Apertura e docilità

Consegnato il mandato ai catechisti e agli operatori pastorali

“Nessuno nella Chiesa si assume un compito per conto proprio, è sempre un mandato, nessuno si autocertifica. Entrare in questa dinamica significa fare un atto di umiltà, ma anche di appartenenza al buon Dio e alla Chiesa. La sequela di Gesù Cristo è per noi cristiani condizione indispensabile  per una vera conversione personale e per un efficace coinvolgimento nella trasformazione del mondo nel quotidiano”. Con queste parole il Vescovo Armando ha aperto nella concattedrale di Cagli l’omelia in occasione, domenica 18 ottobre Giornata Mondiale Missionaria, della consegna del mandato ai catechisti e agli operatori pastorali.
“Seguire Gesù Cristo non significa isolarsi, al contrario la chiamata ci rendere più aperti al dialogo con tutti coloro che cercano e si impegnano per costruire un mondo più giusto e più solidale. E’ questo il tema centrale del Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2020 dal titolo “Eccomi, manda me”. Oggi evangelizzare, in tutti i campi, è missione. La chiamata – ha proseguito il Vescovo – è qualcosa che segna profondamente e definitivamente la vita di chi la riceve.
Il Vescovo ha poi messo in evidenza alcuni tratti del catechista. “Il catechista non è catechista ‘a tempo’ e questo vuole dire che l’esperienza che ha vissuto e tramandato lo porta a essere in prima linea sempre e dovunque. Inoltre ci sono delle condizioni necessarie che deve osservare nei confronti di Dio e del mandato stesso. Innanzitutto gli viene richiesta una grande apertura e docilità per accogliere la Parola del Signore e seguire la missione che Egli gli affida. Occorre – ha proseguito il Vescovo Armando –  ‘lasciare tutto’ nel senso di trovare il tempo giusto, l’attività giusta. Viene richiesta anche la libertà di spirito, il sapere parlare senza timore, la fedeltà e la perseveranza. Credo che come il profeta Isaia, ogni chiamato nella sua fede è convinto che Dio è misericordioso, pietoso e difende il povero e l’oppresso. Esige fedeltà e chiama a una conversione permanente. E’ il Dio della speranza, che, citando le parole di Papa Francesco, dà gratuitamente e prende l’iniziativa della salvezza per sua libera e spontanea volontà, il Dio che ieri come oggi continua a chiamare i suoi profeti, apostoli e missionari e li manda fino ai confini della terra a proclamare il suo amore che salva perché Egli è il Dio fedele che ha promesso di accompagnare i suoi discepoli fino alla fine del mondo”.
Il Vescovo ha poi posto una domanda ai catechisti e agli operatori pastorali: siete persone felici? “Se il progetto che abbiamo è un progetto triste, chi volete che lo accolga? La fede è gioia. Non siamo nemici dei beni terreni, ma la nostra felicità e la nostra gioia stanno nel dono di noi stessi e nell’amore che riceviamo dall’altro. Il Signore – ha concluso il Vescovo – ci aiuti, ci consoli, ci dia pazienza e la capacità di leggere questo nostro tempo”.
Al termine il direttore del Centro Missionario Diocesano, Marco Gasparini, nel suo intervento ha sottolineato come lo Spirito Santo ci spinge e ci guida, la Missione diventa la risposta libera e consapevole a questa spinta.
Martina Mercurio e Marco Caverni, direttori del Campo Missionario Diocesano che si è tenuto a luglio 2020, hanno portato la loro testimonianza mettendo in evidenza come, nonostante le limitazioni dovute all’emergenza sanitaria, lo spirito missionario dei giovani non si è affievolito, anzi si è rafforzato. Infine il contributo video di Pietro Rossini, giovane che ora studia in America ma che è stato per diverso tempo in missione in Messico, che ha offerto la sua preziosa testimonianza ai presenti.