande angoscia, torna a Nazareth e continua con loro nel  cammino di crescita a tutti i livelli della sua personalità. E questa crescita è quella necessaria anche si nostri figli, perché siano sani e forti non solo nel corpo, ma anche nello spirito, perché sappiano che sono figli del Signore e fratelli di tutti, perché riescano ad avvertire il Padre accanto a loro e sappiano vivere di lui e ringraziarlo con tutto il cuore. E allora anche davanti agli uomini saranno persone che sanno godere della pienezza della vita e sanno testimoniare la fede in Colui che da sempre sostiene la nostra esistenza.

 

     Per l’anno nuovo non ti auguro di riuscire in ogni tuo progetto, ma di ricevere ed accogliere nel tuo cuore e nella tua vita, giorno dopo giorno, e passo dopo passo, l’amore di Dio che dà senso all’esistenza.

     Non ti auguro di non subire alcun insuccesso, ma di accogliere come un dono immeritato la forza che permette di restare in piedi malgrado i pesanti fardelli.

     Non ti auguro dei giorni pacifici, ma la capacità di lasciarti disturbare dagli altri e di accogliere il diverso come un inviato di Dio.

     Non ti auguro di trovare risposta ad ogni domanda, ma di saper ricevere gli interrogativi degli altri, di portare dentro di te le loro pene e i loro conflitti senza soluzione,  per essere accanto a loro un portatore di pace  e di condivisione.

 

I segreti della vita affidati a una “donna”.

     La Madonna, oggi, viene colta in un atteggiamento tipicamente contemplativo. “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.

     Maria, la Donna, ci invita a frequentare le profondità, a concentrarci sull’essenziale, a prendere le misure delle cose.

Maria, mentre medita, non svolge certo una attività produttiva. Oggi spesso l’identità dell’uomo si è trasferita fuori di lui, nelle cose, nei beni materiali… La logica del fare e dell’avere prevale su tutto: ha occupato il cuore.  Urge ritrovare una dimensione contemplativa per  “disintossicare” la vita da questi veleni, per ricuperare il senso dell’essere, liberarci dalla frivolezza, ritrovare la scala dei valori. 

Senza frequentazione delle profondità la vita inaridisce. E scompare pure la pace.