Don Matteo: “La nostra Chiesa possa ritornare ad essere una Chiesa della festa”

Pure significativa è la maggiore sensibilità per la natura propria dei giovani, la cui cifra è a mio avviso il loro grande amore per la fotografia. Dopo anni di cementificazione selvaggia, di sfruttamento privo di qualsiasi razionalità ambientale, che hanno al cuore un concetto di natura quale pura risorsa da sfruttare, avanza invece nel mondo giovanile un inedito spirito ecologico. Da questo punto di vista ha colto davvero nel segno l’attore Antonio Albanese con il suo irriverente e irrispettoso personaggio di Cetto La Qualunque, il quale dice proprio di una generazione di adulti che valuta tutto in termini di investimenti e di capitali da aumentare e che non è più capace di avvertire il fascino di questo pianeta che è vivo e vivente e che chiede pure attenzione per i suoi dinamismi. Forse proprio la giusta distanza che l’arte della fotografia richiede e insegna è metafora di un più generale e complessivo atteggiamento di stupore che i giovani suggeriscono al popolo degli adulti: stupore per un pianeta, il nostro, che è l’unico tra quelli sinora conosciuti a generare e conservare forme superiori di vita – una condizione di quasi mistero, di cui la scienza va in cerca delle spiegazioni e delle cause, ma la cui custodia chiama pure in causa la volontà e l’intelligenza umana.
Interessante è poi l’attenzione prestata ad alcuni personaggi impegnati a tentare una trasformazione delle leggi inesorabili della società: si pensi all’effetto Obama, oppure all’affetto sincero per il Papa, per Madre Teresa, per i monaci tibetani, per Saviano, per Emergency… Si pensi pure alla stima per i frati francescani e alla loro proposta eretica di conciliare povertà e felicità; si pensi ancora all’amore per alcune esperienze spirituali presenti anche nel nostro Paese (Bose, Camaldoli, Romena, ecc.). Nessuna di queste realtà è in grado da sola di produrre nuovi scenari di umanità a larga scala, ma basta la prova e l’impegno in tale direzione ad attrarre la simpatia convinta dei giovani.
Quasi incredibile, per una società come la nostra che ha sdoganato ogni forma di egoismo, è la presa che il volontariato ha ancora sul cuore dei giovani.
Non possiamo non accennare poi alla dimensione dell’immaginario che trova alimento nella fruizione della letteratura e del cinema contemporanei (Harry Potter, Twlight, Matrix), ove l’indice di gradimento pesa a favore di un possibile alleggerimento della gravità del reale e del male che segna la vita di ognuno. Poi vi è tutta una letteratura fatta da giovani (Silvia Avallone, Viola di Grado, Barbara di Gregorio, Alessandro D’Avenia, ecc.) nella quale emerge, forte, l’invocazione di una nuova prassi di adultità.
Al proposito vorrei citare una pagina dell’ultimo libro della saga di Harry Potter, in particolare l’ultima istruzione che egli riceve: «Tu sei il vero padrone della morte perché il vero padrone della morte non cerca di sfuggirle. Accetta di dover morire e comprendi vi sono cose assai peggiori nel mondo dei vivi che morire».
 
Tra le assai cose peggiori che morire vi è sicuramente quella lotta contro la vita per la paura della vecchiaia, della malattia e della morte, che ha accecato molti adulti, una lotta contro la morte che alla fine blocca la vita stessa. La propria e quella altrui.
Tra le assai cose peggiori che morire vi è una vita di tristezza.
Che la nostra posso ritornare a essere una Chiesa della festa.
Lo dobbiamo a noi, lo dobbiamo ai giovani!