“Il parroco non può più pensare alla propria parrocchia come cellula autonoma e autosufficiente e deve accettare di buon grado la mobilità da una parrocchia all’altra”. Lo ha detto mons. Francesco Lambiasi, presidente della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata, aprendo i lavori della Commissione presbiteriale italiana (Cpi) che si sono svolti a Roma nei giorni scorsi. L’uomo della postmodernità in Europa “non è più il pellegrino verso il santuario, ma un naufrago disperso”. “Il ministero dei presbiteri nel popolo di Dio a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II”. “È una situazione che sembra colpire soprattutto i giovani”, che più degli altri mostrano “un’identità incompiuta e frammentata: prevale la paura del domani, l’ansia per gli impegni definitivi, anche se vi sono ancora molti giovani sensibili ai grandi ideali”. “Oggi prevale anche nella Chiesa – ha osservato mons. Lambiasi – una cultura della partecipazione e non più della delega”. Il Concilio, secondo il relatore, – ha operato in questo senso un vero e proprio mutamento di paradigma, che però “non diminuisce ma rafforza l’importanza del presbitero”.