La “santa croce” dei nostri presbiteri

vita consacrata 1La croce ha due bracci: quello verticale e l’altro orizzontale. il braccio verticale indica la relazione con il Signore, il “Pastore-Capo-Sposo” della nostra vita. Il braccio orizzontale significa la relazione con i fratelli presbiteri che con-vivono nel presbiterio diocesano, e, con loro e mai senza di loro, con i fratelli e le sorelle nel santo battesimo.

1. La relazione sponsale: single o coniugati?

1. La relazione coniugale come parabola della consacrazione presbiterale
1. La relazione di coppia è un mistero che ha sempre posto interrogativi: per quale misteriosa forza di attrazione l’uomo lascia la sua famiglia di origine e si unisce alla sua donna formando un vincolo più forte, in pratica sostitutivo del precedente?
2. Proprio perchè è una analogia di cui tutti possiamo avere l’esperienza, è molto ricorrente anche nelle sante Scritture: il popolo come sposato dal Signore; la facile infedeltà della ‘sposa’ di fronte al Dio sempre fedele; la misericordia con cui viene ripristinato il legame rotto; il nuovo popolo come ‘nuova sposa’ per il Cristo…
3. I tratti della relazione di coppia risultano illuminanti e stimolanti per la vita dei consacrati: reciproca conoscenza e frequentazione assidua e diretta; condivisione e donazione quotidiana; atteggiamento di gratitudine e di gratuità (“Tu l’ami perché ne hai bisogno o ne hai bisogno perché l’ami?”); capacità di sacrificarsi per il bene dell’altro/a; capacità di fedeltà e definitività; serenità e fortezza anche nelle tempeste della vita…

2. La vita del consacrato come speculare a quella sponsale
1. Il progetto di vita del consacrato non è nè una formula geniale, nè un valore astratto, nè un’attività più o meno piacevole e attraente, ma una Persona;
2. che mi ha amato, mi ama e mi amerà e che ha dato se stesso per me (Gal 2,20);
3. da incontrare in modo sempre più maturo e oblativo;
4. da ascoltare con docilità, con la quale condividere interessi, ansie, delusioni;
5. alla quale dedicare il meglio del tempo, pur pressati da tante cose da fare;
6. con la quale realizzare un “noi” fra persone che sanno di potersi fidare l’una dell’altra e di affidarsi l’una all’altra;
7. che ci immette nella sua famiglia (il Padre e lo Spirito);
8. che viene sempre prima del mio ruolo, della mia attività, della mia ‘professione’;
9. che mi dà la forza per elaborare i vari ‘lutti’ per quanto si lascia, sapendo in anticipo che con il sì definitivo non ci sarà mai nella mia vita una mia ‘donna’, dei miei ‘figli’
10. che fa da baricentro portante della mia vita, e che mi aiuta a controbilanciare il secondo cerchio spesso meno gratificante o anche deludente (impegni concreti nel grigio quotidiano o relazioni a volte pesanti in una data realtà pastorale).

 

2. La relazione fraterna: presbìteri o presbitèri?
– Il primo dono che i presbiteri devono fare alla Chiesa e al mondo non è l’attivismo, ma la testimonianza di una fraternità concretamente vissuta.
– La comunione è il gesto più missionario che ci sia.
– Mentre gli amici si scelgono, i fratelli si accettano, ma fratelli-amici si diventa.
– La vocazione al sacerdozio prosegue con una vocazione nel sacerdozio.

1. L’orizzonte: la riforma della Chiesa

2. Le “cinque piaghe” del clero
1. Autoreferenzialità
2. Clericalismo
3. Martalismo
4. Immobilismo
5. Terrorismo delle chiacchiere

3. L’appartenenza al presbiterio
È determinazione essenziale della nostra identità sacerdotale: “Presbyteri cum suo Episcopo unum presbyterium constituunt” (LG 28)

4. Formazione permanente come conversione permanente
1. Superare la concezione di una FP intesa come aggiornamento
2. Sburocratizzare l’esercizio del ministero
3. Favorire l’unità tra ministero e vita

5. Avviare processi di FP come riforma della vita dei presbiteri
1. Promuovere una cultura della FP
2. Propiziare le condizioni della gioia
3. Orientarsi a forme adeguate per l’esercizio del ministero
4. Articolare le responsabilità
5. Proporre esercizi di comunione nel presbieterio

6. La carità pastorale come principio unificante della FP
1. La povertà come via di libertà apostolica
2. La castità come stimolo della carità pastorale
3. L’obbedienza come dedizione umile e generosa