Il messaggio del Vescovo Armando alla città in occasione del Santo Natale

Buon Natale! La cosa più evidente della scelta di Dio di incarnarsi è che ha voluto essere uno di noi, condividere in tutto la nostra vita. Questa è la Carità. Il Dio che ci ha spiegato Gesù non è un Dio della paura, ma è il Padre della Bontà e della Misericordia.

In questa direzione il Signore ha guidato la sua Chiesa fin dall’inizio quando le Comunità si riunivano nelle case, esattamente come succede oggi nei luoghi dove il terremoto ha spazzato via tutto. La casa è il luogo della prima Comunità, non un edificio vuoto ma una famiglia nella quale l’amore di un uomo e una donna, i figli, gli anziani cercano di vivere con Amore (Dio è Amore!); di questo Amore di Dio fa esperienza la Comunità che là si riunisce. Non a caso la prima immagine che la Bibbia ci dà del vescovo e del presbitero è quella di un padre di famiglia.

E’ pur vero che subito si sentì la necessità di qualche struttura di Carità; ne abbiamo traccia negli Atti degli Apostoli che parlano delle mense per le vedove. Nel quarto secolo San Giovanni Crisostomo, in Siria, aveva aperto una casa per i pellegrini, soprattutto malati, e così in tantissime altre Comunità. Ma poi negli Atti non si parlerà più delle mense; si parlerà invece di tanti gesti di carità come quello di una vedova alla cui morte viene data questa testimonianza a Pietro: “Si fecero incontro tutte le vedove in pianto, che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra di loro”.

Al contrario, Paolo, con dolore, scriverà: “Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito, tutti mi hanno abbandonato”. Come per Gesù.

Ecco allora una carità fatta di gesti semplici e quotidiani tanto che gli Atti potranno scrivere di una Comunità il cui vanto era quello che “nessuno tra loro era bisognoso, perché veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno”

Così vorrei proporvi il Natale: una occasione per ricuperare la carità semplice e dei piccoli gesti, spesso nascosti, ma essenziali a rendere bella la vita di chi bella non ce l’ha. Dobbiamo recuperare la Carità delle case: una telefonata, un sorriso, un gesto di interessamento per un problema, una visita a chi è malato o una lettera a chi è in carcere, una mano nei compiti anche al figlio del vicino, offrire lavoro, affittare a prezzi accessibili, una cipolla, un pezzo di pane… Il tutto con Amore e per Amore! Ma anche una parola di fede, la testimonianza di fronte al dolore, credere nella vita dono di Dio, essere certi che i morti risorgeranno in Cristo.

Come saprete in questi ultimi mesi sto attraversando giorni nella malattia, negli ospedali, insieme a tanti altri compagni di viaggio. Ebbene, sono a riconoscere la professionalità dei nostri luoghi di malattia, la presenza capillare accanto ai pazienti, la generosità e la dedizione che si incontrano in questi luoghi di cura – dall’ultimo inserviente ai dottori tutti.
La politica parla spesso di sanità e di progetti per il futuro: ed è suo compito. Ma vorrei non venissero dimenticati quanti nel presente operano nei luoghi della malattia e della vecchiaia o nel volontariato assistenziale: dobbiamo essere grati, incoraggiarli e sostenerli in questa professione che è anche e soprattutto vocazione.

Vorrei tessere l’elogio di chi si fa prossimo, delle istituzioni dedite alla prossimità, di chi si fa carico della promozione del bene comune, della pace sociale e di una convivenza civile serena. Una scelta in radicale controtendenza, in una stagione in cui si tende a lamentarsi sempre di tutto e di tutti, contro quella seminagione amara di scontento che diffonde scetticismo, risentimento e disprezzo, che ci abitua a giudizi sommari e a condanne perentorie e getta sospetto sulle istituzioni e sugli uomini e le donne che vi ricoprono ruoli di responsabilità. Sono tante le realtà citate, dai sindaci alle forze dell’ordine, dagli insegnanti e dirigenti scolastici agli operatori sanitari, al vasto mondo della solidarietà e del volontariato. Voglio fare l’elogio degli onesti e dei competenti, dei generosi e dei coraggiosi. Voglio fare il loro elogio anche per incoraggiare altri. Prendetevi qualche responsabilità! Dedicate tempo! Le istituzioni hanno bisogno di voi! La città, i paesi hanno bisogno di voi!

+Armando Trasarti