“A Roma i capolavori non mancano – ha esordito Robin L. Smith, amministratore delegato della NeoStem e Presidente della Stem for Life Foundation – non solo opere di artisti come Michelangelo e Caravaggio, anche strutture architettoniche che per secoli hanno influito positivamente sulla salute di generazioni e generazioni di persone, come gli acquedotti. C’è un capolavoro non fatto da mani umane, nascosto all’interno del corpo di ciascuno di noi, che aspetta solo di essere usato per aiutarci a combattere alcune tra le malattie più difficili da curare, come il cancro, il diabete e le sindromi autoimmuni: le cellule staminali adulte”.
A questo tesoro nascosto, spesso oscurato dai toni gridati e dalle polemiche strumentali che accompagnano il dibattito sulle staminali embrionali, è dedicato il convegno internazionale “Le cellule staminali adulte: la scienza e il futuro dell’uomo e della cultura” che si terrà in Vaticano dal 9 all’11 novembre. Alla conferenza stampa di presentazione – che si è svolta martedì 8 nella Sala Stampa della Santa Sede – accanto alla dottoressa Smith c’erano padre Federico Lombardi, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontifico Consiglio della Cultura, don Tomasz Trafny, responsabile del dipartimento scientifico dello stesso dicastero, Tommy George Thompson, ex governatore del Wisconsin e ministro dei Servizi Umani e Sanitari del Governo degli Stati Uniti d’America dal 2001 al 2005.
“Nel corso della mia carriera – ha detto Thompson – mi sono accorto che le idee migliori sono sempre le più semplici. E sinceramente credo che nessun uomo possa “lavorare meglio di Dio”, se così si può dire, cioè fabbricare qualcosa di superiore a quello che il Creatore ci ha già regalato. Quello che più amo sottolineare, quando parlo delle staminali adulte, è che la risorsa per combattere la malattia è già contenuta all’interno del nostro corpo. Per troppo tempo, nel mio Paese, stem cells è stato solo sinonimo di battaglia politica sull’embrione, e il dibattito del mondo scientifico è stato volutamente bloccato sulla distanza tra “quello che potremmo fare” e “quello che non ci permettono di fare”. L’uso delle staminali adulte nella medicina rigenerativa apre frontiere impensabili alle terapie, è un passo in avanti eccezionalmente importante che non deve più essere ignorato”.
Nella tre giorni si intersecheranno medicina, bioetica, cultura e filosofia perché, come ha sottolineato il cardinale Ravasi nel suo intervento di saluto “quando si parla di fenomeni medici la questione non è mai soltanto medica, è anche simbolica, perché abbraccia un complesso di realtà che vanno al di là della pura e semplice fisiologia”. Chi parteciperà al convegno – ricercatori esperti in medicina rigenerativa, ma anche esponenti della Chiesa e della scienza, politici, studiosi di etica, formatori, ministri della salute dei vari Paesi, ambasciatori presso la Santa Sede e rappresentanti del mondo dell’industria delle terapie mediche – avrà la possibilità di ascoltare più di trenta relatori e incontrare alcuni pazienti che hanno già beneficiato della ricerca. Alla conclusione dei lavori, venerdì sera è previsto un concerto della Cappella Musicale Pontificia Sistina diretta dal maestro Massimo Palombella, che si terrà nella Basilica di San Giovanni in Laterano, mentre sabato mattina Benedetto XVI incontrerà i partecipanti.
“Vorremmo porre alcune domande importanti e a volte provocatorie – ha spiegato Trafny, responsabile del dipartimento scientifico del Pontificio Consiglio per la Cultura – per esempio se il giuramento di Ippocrate debba essere esteso a tutte le scienze della vita, dal momento che oggi non solo i medici, ma anche gli scienziati di laboratorio hanno capacità di intervenire in tutte le fasi della vita dell’uomo”.
L’obbiettivo è “indagare sulla questione delle cellule staminali a partire da un orizzonte diverso rispetto all’abituale riflessione di tipo bioetico – ha continuato Trafny – e aprire un canale di comunicazione tra le comunità scientifiche e la gente, cercando di tradurre i risultati di scienze mediche molto sofisticate a un pubblico che supera la ristretta cerchia degli esperti”.
da L’Osservatore Romano, 8 novembre 2011)