Nella nostra prima giornata di formazione al campo missionario, Padre Adriano, missionario con esperienze in Amazzonia e in Italia, promotore della campagna “Nuovi stili di vita”, ci ha subito posto di fronte alla necessità di un cambiamento… del nostro stile di vita che parta dal quotidiano.
“Spesso – ha sottolineato P. Adriano – ci viene fatto credere dalla società che non possiamo far niente per cambiare le cose: è falso. Gli uomini devono, attraverso l’esperienza e la sperimentazione, capire le proprie capacità per cambiare la loro vita. Occorre dare uno sguardo alla realtà: viviamo nell’iperconsumismo che agisce come un perverso specchio deformante. Circa 30.000 pubblicità al giorno ci fanno credere che senza un determinato prodotto non possiamo vivere, ci fanno compensare i bisogni con le cose. Eppure l’essere umano è sempre più triste, violento. Questo perché sono le relazioni che soddisfano veramente i nostri bisogni, non gli oggetti che appesantiscono sempre più le nostre vite, assorbono il nostro tempo e ci fanno entrare in uno stato di povertà relazionale dove non solo le relazioni umane diminuiscono, ma perdono anche di qualità. I bambini vengono così lasciati soli davanti alla TV, i giovani nel loro disagio, gli adulti nel malessere e gli anziani soli e abbandonati. Cambiare stile di vita – ha concluso P. Adriano – è ricercare una sobrietà felice che non è privazione bensì riscoperta dell’essenziale della vita: la semplicità. Per questo la sobrietà è l’arte dello scultore: bisogna imparare a togliere per dare forma”.
È necessario però non fraintendere, gli oggetti non vanno nemmeno demonizzati, le cose sono utili, ma non essenziali come le relazioni. La sobrietà felice ci fa usare queste cose come cose utili e non come merce.
Danilo Ciccolessi
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