Un viaggio nella memoria e nella profezia. Alla “Cattedra del Dialogo” si parla di Concilio Vaticano II

A cinquant’anni di distanza dall’apertura del Concilio Vaticano II, La Cattedra del Dialogo ha voluto rileggere il Concilio nell’ottica del rilievo e del valore consegnato al dialogo da parte del Pontefice e dei Padri conciliari…consapevoli dell’urgenza da parte della Chiesa, ispessita da rigide posizioni dottrinali, di aprirsi all’incontro con altre fedi e di stabilire un rapporto nuovo con l’uomo e col mondo, mondo non più luogo del male ma spazio dove i Cristiani sono chiamati ad annunciare il Vangelo.
Il 4 novembre, appena scorso, nella bella Sala-riunioni del Centro pastorale, Alberto Melloni, Paolo Ricca, Gian Enrico Rusconi, tre voci di spicco nel panorama culturale contemporaneo, sotto la direzione competente di Luciano Benini, hanno offerto contributi notevoli e densi di sollecitazioni attraverso una dialettica stimolante, dinamica e costruttiva.
Il Vaticano II – afferma Melloni – è stato il grande catalizzatore di speranze a livello internazionale, capace di raccogliere il desiderio di rinnovamento e di pace in un mondo che stava innalzando il muro di Berlino e subendo la crisi di Cuba. Ha segnato un grande momento di rigenerazione di una Chiesa che di nuovo si è messa in un rapporto serio e profondo con la Parola (Dei Verbum), di una Chiesa che ha cambiato la sua posizione nei confronti della società e il suo giudizio sul mondo e sul tempo (Gaudium et Spes). In questo senso il Concilio non ha finito di dare impulsi e ricchezze sia per la parte inapplicata sia per la problematicità di “rimettere le cose al loro posto”. Urge il tentativo di saper leggere nel segno dei tempi la grande attesa che c’è in tutti noi di giustizia, di uguaglianza, di riscatto della vita. Il Concilio non è stato però tradito, ma è ‘davanti a noi’, germe da sviluppare nel futuro.
Il valdese Paolo Ricca ha posto l’accento sul profilo ecumenico del Concilio e sul significato che esso ha rivestito nel disegno di una maggiore unità delle Chiese Cristiane.
Ammesso a partecipare ai lavori del Vaticano II in qualità di giornalista, ricorda con una certa commozione quelle che chiama le cinque perle del Concilio: la cancellazione della categoria eretico: i cristiani di altre religioni sono fratelli nel Signore. Il riconoscimento di una chiesa fuori dai confini, una Chiesa oltre la Chiesa il cui elemento fondativo comune è la fede, la speranza, la carità. Le Chiese separate sono anch’esse strumento di salvezza. La chiesa peregrinante ha bisogno di una continua ‘riforma’. Esiste un ordine, una gerarchia nelle verità dogmatiche, il cui primato spetta alla Trinità.
Tutto ciò, comune a ciascuna fede, unisce e favorisce un dialogo germinante, così come la dichiarazione della libertà religiosa nella “Dignitatis Humanae”.
Occorre, però, socializzare i tesori del concilio. Troppo silenzio. Anche per Ricca tuttavia esso non è dietro ma davanti a noi. Non serve un’operazione di nostalgia, ma un’opera di riscoperta.
Per Rusconi invece il Concilio è stato tradito ‘ad extra’: è stato, sì, aperto al dialogo, ma non si è data vera parità e plausibilità ai laici. Dentro la Chiesa c’è tanta ricchezza creativa che deve uscire verso la modernità, nel percorso della società, dell’etica, della democrazia. Per costruire una democrazia laica occorre prendere sul serio tutte le posizioni e mettere al centro la libertà. Grozio, ripreso poi dal teologo Bonhoefer, a fondazione del suo giusnaturalismo, invita a pensare ‘etsi deus non daretur’, indipendentemente dal fatto della Sua esistenza. Solo proseguendo il cammino del riconoscimento paritario, credente e laico potranno incontrarsi.
I tre relatori si incrociano, comunque, nelle parole di Giancarlo Zizola (citato da Benini): Parlare del concilio significa intraprendere un viaggio, viaggio nella memoria, ma anche nella profezia. E non solo nella storia della Chiesa contemporanea, ma anche e al tempo stesso nella storia della civiltà umana.

Irene  Cavalli