Negli ultimi due anni il Consiglio Pastorale Diocesano ha deciso di incontrarsi in forma residenziale, per permettere non solo una maggior calma nell’affrontare i punti all’ordine del giorno ma per dare tutto il peso che si merita alle relazioni: vescovo, preti, diaconi religiosi e laici. Una esperienza forte di Chiesa all’insegna delle relazioni, del confronto e della formazione.
Così le giornate di venerdì 21 e sabato 22 giugno, nel Santuario di San Giuseppe a Spicello, hanno rappresentato un’esperienza concreta di fraternità all’interno della quale lavorare. Tutto questo a partire dai materiali prodotti nelle Vicarie durante l’anno e nella recente Assemblea Pastorale Diocesana. “Il fatto che ci siamo riuniti tutti insieme qui a Spicello come Consiglio Pastorale Diocesano – ha sottolineato don Francesco Pierpaoli Vicario per la Pastorale – significa riconoscere nella diversità che abita la nostra diocesi tuta la ricchezza di Gesù che acquista il volto della consolazione, della speranza concreta per ogni comunità. Dai territori e dalle parrocchie che li abitano, non nascono solo i problemi ma anche i doni. Tutto questo nella proprio nella linea dei “cinque pani e due pesci” che, in mezzo al deserto, hanno sfamato una folla immensa. Riconoscere questo significa superare la logica delle “lamentazioni” e accogliere quella della grazia che è apparsa in mezzo a noi e ha riempito il tempo, ogni tempo. Desideriamo – ha concluso don Francesco – che questa coscienza possa entrare nella vita ordinaria delle nostre parrocchie, destinate a morire solo se non si aprono alla condivisione, se non abbattono muri e costruiscono ponti, se non sanno riconoscere il vero sotto le vesti del nuovo”.
La prima serata è stata dedicata all’ascolto di alcuni elementi emersi dai lavori nelle Vicarie durante la recente Assemblea pastorale diocesana. Ecco alcuni passaggi della sintesi proposta dalla segreteria del CPD (Consiglio Pastorale Diocesano): “In questi anni il lavoro fatto dai gruppi dei laici in dialogo con la formazione permanente dei presbiteri sulle indicazioni della Evangelii Gaudium letta alla luce dei verbi di Firenze, può essere letto come un primo passo sinodale e ci ha portato a ripensare radicalmente i rapporti tra le varie realtà parrocchiali e religiose presenti su tutto il territorio della diocesi, a ripensare al rapporto tra il “Centro della diocesi” e la periferia, tra gli Uffici Pastorali e i luoghi in cui si vive concretamente la vita cristiana. Qual è la periferia della nostra diocesi? Fano o Cagli? Pergola o Fossombrone, Apecchio o Mondavio? Nazareth, periferia dell’impero romano, ci ricorda che dove c’è Cristo lì c’è tutto il centro! E ancora: una pastorale fatta di appuntamenti diocesani proposta dagli Uffici che non si misuri con il vissuto della nostre parrocchie che esito potrebbe avere se non quello di passare sopra la vita ordinaria delle persone? Ora, possiamo dire, che abbiamo avviato un intenso lavoro e un processo in cui l’orientamento è quello di creare legami, di comunicare, di collegare. […] Nella Lettera Pastorale per l’anno 2018-2019, il Vescovo dava indicazioni precise circa i luoghi del discernimento e della sinodalità spingendo in maniera decisa sulla necessità di istituire i Consigli Pastorali Parrocchiali, di avviare i Consigli Pastorali Vicariali o di Zona, di dare sostanza ai percorsi formativi dei presbiteri e dei laici fino al punto di arrivare ad un cammino sinodale diocesano che possa approfondire i vari aspetti della vita della nostra Chiesa locale, che coincide con la diocesi e non con la parrocchia”.
A margine di questa prima serata del CPD si può veramente dire che i presenti si sono resi conto della responsabilità che ogni battezzato ha nell’offrire al vescovo elementi che lo aiutino a riconoscere e ascoltare la voce dello Spirito che si rivela nei grandi cambiamenti di questo tempo.
È un momento importante perché se da un lato la parola “sinodo”, “sinodalità”, indica il camminare insieme questo non vuol dire che c’è un ordine di scuderia a cui tutti dobbiamo sottostare e neanche che deleghiamo a una persona le indicazioni di quello che dobbiamo fare: la missione parte dall’ascolto di tutto il popolo di Dio,
Sabato 22 giugno spazio ai gruppi di lavoro che hanno riflettuto proprio sulle opportunità emerse dall’ascolto. È stato confermato che la Vicaria e il Consiglio di Vicaria diventano il luogo prescelto per riprendere le considerazioni emerse in questi anni. Mettersi in ascolto intelligente del proprio territorio individuando le domande più importanti nella logica di una pluralità di voci senza della quale sarebbe impossibile capire questo tempo è lo stile da assumere in maniera ordinaria. Per capire bisogna favorire il dialogo, non usando più le categorie ‘vicini’ e ‘lontani’ ma aprendo luoghi di ascolto. A partire dall’ascolto di tutti la condivisione a livello diocesano ci permetterà di osare percorsi di evangelizzazione e di promozione umana che costringano a uscire dal contesto intra ecclesiale rischiando il futuro. Sugli esiti dell’ascolto e del dialogo saranno le Vicarie a valutare assieme come e su cosa avviare la fase delle Assemblee sinodali diocesane.
L’ultima parte della due giorni è stata dedicata al tema dei Consigli Pastorali Parrocchiali e alla proposta di bozza di uno statuto per tali i consigli, proposta che ha aperto un interessante confronto. È a questo punto che ci pare importante riprendere quanto la dott.ssa Paola Bignardi in un incontro sul discernimento ci ha detto a proposito dei “Consigli Pastorali Parrocchiali”: “Li abbiamo sempre chiamati luoghi della partecipazione ecclesiale, ma forse chiamarli luoghi della sinodalità rende in maniera più corretta l’idea che essi non sono un analogo rispetto ai consigli vari che si realizzano nella società civile, ma hanno un’originalità che viene dalla natura della Chiesa e dallo statuto del cristiano, in quanto battezzato. Sono luoghi di costruzione della comunione, luoghi di corresponsabilità, luoghi in cui insieme si costruisce in concreto la Chiesa, il cui volto è il frutto del contributo di tanti. Sono i luoghi in cui in concreto si realizza ciò che siamo venuti riflettendo fino a questo punto”. Qualche breve appunto concreto:
- Devono essere luoghi in cui si parla di problemi veri. Se non è così, le persone pensano che si usa male il loro tempo, e questo contribuisce alla loro demotivazione;
- Devono essere luoghi in cui il confronto è fraterno, un tirocinio di comunione; e dove quindi occorre fare esercizio di tutte quelle virtù che costruiscono comunione. Ciascuno impegnato a pensare al proprio modo di vivere le virtù della comunione;
- Devono essere luoghi che, pur non essendo decisionali, si fa un lavoro indispensabile a costruire le decisioni; da un consiglio pastorale ben preparato, impostato e condotto si dovrebbe uscire tutti diversi da come si è entrati;
- Sono luoghi nei quali si costruisce insieme il volto concreto della propria Chiesa, quindi dove non serve parlare dell’orario delle messe o dove non serve fare la catechesi, ma dove piuttosto ci si chiede quale chiesa si vuole essere.