Terzo aggettivo della nostra bilancia. Inquieti.
L’origine di questa inquietudine è data dal fatto prima citato, per il quale i giovani debbono inventarsi una nuova giovinezza: se i modi classici della giovinezza (vestiti, stile di vita, ecc…) sono presidiati da noi adulti, loro debbono trasgredire per forza questi modi, per dire la loro giovinezza. E se vi è una trasgressione pure inquietante (piercing, tatuaggi, esposizione di varie parti del corpo, tagli da funerale di capelli, abbondante uso del cerone, ecc…), vi è pure una trasgressione che è ricerca. Ricerca non semplicemente di un’altra giovinezza, ma di una nuova forma di umano rispetto a quella che ha portato i loro genitori a diventare adulti tristi e adulti “bunga bunga”.
Nei giovani d’oggi emerge, infatti, una piccola ma decisa contestazione del modo di vivere che si è imposto nella nostra società. Proviamo a mettere in luce tale contestazione attraverso la fissazione di quelle caratteristiche che definiscono il vivere dei nostri giovani.
La prima risorsa che viene messa in campo dai giovani contro una società per la quale essi sono invisibili è il valore dell’amicizia, un valore che supera di gran lunga anche il desiderio di carriera e dei soldi. Emerge così un dinamismo di comunicazione tra pari che non si assoggetta alla legge unica del mercato, dove si scambiano cose, ma piuttosto ci si pone nell’atteggiamento di uno scambio di ciò che si è, di ciò che si prova, di ciò che più bolle nel cuore – prima e più di ciò che si possiede.
Soprattutto la rete offre molteplici possibilità al riguardo: da Facebook alla costruzione di un sito o di un blog, dalla chat all’invio costante di messaggi. È il desiderio di creare una rete, di recuperare un senso di attenzione a dimensione profonde alle quali la società degli adulti non presta la dovuta attenzione.
Particolarmente significativo è poi un altro elemento che caratterizza la vita dei giovani di oggi: l’amore per la musica. Altra dimensione di libertà: la musica è il primo contatto che un essere umano ha con il mondo, dalla voce rassicurante dei genitori alla presenza di altri rumori, che dischiudono nuovi paesaggi. La musica rappresenta una grande risorsa: sia quando essa è fatta dai giovani sia quando viene usufruita da essi. È spazio di creatività, di liberazione, contro le ossessioni performanti di adulti che sanno valutare il loro operato solo in termini di rendita e di crescita di capitale. È la protesta contro le passioni tristi dei loro adulti. È la preghiera anonima al Dio della festa.
Pure significativa è la maggiore sensibilità per la natura propria dei giovani, la cui cifra è a mio avviso il loro grande amore per la fotografia. Dopo anni di cementificazione selvaggia, di sfruttamento privo di qualsiasi razionalità ambientale, che hanno al cuore un concetto di natura quale pura risorsa da sfruttare, avanza invece nel mondo giovanile un inedito spirito ecologico. Da questo punto di vista ha colto davvero nel segno l’attore Antonio Albanese con il suo irriverente e irrispettoso personaggio di Cetto La Qualunque, il quale dice proprio di una generazione di adulti che valuta tutto in termini di investimenti e di capitali da aumentare e che non è più capace di avvertire il fascino di questo pianeta che è vivo e vivente e che chiede pure attenzione per i suoi dinamismi. Forse proprio la giusta distanza che l’arte della fotografia richiede e insegna è metafora di un più generale e complessivo atteggiamento di stupore che i giovani suggeriscono al popolo degli adulti: stupore per un pianeta, il nostro, che è l’unico tra quelli sinora conosciuti a generare e conservare forme superiori di vita – una condizione di quasi mistero, di cui la scienza va in cerca delle spiegazioni e delle cause, ma la cui custodia chiama pure in causa la volontà e l’intelligenza umana.
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