“Strategie d’impresa per il bene comune” è questo il titolo del libro curato da Piergiorgio Marino, Angelo Ferro, Giorgio Donna, Giovanni Lombardo e Giulio De Rita… presentato venerdì 16 novembre a Fano al Centro Pastorale e promosso dall’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti sezione di Pesaro assieme alla Metropolia. Ad introdurre la presentazione P. Natale Brescianini, priore dell’eremo di Monte Giove, che nel suo intervento ha sottolineato l’importanza di mettere insieme il fare impresa con il bene comune. A seguire il vescovo Mons. Trasarti ha portato il suo saluto, sottolineando come il mondo cattolico può dare un “input” alle aziende che, non possono certo fare del buonismo, ma possono sicuramente accompagnare questo tempo complicato alla ricerca di una economia di impresa facendo tesoro del bene comune. “L’operaio è un optional o fa parte dell’impresa ? – ha domandato il Vescovo ai presenti – La grandezza della Regione Marche è l’elemento umano dove la famiglia è allargata con la forza lavoro. Qualcosa si può fare per fronteggiare questa situazione difficile di crisi, la speranza si realizza passo dopo passo e il mondo cattolico si deve impegnare per questo”.
Il presidente dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti sezione di Pesaro, Leonardo Giorgi, prendendo la parola ha ricordato l’impegno dell’Unione nello studiare le strategie di impresa che si coniugano con il bene comune. I risultati di questo studio sono stati riportati nel volume oggetto della presentazione che mostra le esperienze di oltre dieci aziende che hanno adottato questi criteri riuscendo nell’intento. Infine Giorgio Mion, economista aziendale e docente dell’Università di Venezia, nella sua riflessione, ha sottolineato come è possibile coniugare l’economicità della gestione con il perseguimento di finalità sociali a favore dei dipendenti, della società in generale e dell’ambiente. “L’esperienza nata all’interno della Chiesa – ha detto Giorgio Mion – ci mostra come sia possibile fare questo, occorre chiedersi però se è una questione di impostazione o di metodo, la responsabilità del manager è quella di rispondere ai desideri degli azionisti ovvero fare più soldi possibile nei limiti delle regole della società. L’azienda non può essere però solo considerata una società di capitali ma è anche una società di persone e per questo volta non solo al bene privato ma al bene comune. La domanda cruciale da porsi è se viene prima il profitto o l’uomo. Il capitalismo come è noto è andato in crisi a causa del suo individualismo auto referenziale, che stressando l’individuo singolo, non riesce più a crescere. Il fine del profitto individuale è una finalità illusoria e, se non ha una misura, porterà alla morte”. “Come possiamo dunque indirizzare l’impresa verso il bene comune ? – ha proseguito il dottor Ferro – dobbiamo tornare ad una saggezza manageriale, passare da un insieme di tecniche ad un insieme di esperienze che possano farci diventare saggi. L’attività manageriale è una tecnica di saggezza, una pratica capace di scegliere ciò che è bene e ciò che è male. L’ impresa ha bisogno di prudenza, di capacità di leggere la realtà, l’imprenditore e il manager sono persone che oltre alla buona tecnica sono soggetti etici capaci di fare scelte sagge per il bene di tutti. Saggezza, discernimento, logica del dono, pluralismo istituzionale sono dunque le parole chiave di un cammino che l’impresa deve intraprendere per conciliare il bene comune con l’economia d’impresa”.
MG