Il fine della Quaresima è la rinascita

Sull’unità del Triduo Pasquale si è concentrata la riflessione di don Francesco Pierpaoli in occasione del primo Quaresimale che si è tenuto lunedì 19 febbraio nella Basilica di San Paterniano.

“I cinque appuntamenti a San Paterniano sono in continuazione – ha sottolineato don Matteo Pucci nell’introduzione – alla proposta annuale del nostro Vescovo Armando che, anche quest’anno, desidera convocarci per un incontro comunitario di preghiera e di ascolto della Parola del Signore”. Icona che accompagnerà i fedeli in questo cammino verso la Pasqua la copia del Crocifisso di San Damiano, Crocifisso che i giovani regalarono a Giovanni Paolo II durante la Giornata Mondiale della Gioventù e che il papa poi donò al Centro di Montorso.

“La Quaresima è tempo di prova perché è tempo di decisioni – ha messo in evidenza don Francesco Pierpaoli – ossia tempo nel quale consentiamo al Vangelo di Gesù di costringerci a scegliere, a stanarci nelle nostre ambiguità, a rivelarci gli aspetti umanamente e spiritualmente irrisolti. Come i giorni dell’Avvento corrispondono ai giorni più bui dell’anno che culminano, poi, con il giorno di Natale nel quale la luce vince le tenebre, con i quaranta giorni della Quaresima facciamo corrispondere questi giorni nei quali la natura torna a vivere dopo il sonno invernale a una lotta fra la morte e la vita. La Quaresima invoca la vita che vince sulla morte. Il fine della Quaresima è la rinascita a una vita che non rinuncia mai a rinnovarsi. Nella prima lettura (Giona 1,1-4.13; 2,1.11) abbiamo ascoltato che i marinai cercavano, a forza di remi, di raggiungere la spiaggia ma non ci riuscivano. Non è questa l’immagine di quanto siano inutili le risposte che diamo ai problemi facendo unico riferimento su noi stessi? Non si arriva maia una spiaggia, non ci riusciamo. Sembra proprio di vedere questo nostro tempo. Il bene della nave  – ha proseguito don Pierpaoli – è che Giona sia in balìa degli altri, che non si lasci guidare dalla paura, che la sua incertezza non significhi essere né caldo né freddo. Il bene della nave coincide in quel momento con il raggiungimento della spiaggia, la morte di Giona diventa il segno eloquente del nostro totale abbandono nelle mani dell’altro. La Pasqua ci fa capire che il Natale non è la prova di forza di un Dio che viene a stare con noi per mettere le cose apposto, ma che il Natale è condivisione piena con la nostra natura umana. Dio lo vediamo in ogni carne dell’uomo che nasce, cresce e muore e grazie a Gesù capiamo che la morte è sempre ingiusta per Lui e per noi perché si muore innocenti. Gesù ci dice che la morte è vinta condividendo e amando fino alla fine. Come Maria e Giovanni – ha messo in evidenza don Francesco – anche noi ci troviamo ai piedi della croce, in cui Gesù muore abbandonato dai suoi e schernito dalla folla. Non è forse il dovere di ogni cristiano essere presente nei luoghi dove qualcuno viene respinto e abbandonato? Dove può trovarsi la Chiesa se non in prima linea?  La Quaresima è il tempo in cui la Chiesa chicco di grano caduto a terra rimane solo, si macera perché a primavera tutto il mondo porti frutto. La Pasqua di Cristo diventa la nostra Pasqua non perché come facevano in marinai sulla barca vogliamo raggiungere la riva a forza di remare, ma perché con il Battesimo siamo morti con Gesù e risorgiamo con Lui proprio nella veglia pasquale. Noi passiamo dalla morte alla vita ogni volta e perché amiamo i fratelli. Il peccato originale da cui la Pasqua di Gesù ci libera è proprio la chiusura all’altro, al bisogno naturale dell’altro. Siamo testimoni di una tomba vuota, non riempiamola con le statue di Gesù morto, con le statue di Gesù sepolto. Vivere solo il venerdì santo fa diventare questo gesto d’amore solo un crocifisso che pende sui muri, ma non sulle nostre scelte. La tomba vuota non può essere riempita da ciò che amore non è, da ciò che felicità non è, da ciò che Dio non è. Il mistero pasquale, manifestazione dell’ora di Gesù – ha concluso don Francesco Pierpaoli – aiuti anche noi a trovare l’ora della Chiesa, l’ora in cui, immersi nell’amore fino alla fine, saremo capaci di conoscere la bellezza della Chiesa nella sua capacità profetica di chinarsi sull’uomo, su ogni uomo”.

 

testo guida Primo Quaresimale