Pubblicata la Lettera Pastorale del Card. Tettamanzi. La sintesi.

lettera.jpgE’ stata resa nota la Lettera Pastorale 2008-2009 del Card. Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano. È stata pubblicata una sintesi disponibile qui di seguito.

LA NOSTRA LETTERA SIETE VOI…

 

Famiglia, permettimi di darti del tu

 

1. Carissimi, iniziando quest’anno la terza tappa del Percorso pastorale mi chiedo: a chi desidero rivolgermi? Ai singoli, alle famiglie, ad alcune categorie di persone, alle comunità cristiane, a tutti?

Mi rivolgo, in primo luogo e direttamente, alle famiglie, a tutte le famiglie indistintamente. Vorrei dire: Famiglia, permettimi di parlare con te, così come sei nella concretezza della tua vita quotidiana.

Non sei una semplice aggregazione sociale. Sei un ‘tu’ personale e indispensabile, un soggetto di fondamentale importanza per la Chiesa e per la società! Né l’una né l’altra potrebbero fare a meno di te. Per loro tu sei autentica cellula vitale e risorsa incomparabile! Di te la Chiesa e la società vivono; in te possono scoprire le sorgenti della vita, la custodia della sofferenza, l’ospitalità dell’amore. Da te la Chiesa e la società ricevono edificazione e testimonianza; le tue gioie e i tuoi progressi sono le gioie e le speranze di tutti; senza di te verrebbe a mancare qualcosa non solo di prezioso, ma di irrinunciabile, di costitutivo.

Accogli dunque queste mie pagine come la lettera di una persona cara, che trasmette stima, affetto, gratitudine.

Come fratello e vescovo sento vicina a me ogni famiglia, così come è, in qualunque condizione si trova: famiglie che conducono un’esistenza all’insegna della serenità, della condivisione e della gioia, e famiglie che attraversano la difficile stagione della sofferenza e del lutto, o il cui cuore è ferito (cfr Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito. Lettera agli sposi in situazione di separazione, divorzio e nuova unione, Epifania 2008).

Penso alle famiglie che hanno potuto trasmettere il dono della vita ai propri figli, a quante soffrono per l’impossibilità di farlo, alle famiglie che hanno trovato altre modalità di esprimere la propria fecondità. Penso alle famiglie più giovani, appena costituite, e a quelle sorte da tanto tempo; a quelle giunte da paesi e culture geograficamente distanti da noi, con un bagaglio culturale per noi nuovo, e a quelle che hanno da sempre abitato il nostro territorio. Mi rivolgo alle famiglie disagiate e a quelle che stanno bene. Il mio pensiero va alle famiglie credenti e a quelle non credenti, alle situazioni familiari nelle quali l’amore è forte e sincero, oppure è incerto e fragile.

Tutte, tutte quante siete famiglie degne di rispetto, di ammirazione, di stima, di affetto! Tutte avete qualcosa di bello, di grande, di unico da testimoniarci e da trasmetterci.

Vorrei potervi incontrare e ascoltare di persona i sentimenti, le attese, i dubbi e i problemi con i quali, come famiglia, dovete quotidianamente confrontarvi sul vostro territorio, nelle vostre comunità, nel mondo e nel clima culturale di oggi.

Vorrei poter dialogare con voi, in modo semplice e sincero: come avviene tra le persone di una stessa famiglia! Già nella prima tappa del Percorso pastorale (Famiglia ascolta la parola di Dio, anno pastorale 2006-2007) avevo chiesto a tutte le comunità parrocchiali di realizzare momenti di incontro e di ascolto della parola di Dio e della parola viva delle famiglie. Penso in particolare agli interrogativi legati all’esperienza di fede, ai problemi della vita morale e alle fatiche dell’educazione dei vostri figli, su cui mi sono soffermato nella seconda tappa del Percorso dell’anno pastorale 2007-2008 (Famiglia comunica la tua fede).

Vorrei quest’anno proseguire con voi il dialogo sulle questioni che riguardano la vita pubblica e civile, sulle questioni che legano la famiglia alla società, al mondo della scuola e del lavoro, all’ambiente sociale, al quartiere o alla città o ai paesi nei quali abitate. Vorrei con voi riprendere il cammino in questo anno pastorale 2008-2009, perché veramente la famiglia diventi l’anima del mondo.

 

NeI mio cuore sta un desiderio grande al termine di questo triennio pastorale. Vorrei dirvi: care famiglie, ormai non ho più bisogno di aggiungere altro riguardo a voi, al vostro cammino di fede, alla vostra esperienza vissuta, perché siete diventate voi stesse la mia lettera, il riflesso vivo di quel piccolo vangelo «scritto ogni giorno con le scelte e i gesti, anche i più semplici e abituali» del vostro vissuto (cfr Famiglia comunica la tua fede, n. 2), che si alimenta alla luce e alla forza del grande vangelo che è Gesù stesso, la sua parola, la sua vicenda, la sua persona.

Traduco così per voi quanto san Paolo scrive ai cristiani di Corinto: «La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini. È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori» (2 Corinzi 3,2-3).

Sarebbe proprio questo, per me, il traguardo più bello del triennio pastorale: non avere più nulla da aggiungere sulla famiglia, perché guardando a voi e accogliendo la vostra testimonianza di dedizione, di fedeltà, di amore, qualunque altra famiglia e qualsiasi altra persona in ricerca del proprio cammino possano dire: davvero l’amore di Dio è in mezzo a noi!

 

Famiglia, sei anima del mondo

 

2. In questa terza tappa del Percorso pastorale vogliamo insieme riscoprire la vocazione straordinaria cui è chiamata ogni famiglia: Famiglia, diventa anima del mondo!

Sento però che mi devo esprimere in termini ancora più forti. Limitarmi a dire “diventa”, rimanda sì ad un imperativo di vita, ad un impegno che la famiglia si deve liberamente assumere, ad una coerenza che deve assicurare. Ma questo è troppo poco, perché è l’essere stesso della famiglia – così come voluto da Dio creatore – che si configura come anima del mondo. Dunque: Famiglia, sei anima del mondo! Questa è la tua stessa “identità”, la tua più bella definizione, la tua grande dignità! E’ da questa profondità radicata nelle fibre dell’essere che scaturisce e s’impone l’impegno a realizzare nella vita la fisionomia stampata dall’amore di Dio nel cuore della famiglia.

Ogni famiglia, dunque, racchiude in sé una meravigliosa possibilità di bene: può veramente donare un’anima a questa nostra società, a questo nostro tempo. La vitalità della famiglia, l’intensità delle sue relazioni, la sua capacità di amare, di educare, di accogliere, di perdonare, di dare fiducia all’altro, costituiscono un soffio vitale, assolutamente necessario e insostituibile in una società che sempre più invoca relazioni autentiche, ispirate alla verità e all’amore, alla dignità e bellezza di ogni persona, al bisogno di ricercare sopra ogni cosa il bene dell’altro.

A te, famiglia che mi ascolti, dico: sei chiamata non tanto a percorrere una via di eccezionalità – che solo ad alcuni sarebbe concessa – ma semplicemente ad essere te stessa. Sei già, e puoi e devi diventare sempre più, sale della terra e luce del mondo (cfr Matteo 5,13-16), secondo quella passione missionaria di cui è scossa la fede di ogni cristiano (cfr Mi sarete testimoni, n 77).

Un antico e anonimo autore cristiano scrive: “I cristiani sono nel mondo quello che è l’anima nel corpo. L’anima si trova in tutte le membra del corpo e anche i cristiani sono sparsi nelle città del mondo. L’anima abita nel corpo, ma non proviene dal corpo. Anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo… Sebbene ne sia odiata, l’anima ama la carne e le sue membra; così anche i cristiani amano coloro che li odiano. L’anima è rinchiusa nel corpo, ma essa a sua volta sorregge il corpo. Anche i cristiani sono trattenuti nel mondo come in una prigione, ma sono essi che sorreggono il mondo…” (A Diogneto VI, 1-7).

Quanto qui viene detto dei cristiani in generale, lo possiamo riferire in modo speciale alla famiglia. Anche tu, famiglia, sei “nel mondo” e sei chiamata ad esserne “anima”, infondendo in tutti gli ambienti del vissuto quotidiano e in ogni tipo di relazione tra le persone un nuovo soffio vitale: un soffio di amore, di servizio, di speranza, di gioia.

Più precisamente, a quali ambienti di vita e in quali relazioni la famiglia sa offrire il proprio apporto insostituibile? Un’interessante risposta ci viene dal IV Convegno ecclesiale nazionale di Verona (2006), che ha posto in rilievo cinque ambiti del vissuto umano: la vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità umana, la tradizione e la cittadinanza. Si tratta di aspetti e di momenti fondamentali della vita quotidiana, in cui si condensano le esperienze e le attese delle famiglie e che, proprio per questo, richiedono di essere riconosciuti come i punti nodali attorno ai quali concentrare la nostra azione pastorale.

Già nella seconda tappa del Percorso pastorale ci siamo soffermati su due di questi ambiti: la traditio fidei e la traditio amoris, la trasmissione della fede e dell’amore, mettendo in luce come la famiglia, a partire dal battesimo, è protagonista in questa preziosa introduzione alla vita, alla vita vera e piena, la vita sovrabbondante della grazia. Ed ora, in questa terza tappa, vogliamo proseguire prendendo più viva coscienza che «la comunicazione della fede ai propri figli» e «la testimonianza evangelica dell’educazione al vero amore non possono avvenire soltanto in casa», ma è necessario, secondo le immagini evangeliche del sale della terra e del lievito nella pasta, «non sottrarsi ad una presenza costruttiva nel mondo della scuola, della cultura e delle comunicazioni sociali, del lavoro e del tempo libero, e in tutti quegli ambienti di vita dove il bene educativo dei figli lo richieda» (Famiglia comunica la tua fede, n. 41).

Si tratta in realtà di “promuovere e accompagnare una presenza delle famiglie nella storia e nella società quali artefici di una nuova civiltà: una civiltà veramente umana e umanizzante, centrata sull’inviolabile dignità della persona. La famiglia cristiana, nei molteplici contesti educativi e culturali, economici e sociali, politici e professionali, può dire e fare molto. Nel dovuto rispetto di una giusta autonomia, di un legittimo pluralismo e di una autentica laicità, le famiglie dei cristiani, singolarmente e in gruppo, possono contribuire assai nella vita di un paese e nella storia di un popolo” (Famiglia ascolta la parola di Dio, n. 5).

Quest’anno avremo l’opportunità di allargare gli orizzonti, così che la trasmissione della fede e l’educazione all’amore e alla vita non rimangano circoscritte all’ambito familiare, ma proprio da qui sappiano irradiare nel mondo d’oggi uno stile di vita nuovo, in grado di portare speranza autentica negli ambiti

della cura della fragilità, del rispetto dei tempi umani e sociali scanditi dai ritmi della festa e del riposo, della partecipazione alla comune edificazione di una cittadinanza degna dell’uomo.

A delineare le mete e le vie di questo compito così prezioso e di questa missione irrinunciabile per le famiglie e le comunità cristiane sono dedicate le pagine di quest’ultima tappa del nostro Percorso pastorale.

 

Famiglia, sei chiamata a una missione educativa

 

3. Prima fra tutte, tu famiglia, devi essere consapevole che sei chiamata a svolgere, per il bene tuo e dell’intera società, una missione educativa. Nella società del nostro tempo, vorrei, da un lato, che ti sentissi incoraggiata a vivere sempre più a fondo il tuo ruolo educativo, e, dall’altro lato, che tu stessa venissi aiutata, ricevendo quel sostegno cordiale e adeguato che deve venire dalla comunità cristiana, dalla società civile e dalle istituzioni pubbliche.

Siamo chiamati tutti a camminare insieme: un’alleanza vera ci deve portare ad una reciproca collaborazione. Infatti, il bene della Chiesa, il bene della famiglia e il bene della società sono orientati nella medesima direzione e confluiscono alla stessa meta: nella direzione e alla meta cioè del bene della persona nella verità e nell’amore.

Così le relazioni familiari, specialmente quelle dei genitori che educano, per essere vissute in pienezza e costruite in modo autentico non vanno viste soltanto come interne alla famiglia, ma in un continuo scambio con l’ambiente sociale e culturale, da cui ogni famiglia attinge e a cui ogni famiglia contribuisce, sia modificando se stessa, sia influendo sulla società e sulla cultura.

Famiglia e società non possono allora essere considerate come se fossero due realtà già perfettamente costituite, prima ancora di incontrarsi. L’una invece interagisce sempre con l’altra, anche prima e al di là della consapevolezza che ciascuna possiede circa la presenza e l’importanza dell’altra. E la ragione profonda di ciò è la stessa persona umana: questa è un soggetto relazionale, così che tutto quello che vive, che sperimenta e che lo fa crescere porta con sé questa essenziale dimensione di relazione. L’uomo non nasce da solo, non apprende alcun linguaggio senza l’apporto degli altri, non ama e non lavora isolato dal mondo, non vive soltanto per sè stesso. L’identità di una persona non è mai senza legami. L’uomo, voluto dal Creatore in quanto maschio e femmina, trova proprio tra le sue espressioni fondamentali quella ricerca di altri soggetti che lo portano ad uscire da sé stesso e dalla propria solitudine: è dal legame e nel legame con gli altri che si accende il gusto della vita.

E’ per questo allora che la famiglia e la società si intrecciano in cerca, ultimamente, del vero e del bene. In una simile prospettiva possiamo cogliere la missione fondamentale della famiglia: quella di educare, cioè di far crescere le persone nel mondo e di rendere il mondo il luogo più adatto e più umano per accogliere e portare al suo più alto splendore il dono della vita e dell’amore.

La sovrabbondanza dell’amore di Dio che è in mezzo a noi non riguarda solo la famiglia, ma raggiunge tutti. Ci rimanda alla straordinaria sovrabbondanza del “vino nuovo”, autentico miracolo che dalla piccola Cana di Galilea ha invaso e continua a invadere il mondo intero (cfr Giovanni 2,1-11).

Il “vino nuovo” dell’amore di Gesù suscita sempre “grandi cose”, accende nella famiglia relazioni vere e ricche di amore, la spinge con soave e irresistibile slancio ad uscire dalle mura domestiche per dare e per ricevere, per imparare da tutti e per dire a tutti il Vangelo, la parola nuova della salvezza di Dio e della sua gioia.