Assemblea pastorale diocesana: prima giornata. VIDEO

14.20ftAssembleaPastorale2Si è aperta lunedì 26 maggio, al Centro pastorale diocesano, la tre giorni diocesana interamente dedicata alla famiglia che vive e annuncia il Vangelo. Dopo la preghiera iniziale guidata dal vicario per la pastorale don Marco Presciutti, la parola è passata al vescovo Armando. “È sotto gli occhi di tutti – ha esordito il Vescovo – la difficoltà che gli uomini del nostro tempo incontrano nel mantener fede a quelle scelte che si rivelano capaci di strutturare l’identità personale. Scelte di vita” sono quelle scelte che definiscono la vita di una persona in senso globale e permanente; quelle scelte che incidono, per sempre, sull’intera fisionomia di una persona. Nell’ambito dell’esperienza cristiana, entro la quale la definitività assurge a testimonianza dell’amore “sino alla fine” di Cristo (Gv 13,1), per scelta di vita si intende più tradizionalmente la “vocazione” del sacerdozio, della consacrazione religiosa, del matrimonio. Il tratto distintivo di queste scelte di vita è la loro definitività, che accolta come dono di grazia, viene assunta come compito della libertà. Anche quando la formazione risulta condotta nel miglior modo – ha proseguito il Vescovo – le scelte di vita mostrano inquietanti segni di fragilità. Ciò che più sorprende è il venir meno, facilmente e rapidamente, di ciò che appariva consistente e resistente. Il sintomo più tipico dell’attuale crisi delle scelte di vita sembra essere la fragilità, constatabile nella facilità con cui una relazione coniugale si rompe al minimo urto. Come un oggetto fragile mal sopporta la durata del viaggio, rompendosi prima che sia finito, così la fragilità delle scelte di vita insidia la loro durata, la quale, ancor prima di essere scelta, più che affascinare, inquieta. Oggi il “per sempre” non smette di affascinare, ma è considerato una eventualità fortunata. Il “per sempre” va somigliando alla combinazione vincente di una delle tante lotterie che esprimono, ma anche strutturano la concezione odierna della vita globalmente intesa: una scommessa, con pochissime probabilità di successo, che comunque vale la pena di tentare: qualcuno, dopo tutto, vince … e ai tanti che perdono resta la possibilità di riprovare. La possibilità di ritentare è il criterio con cui i giovani valutano le scelte di vita. La crisi delle forme irreversibili di vita, ma prima ancora la rinuncia sempre più diffusa a dare forma permanente alla propria vita, interpella la “formazione” alla scelte di vita, ponendo domande circa la sua (in)adeguatezza, gli eventuali difetti, la strutturazione dei cammini formativi, la personalizzazione degli itinerari, i criteri di discernimento”. Il Vescovo si è poi soffermato sull’accidia, definita “un ospite inquietante”, una sorta di “paralisi spirituale”. “L’accidia, una tristezza spossante, la quale deprime talmente lo spirito dell’uomo, da togliergli la volontà di agire, e suscitare “il disgusto dell’operare”… L’accidia è la libertà stessa che, al suo interno, si paralizza. L’accidia risulta essere la causa della paralisi della libertà, che, annichilita in se stessa, omette di agire. L’effetto dell’accidia sul decorso di una scelta di vita già intrapresa mina la perseveranza. L’attuale crisi delle scelte di vita – ha concluso il Vescovo – insidiate dall’omissione del volere, esige una verifica circa l’adeguatezza e la consistenza della dimensione propriamente morale. A tal riguardo, il riscontro immediato è la sordina posta su capitoli quali la “formazione della coscienza” e “l’educazione alle virtù””.

 “La famiglia è la fonte dell’amore”. Testimonianze

La prima delle tre giornate dell’Assemblea Pastorale Diocesana ha visto la testimonianza di alcune famiglie che vivono itinerari di fede e hanno deciso di mettersi al servizio di altre coppie perché la famiglia sia sempre più fonte di amore. Intervenuto, alla prima giornata, don Franco Lanzolla, responsabile dell’Ufficio Famiglia dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto, il quale si è soffermato sugli sposi chiamati a comunicare Dio. “Gli sposi rivelano che Dio è amore, sono chiamati ad essere una fonte di amore per costruire un’umanità cantiere dove germoglia lo Spirito”. Don Lanzolla ha messo in evidenza l’importanza, all’interno della coppia, della cura delle relazioni. A portare la loro testimonianza anche Marilena e Sergio che seguono, nella loro diocesi, gruppi famiglia e si occupano della loro iniziazione. “Le coppie che si presentano da noi – ha spiegato Marilena – hanno almeno dieci anni di matrimonio o convivenza alle spalle e sono genitori. Sono famiglie che fanno fatica ad essere coppia e allo stesso tempo madri e padri, che nascondono tanta sofferenza e hanno bisogno di essere aiutate ad essere adulti nelle relazioni. Quando nasce un figlio, spesso, la dimensione coniugale viene messa da parte: la coppia, invece, non deve mai smettere di essere tale. La famiglia – ha proseguito Marilena – è parte fondamentale della società e spezzare la Parola con questi gruppi diventa davvero linfa vitale. Facciamo che le famiglie siano sempre più Chiesa e la Chiesa sempre più famiglia”. La parola è poi passata a Sergio il quale ha sottolineato l’importanza dell’accoglienza e delle relazioni. “Noi siamo qui per accogliere poiché la famiglia è fonte di amore”.

Anche la diocesi di Macerata, con don Egidio Tittarelli, Laura e Gabriele, coordinatori diocesani dell’Ufficio Famiglia, ha voluto portare la propria testimonianza in particolare per quanto riguarda gli itinerari di fede per famiglie. “Mi piace definire il cammino diocesano per le famiglie – ha affermato don Egidio – con tre parole: ascolto, comunione, cantiere aperto. Ascolto perché il percorso è nato proprio ascoltando le esigenze delle famiglie e ponendo al centro la Parola di Dio, comunione, quella che è nata tra le famiglie stesse e anche all’interno della diocesi, cantiere aperto perché il nostro è un cammino in divenire dove ci si interroga e ci si confronta costantemente con l’intento di mettere in missione le famiglie. Laura e Gabriele, sposati da 26 anni, rileggendo il brano delle Nozze di Cana, si sono soffermati su alcune espressioni chiave, importanti per il loro percorso: non hanno vino ovvero la riscoperta profonda dell’essere sposi, sua madre disse ai servitori ovvero ricordarsi sempre di essere aperti al servizio, qualsiasi cosa vi dica fatela ovvero il porsi in ascolto e in discernimento, riempite d’acqua le anfore ovvero dare tutto se stessi con gioia.