Il Natale sta qui: nel renderci coscienti di quanto Dio in Cristo ci ama. L’omelia del Vescovo nella notte di Natale

Carissimi fratelli e sorelle, vi accolgo con un augurio di bene. Il Signore che è venuto ad annunciare la pace, per unire quanti sono divisi, per guarire i nostri cuori dalla tristezza e dalla disperazione sia  con voi.
Sono felice… di salutarvi questa notte. Avete fatto il sacrificio di rinunciare a qualche ora di sonno per festeggiare la nascita di Gesù che ha dato alla nostra vita un senso e una speranza. Ci accomuna tutti la certezza che Dio ci ama e non ci abbandona.
Nella persona umana di Gesù noi possiamo capire che cosa significa che Dio è “onnipotente e misericordioso”. In lui possiamo anche intendere chi è Dio e che cosa Egli si aspetta da noi.  E’ onnipotente perché non c’è limite alla sua potenza, ma non c’è limite neanche alla sua misericordia. Anzi Dio non è misericordioso, ma è misericordia; non ama, ma è amore. E’ questo il mistero del Natale che celebriamo. Quello che umanamente pare impossibile, diventa possibile, ma ciò lo si intende se non ragioniamo soltanto con la mente, ma anche con il cuore perché il cuore spesso capisce meglio e prima dell’intelligenza.

Se non si comprende anche con il cuore, non potremo mai penetrare il mistero di Dio. La prova per noi cristiani è data dall’incarnazione di Cristo.

Che senso ha che Dio divenga uomo? E’ proprio necessario? Non ci sono altri modi per aiutare gli uomini senza abbassarsi fino a loro? Perché è venuto così tardi e non agli inizi dell’umanità? Perché è nato come un povero ed è morto sulla croce come un delinquente?

La risposta ultima è nella nuova immagine di Dio che Cristo ci presenta attraverso la sua nascita, vita, morte e risurrezione. Noi cristiani non potremo mai arrivare a Dio se non attraverso Gesù. Comprendere chi Egli è e quanto Egli ha fatto è un modo per avvicinarci al mistero di Dio.

Ad esempio, il suo divenire povero tra poveri serve a mostrare che davanti a Dio gli ultimi non sono meno importanti dei primi. Anzi gli ultimi sono i primi. Cristo ci ricorda che siamo tutti importanti.

Il suo condividere l’esperienza umana in tutti i suoi aspetti, eccetto il male e il peccato, indica l’importanza della solidarietà, della compassione. Nell’entrare dentro la nostra storia ha scelto di non essere semplice spettatore, ma anche attore. Non si limita ad indicarci la strada, ma la percorre con noi e prima di noi. E’ guida perché modello. E’ amico, compagno, colui che umanamente conosce l’esperienza della solitudine, del dolore, perché nessuno possa sentirsi solo e perché il suo dolore abbia un senso.

Questa solidarietà di Cristo, espressa attraverso la sua nascita, è un messaggio per ciascuno di noi. E’ un invito a una maggiore consapevolezza di solidarietà, di condivisione, di attenzione ai più poveri. Purtroppo la società dei consumi crea una mentalità individualista che concentra le persone su se stesse e impedisce di pensare agli altri.

A noi cristiani oggi è presentato Cristo che nasce povero da poveri. Non dimentichiamo il messaggio che c’è in questa sua scelta. Avrebbe potuto nascere in un palazzo reale, all’interno di una famiglia ricca, invece sceglie di nascere in una grotta.

Nascendo da una donna, nascendo in una mangiatoia, Dio ha affermato la sua opzione, le sue preferenze. Maria lo sa, lo ha cantato a Dio. Il Signore è colui che detronizza i potenti e innalza gli umili, che manda a mani vuote i ricchi, che colma di beni gli affamati. Erode ha paura del bambino. Davanti a questa estrema umanità di Dio, la nascita, l’essere bambino e davanti alla croce, unico altro luogo dell’abbassamento, i grandi di questo mondo perdono il coraggio. La nascita di Cristo diventa allora segno dell’amore sovrabbondante di Dio per l’umanità, ma anche segno del suo giudizio. La potenza, la giustizia, la pace di Dio si rivelano a partire da un bambino, il cui nome è principe della pace. Un bambino che nasce in una mangiatoia perché non c’era posto nell’albergo. E’ un Signore che fin dall’inizio è dalla parte degli esclusi.

E a partire dalla mangiatoia niente può essere più come prima. E’ una decisione irreversibile quella di Dio. E davanti alla mangiatoia il nostro posto, quello dei credenti è la lode e il rendere gloria perché per noi è nato questo bambino.

Cari fratelli, il Natale sta qui: nel renderci coscienti di quanto Dio in Cristo ci ama, ma anche nel renderci più solidali tra di noi e più attenti ai poveri nei quali Gesù vuole essere incontrato: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,35-36).