Indirizzo di saluto del Vescovo Armando all'udienza del Papa con i familiari delle vittime della strage di Corinaldo

“La sua accoglienza, per noi, è veramente un privilegio di consolazione”

Riportiamo l’indirizzo di saluto del nostro Vescovo Armando, sabato 12 settembre, nell’udienza di Papa Francesco con i familiari delle vittime della strage di Corinaldo. Di seguito, il testo integrale dell’intervento di Papa Francesco.

Udienza di Papa Francesco con i familiari delle vittime della strage di Corinaldo
Sabato 12 settembre 2020
Indirizzo di saluto del Vescovo Armando

Santo Padre buona giornata.
Siamo contenti perché il mondo in lei riconosce tanta tenerezza e tanta consolazione. Accogliere famiglie che, in una disgraziata situazione, hanno perso figli, anche una mamma per salvare la figlia, è una cosa che moltiplica la tenerezza nel cuore di questa gente.
Siamo il Vescovo di Fano e di Senigallia perché questa discoteca era vicino a Fano, ma nel territorio di Senigallia, nella zona di Santa Maria Goretti.
E’ bene che queste famiglie siano consolate perché hanno avuto almeno tre lutti: il primo ingannati perché era una festa per studenti delle scuole ma poi utilizzata da altri, piena di tanta altra gente; secondo, il numero doveva essere limitato e invece, poi, il numero della disgrazia era triplicato; terzo, mentre i ragazzi, molti per la prima volta, andavano a questa festa per sentire musica, qualcuno è andato dentro per spruzzare spray urticante per impaurire la gente e rubare collanine. E lì è successo il pandemonio. I ragazzi più piccoli sono fuggiti, ma sono rimasti schiacciati. Anche una mamma è morta, qui ci sono i suoi quattro figli, per salvare sua figlia.
Quest’anno è iniziato il processo, ma non è per dare la verità, un processo anche strano per questi ragazzi  che si trovano “un po’ nella zona a delinquere”, non dico delinquenti perché non è mia competenza, un processo un po’ triste, affrontato con spavalderia, quasi con insignificanza.
La sua accoglienza, per noi, è veramente un privilegio di consolazione, perché la mia esperienza da sacerdote e da parroco mi ha insegnato che un genitore che ha perso un figlio, di solito, è sepolto a metà.
Il Papa che diventa padre a tutti gli effetti, che accoglie, che visita e guarda negli occhi queste persone è veramente l’inno alla tenerezza e alla consolazione.
Per questo siamo veramente commossi e le siamo riconoscenti. 

 

SALUTO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI FAMILIARI DEI RAGAZZI E DELLA GIOVANE MAMMA MORTI NELLA DISCOTECA DI CORINALDO (ANCONA)

Cari fratelli e sorelle,

vi ringrazio di essere venuti a condividere anche con me il vostro dolore e la vostra preghiera. Ricordo che allora, quando accadde la tragedia, ne fui scosso. Ma col passare del tempo – e purtroppo col susseguirsi di tante, troppe tragedie umane – si rischia di dimenticare. Questo incontro aiuta me e la Chiesa a non dimenticare, a tenere nel cuore, e soprattutto ad affidare i vostri cari al cuore di Dio Padre.

Ogni morte tragica porta con sé un dolore grande. Ma quando rapisce cinque adolescenti e una giovane mamma, è immenso, insopportabile senza l’aiuto di Dio. Io non entro nel merito delle cause che hanno determinato gli incidenti in quella discoteca dove sono morti i vostri familiari. Ma mi unisco con tutto il cuore alla vostra sofferenza e al vostro legittimo desiderio di giustizia.

Desidero anche offrirvi una parola di fede, di consolazione e di speranza.

Corinaldo, il luogo della tragedia, si trova in un territorio sul quale veglia la Madonna di Loreto: il suo Santuario non è molto distante. E allora voglio – vogliamo – pensare che lei, come Madre, non abbia mai staccato il suo sguardo da loro, specialmente in quel momento di confusione drammatica; che li abbia accompagnati con la sua tenerezza. Quante volte l’hanno invocata nell’Ave Maria: “Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”! E anche se in quegli istanti caotici non hanno potuto farlo, la Madonna non dimentica, non dimentica le nostre suppliche: è Madre. Sicuramente li ha accompagnati all’abbraccio misericordioso del suo Figlio Gesù.

Questa tragedia è avvenuta nella notte, alle prime ore dell’8 dicembre 2018, festa dell’Immacolata. In quello stesso giorno, al termine della recita dell’Angelus, ho pregato con la gente per le giovani vittime, per i feriti e per voi familiari. So che in tanti, ad iniziare dai vostri Vescovi, qui presenti, dai vostri sacerdoti e dalle vostre comunità, vi hanno sostenuto con la preghiera e con l’affetto. Anche la mia preghiera per voi continua, e la accompagno con la mia benedizione.

Quando noi perdiamo papà o mamma, siamo orfani. C’è un aggettivo: orfano, orfana. Quando nel matrimonio si perde il coniuge, chi rimane è vedovo o vedova. C’è un aggettivo anche per questo. Ma quando si perde un figlio, non c’è aggettivo. La perdita di un figlio è impossibile da “aggettivare”. Ho perso il figlio: cosa sono…? No, non sono né orfano, né vedovo. Ho perso un figlio. Senza aggettivo. Non c’è. E questo è il grande dolore vostro.

Ora vorrei recitare insieme con voi l’Ave Maria per Asia, Benedetta, Daniele, Emma, Mattia ed Eleonora.