TESTO DEL MESSAGGIO. La morte dei giovanissimi Francesco Menchettti e Matteo Borghesi, tra loro molto ravvicinate, della parrocchia di San Costanzo e Cerasa mi ha profondamente addolorato. Come Vescovo sono consapevole che in situazioni così tragiche, e segnate da un dolore indescrivibile, non si debba avere una risposta pronta. L’ascolto, la vicinanza, la presenza, la preghiera aiutano a lanciare un ponte di comunione silenziosa, che non fa prediche, non grida, che non pretende di chiedersi subito il perché di un simile dolore. Penso al gesto di Francesco, quasi urlato, con l’uscire in modo violento dalla scena di questo mondo. Questa vita che non c’è più chiama in causa la nostra vita, lo stile della società, ciò che essa propone come affascinante ma non lo è. Se il male di vivere e la paura di non riuscire ad affrontare le vicende della vita non vengono condivise, raccontate è quella volta che si sperimenta la solitudine muta e sorda dell’individualismo. La rete di Internet si sta sostituendo sempre più all’incontro, al vedersi viso a viso, al lasciarsi prendere per mano e sentire vibrare nell’altro la fatica. Penso anche a te, Matteo, che nel desiderio di parlare con tua madre per dirle personalmente che avresti mangiato con il tuo amico, hai incontrato l’ultimo tratto della tua vita. Non ti sei accontentato che ti rispondesse al telefono: sei partito per incontrarla. Un tuo essere responsabile a quindic’anni che diventa un monito per tanti coetanei nel tessere belle relazioni con i propri genitori.
A voi amici di Francesco e Matteo dico: non rinunciate mai a credere nella famiglia, nel rapporto con i genitori, guardate alla parrocchia come il luogo di crescita integrale per la vostra vita, con relazioni vere, chiare, illuminate dalla Parola di Dio e dall’Eucaristia.
Nell’inviare un forte abbraccio al Parroco don Stefano, facendogli sentire tutto il mio affetto in questo frangente di vita pastorale non facile, nel contempo accolgo con piacere la scelta dell’Amministrazione Comunale di cancellare ogni festeggiamento previsto per il mercatino di Natale. Non è tempo di festeggiare e nemmeno di esorcizzare chissà chi o che cosa. Ogni istituzione sappia fare quadro e dare vita a progetti che favoriscono la vita e l’aiutino ad esprimerla in tante modalità.
Francesco e Matteo carissimi mi rivolgo a voi, quasi come fratelli di una sola parrocchia e comunità civile di San Costanzo e Cerasa profondamente segnate, attoniti, quasi mute. Voi due, Francesco e Matteo, meritate tutta la festa che nella fede in Dio vogliamo farvi. Ci chiedete di osannare la vita, di darle un volto che sia amico, schietto, onesto, dove l’amore di una famiglia è la cosa più bella che Dio possa donare. Vi chiedo, a nome di tante persone che ora vi guardano e pensano, di rafforzare la nostra fede in Dio, nella preghiera della Chiesa. Sono convinto che Dio ha abitato nei vostri cuori nel tempo breve della vostra giovane vita, e continuerà a farlo. Lo ha fatto certamente come solo lui sa fare: facendovi guardare dentro il vostro cuore e desiderare di parlargli come ad un amico. Dio vi abbraccia e non vi condannerà mai. Dio vi stringe a se per non farvi sentire mai soli. Dio è così: è Padre per tutti i suoi figli, senza distinzione alcuna.
E per noi adulti l’impegno a prendere la serietà della malattia, della sofferenza, del dolore significa assumerla come domanda radicale sulla vita. Non sottraiamoci mai alle nostre responsabilità: lo dobbiamo ai nostri figli. Vostro
+ Armando Trasarti
Vescovo