Pace, giustizia e riconciliazione: tre valori che “s’impongono come un ideale evangelico fondamentale alla vita battesimale” e che “richiedono una sana accettazione della vostra identità di sacerdoti, di persone consacrate e dei fedeli laici”. Questo il centro del discorso che il Papa ha rivolto oggi, sabato 19 novembre, ai seminaristi, ai religiosi e ai laici che lo attendevano nel seminario intervicariale di S. Gall a Ouidah, città da dove partivano gli schiavi venduti dai loro conterranei e acquistati dai bianchi. Qui sorgeva la “Porta del non ritorno”: chi la oltrepassava non era più considerato un uomo e veniva gettato nell’oceano; qui, nel duemila, i cristiani costruirono, invece, la “Porta del perdono”.
Coltivare una “fede autentica e viva, fondamento incrollabile di una vita cristiana santa e al servizio dell’edificazione di un mondo nuovo”. Così Benedetto XVI ha parlato ai religiosi, ai seminaristi e ai laici, ai quali guarda con fiducia per la costruzione di una Chiesa africana nuova e di comunione, in cui tutti i battezzati sono uno in Gesù Cristo: “L’amore per il Dio rivelato e per la sua Parola, l’amore per i Sacramenti e per la Chiesa, sono un antidoto efficace contro i sincretismi che sviano. Questo amore favorisce una giusta integrazione dei valori autentici delle culture della fede cristiana. Esso libera dall’occultismo e vince gli spiriti malefici, perché è mosso dalla potenza stessa della Santa Trinità”.
Ai religiosi, testimoni zelanti dell’amore di Dio chiamati a essere uomini di comunione e ad annunciare il Vangelo, a volte in condizioni molto difficili, nel Benin come in tutta l’Africa, l’invito del Papa è di vivere al servizio della pace, della giustizia e della riconciliazione; compito possibile solo riconoscendo la grandezza insondabile della Grazia divina e facendosi modellare da Cristo: “Come il cristallo non trattiene la luce, ma la riflette e la ridona, così il sacerdote deve lasciar trasparire ciò che celebra e ciò che riceve. Vi incoraggio quindi a lasciar trasparire Cristo nella vostra vita grazie ad una vera comunione con il Vescovo, a una reale bontà per i vostri confratelli, ad una profonda sollecitudine per ogni battezzato e ad una grande attenzione per ogni persona”.
“La vita consacrata – ha ricordato ancora Benedetto XVI – è una sequela radicale di Gesù” in cui povertà, castità e obbedienza approfondiscono la sete di Dio e la fame della sua Parola e aiutano a camminare decisi sulla via della santità. Di fronte alle sfide dell’esistenza umana, il sacerdote di oggi e quello di domani, dovrà essere “un uomo umile ed equilibrato, saggio e magnanimo” per mantenersi testimone credibile. Ai laici, poi, il Santo Padre si è rivolto con parole di incoraggiamento, invitandoli alla preghiera e a svolgere il loro compito peculiare di “espansione della fede nella fedeltà all’insegnamento della Chiesa” che è proprio della missione dei catechisti, ma anche dei genitori. Per loro, in particolare, il Papa auspica il rispetto profondo per la vita e la testimonianza davanti ai figli dei valori umani e spirituali: “Quanto a voi, cari fedeli laici che, al cuore delle realtà quotidiane della vita, siete chiamati ad essere il sale della terra e la luce del mondo, vi esorto a rinnovare voi pure il vostro impegni per la giustizia, la pace e la riconciliazione. Questa missione richiede anzitutto fede nella famiglia edificata secondo il disegno di Dio e fedeltà all’essenza stessa del matrimonio cristiano. Esige anche che le vostre famiglie siano come autentiche ‘Chiese domestiche”.