Le linee di programmazione per il 2018-19 sono state al centro del confronto nelle riunioni di Presidenza e Consiglio nazionale di Caritas Italiana, che si sono svolte a Roma il 18 e 19 giugno. La cornice dell’impegno progettuale delle Caritas è stata quella degli interventi legati alla promozione e al sostegno delle realtà diocesane per costruire comunità consapevoli e inclusive. “Dobbiamo essere lievito, luce e sale perché ogni comunità cresca nell’amore e passi dalla sindrome della paura e della chiusura alla gioia dell’incontro e dell’accoglienza”. Così il presidente di Caritas Italiana, il cardinale Francesco Montenegro ha sottolineato che la questione fondamentale è accogliere la richiesta di aiuto della gente, spesso latente e silenziosa, rafforzando la prossimità della comunità ai poveri vicini e lontani. Quanti sono ai margini o esclusi infatti – come sottolinea il Papa nel Messaggio per la seconda Giornata Mondiale del povero – “per superare l’opprimente condizione di povertà, è necessario che percepiscano la presenza dei fratelli e delle sorelle che si preoccupano di loro e che, aprendo la porta del cuore e della vita, li fanno sentire amici e famigliari”.
Perché questo avvenga bisogna riscoprire la dimensione “educante”, con un rinnovato investimento nella formazione e nel confronto costante a partire proprio dalle parrocchie e dalle comunità cristiane perché cresca la capacità di discernimento delle sfide del tempo presente. “Senza la sapienza del discernimento possiamo trasformarci facilmente in burattini alla mercè delle tendenze del momento” mette in guardia papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Gaudete et Exsultate, mentre invece, come lo stesso Pontefice ha ben evidenziato “La misura della grandezza di una società è data dal modo in cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà”. Parole che vanno applicate in primis alle nostre comunità e devono essere da stimolo per riproporre costantemente l’interrogativo di don Giovanni Nervo, primo presidente di Caritas Italiana: “Le nostre presenze di carità esprimono condivisione, promozione, coinvolgimento comunitario, impegno sociale e politico, preferenza per i più poveri?” In un tempo in cui sembra dilagare una cultura della violenza che semina morte, alimenta odio e scontri, minaccia l’idea stessa di comunità, “occorre – sottolinea il card. Montenegro – collegare fede e vita, riconoscendo Cristo presente nei sacramenti e nei poveri”.
La Giornata internazionale del Rifugiato che si celebra oggi deve inoltre farci riflettere sulle cause delle migrazioni, conseguenze dell’ingiustizia sociale a livello globale. Bisogna dunque lavorare per risposte globali da parte di tutta la comunità internazionale capaci di incidere sui meccanismi iniqui e “creare sempre nuovi spazi di condivisione” come ha ribadito ieri papa Francesco rivolgendosi proprio alla Caritas, alla comunità dei fedeli con i suoi pastori, e a tutte le persone di buona volontà, nel suo messaggio per la Settimana Mondiale di Azione (17-24 giugno), che prevede momenti di scambio sul tema migratorio e azioni di vario genere nell’ambito della campagna Share the Journey, “Condividiamo il Cammino”. Perché la condivisione rinnova e rinsalda tutte le comunità, a partire da quelle cristiane